Illegittimi gli aumenti sui conti correnti bancari

Illegittimi gli aumenti sui conti correnti bancari

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In discussione gli aumenti dei c/c di Banco Bpm, Ubi Banca e Deutsche Bank, motivati con i costi del Fondo di risoluzione interbancario per i fallimenti di Etruria, Marche & c.

Gli aumenti dei costi dei conti correnti operati da alcune banche negli ultimi 18 mesi sono illegittimi, denuncia il Movimento difesa del cittadino. E Bankitalia ha dato ragione ai correntisti, chiamando gli istituti di credito alla restituzione delle somme indebitamente incassate. La notizia, messa in rete mercoledì dal Movimento e subito ripresa dal Fatto Quotidiano, è legata ad una serie di esposti fatti dalle associazioni di difesa dei consumatori a seguito degli aumenti, motivati dalle banche con la giustificazione di dover compensare il contributo al Fondo di risoluzione interbancario. Quest’ultimo, previsto dalle direttive europee e in teoria finanziato con parte degli utili e delle riserve delle banche “sane”, è diventato suo malgrado famoso nelle pieghe del bail-in di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e Carichieti, quando ha dovuto impiegare 3,6 miliardi per accollarsi le quattro bad-bank.
Proprio questo esborso ha convinto i vertici di alcune banche, fra queste Banco Bpm, Ubi Banca e Deutsche Bank, ad aumentare i costi di tenuta del conto corrente, motivandoli come “parziale recupero dei contributi versati dagli istituti per alimentare il Fondo nazionale di risoluzione previsto dalla Direttiva Ue 59/2014”. Di qui la – giustificatissima – arrabbiatura dei correntisti, già alle prese con costi italiani record rispetto alla media europea, e l’entrata in scena delle associazioni dei consumatori.
“Il Movimento difesa del cittadino aveva presentato un esposto urgente a Banca d’Italia – riepiloga Francesco Luongo che presiede l’associazione – perché questo aumento, oltre ad essere del tutto arbitrario rispetto alla quantificazione, non risultava assimilabile ad una modifica del contratto possibile all’art 118 del Testo unico bancario, essendo la motivazione del tutto generica e non assimilabile al giustificato motivo richiesto dalla norma”.
“La stessa direttiva sul bail-in – puntualizza Luongo – prevede il divieto di spalmare sulla generalità dei correntisti nazionali gli effetti della malagestio bancaria”. Invece è successo proprio questo, almeno secondo l’associazione. Pronta a far sapere che Bankitalia avrebbe richiesto agli istituti la restituzione delle somme in base a quanto stabilito nella comunicazione del 28 marzo 2017, secondo cui le modifiche unilaterali ai contratti sono vietate tra l’altro quando “realizzano interventi sulle tariffe, anche una tantum, a fronte di costi allo stesso tempo già sostenuti, non ricorrenti e che hanno già esaurito i loro effetti, in quanto in questi casi non si pone un problema di riequilibrio pro futuro e in via continuativa dei reciproci impegni delle parti rispetto a quanto originariamente convenuto”.
“La Vigilanza di Banca d’Italia è stata chiara – tira le somme Luongo – i correntisti interessati da addebiti correlati ai soldi versati dalle proprie banche al Fondo di risoluzione hanno il diritto a vedersi restituire queste somme. In mancanza di rimborso spontaneo, potranno chiedere all’’Arbitro Bancario e Finanziario’ di riavere il dovuto attraverso le sedi del Movimento, protagonista di questa nuova battaglia a tutela dei risparmiatori”.
Bankitalia in realtà, con la lettera del 28 marzo 2017 inviata a tutti gli istituti di credito e non solo a quelli interessati dagli esposti, ha fissato le regole base sulle modifiche contrattuali e gli aumenti dei costi. E nella risposta alle denunce delle associazioni dei consumatori ha specificato di aver chiesto a tutti di riesaminare le modifiche realizzate dal gennaio 2016 “alla luce del quadro complessivo di riferimento”, e di adottare, dove necessario, “iniziative correttive a tutela dei clienti, compresa l’eventuale restituzione delle somme percepite”.
Guarda caso, i due big del sistema bancario italiano – Unicredit e Intesa San Paolo – hanno operato gli aumenti in questa estate, dopo aver analizzato la lettera di Bankitalia in tutte le sue implicazioni. “Il nostro intervento è successivo – fanno così sapere da Intesa – si fonda su un presupposto completamente diverso, ed è in linea con le indicazioni fornite”. Comunque vada, all’Arbitro Bancario non mancherà certo il lavoro nei prossimi mes

FONTE: Riccardo Chiari, IL MANIFESTO



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