Il G20 perde un pezzo, Trump sfonda porte già socchiuse

Il G20 perde un pezzo, Trump sfonda porte già socchiuse

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Macron: il 12 dicembre vertice internazionale sull’Accordo di Parigi. Protezionismo condannato a parole, ma possibilità di difendere gli interessi delle industrie “nazionali” e rappresaglie eventuali contro il dumping

Il G20 si restringe a G19 sul clima e sul commercio i paesi che rappresentano l’80% degli scambi mondiali riconoscono per la prima volta il ruolo legittimo di strumenti di difesa nazionale, per proteggere la propria industria, lasciando la porta aperta ad eventuali rappresaglie. Sui migranti, i leader dei 19 paesi più la Ue sottolineano “il diritto sovrano degli stati” a “controllare le proprie frontiere” e, in questo ambito, “varare politiche nel loro interesse nazionale”, per garantire la propria “sicurezza”. Il ciclone Trump è passato per Amburgo e ha causato molti danni, sfondando porte già in parte aperte. Nella dichiarazione finale non si insiste sulla strada della regolazione internazionale, ma vengono aperte delle possibilità nazionali a “difendersi” dagli altri. L’ammissione che la globalizzazione non è stata solo positiva, che ha costituito delle “sfide” e che i suoi benefici non sono stati ripartiti con giustizia – situazione all’origine delle manifestazioni di protesta nelle strade di Amburgo – non spinge a prendere decisioni per correggere profondamente queste derive, ma apre solo la strada alla possibilità di soluzioni nazionali. Il protezionismo viene condannato, ma è scritto che i paesi possono ricorrere “legittimamente” a difese commerciali, per proteggere industrie e occupazione, contro partner che vorrebbero trarre vantaggi dal libero scambio (senza che il termine “dumping” sia scritto nero su bianco).

Per rilanciare la lotta contro il riscaldamento climatico, Emmanuel Macron ha annunciato che il 12 dicembre prossimo ci sarà in Francia un summit internazionale sul clima, due anni dopo l’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi, “per avviare nuove azioni, in particolare sul piano finanziario”. Angela Merkel ha “deplorato” – un termine forte in diplomazia – la decisione degli Usa di uscire dall’Accordo di Parigi: il G20 di Amburgo ne “prende atto” ufficialmente e gli Usa piazzano un paragrafo che riprende il loro dissenso (è la prima volta che succede). Macron, che ha invitato Trump per il défilé del 14 luglio sui Champs Elysées, cerca di far passare l’idea che non c’è stata una rottura definitiva sul clima, anche se ha sottolineato che l’Accordo di Parigi non è “à la carte”, “non c’è compromesso possibile”. Per Merkel, “è assolutamente chiaro che non c’è una posizione comune”. La cancelliera ha spiegato che le discussioni sono durate a lungo, anche durante la notte, che la dichiarazione è stata “emendata” per dire “chiaramente” cosa vogliono gli Usa e su cosa si impegnano gli altri `l’Accordo di Parigi “irreversibile . Tradotto in pratica, il contenuto della dichiarazione significa che gli Usa possono ormai vendere lo shale gas, che auto-definiscono “energia fossile pulita”. Merkel ha espresso anche disaccordo con Theresa May, che spera in un ripensamento Usa sull’Accordo di Parigi. May, del resto, ha mostrato una grande familiarità con Trump, in funzione dopo-Brexit. Ma anche Macron “non dispera” di far cambiare idea a Trump, “non mollo, è un mio tratto di carattere”.

Sul commercio, Merkel ha di nuovo sottolineato che l’Europa deve “prendere il proprio destino in mano”, perché, anche se la cooperazione con gli Usa è importante, alcuni punti sono “difficili” da discutere. Al centro della tensione c’è soprattutto l’acciaio: gli Usa criticano in particolare l’export della Cina, Xi Jinping si è presentato come il paladino del libero scambio. La Ue teme di fare la spesa di “effetti collaterali” di questo braccio di ferro (gli europei esportano acciaio negli Usa). Ma la minaccia del presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, di rispondere con ritorsioni immediate, in particolare nel campo agricolo, sta già movimentando chi commercia nel bourbon, che potrebbe venire colpito per primo.

Vladimir Putin ha rivendicato il successo sulla Siria, la possibilità di un cessate il fuoco nel sud del paese, concordato con Trump e la Giordania: è l’effetto di un nuovo “pragmatismo” degli Usa, ha spiegato il presidente russo. Putin, nel lungo bilaterale con Trump di venerdi’, afferma di aver negato le interferenze russe nell’elezione Usa e che Trump ne avrebbe preso atto.

Il G20 offre all’Africa una partnership nell’ambito dell’Agenza 2030. C’è anche un fondo a favore dell’imprenditoria femminile, sotto l’egida della Banca mondiale, difeso da Merkel con l’appoggio di Ivanka Trump (che si è distinta per protagonismo, sostituendo anche il padre al tavolo dei negoziati). Sulle migrazioni, il G20 sottolinea i “livelli storici” del momento e individua “la principale causa” nei “conflitti, disastri naturali, violazione dei diritti umani e abusi”. La dichiarazione parla di “sfida complessa” rappresentata da spostamenti forzati e migrazioni illegali. Lasciando la possibilità agli stati di “controllare le frontiere” per difendere i propri “interessi nazionali” e per ragioni di “sicurezza”. Poi c’è un cenno alle “cause”, da “combattere”, ma nessun impegno preciso. Neppure le sanzioni per i trafficanti di uomini.

FONTE: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO



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