Graziano Delrio: “Se bisogna salvare vite, serve la nave più vicina”

Graziano Delrio: “Se bisogna salvare vite, serve la nave più vicina”

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«In questi giorni da destra mi hanno descritto come il cattolico terzomondista che si oppone alla linea di quelli “legge e ordine”. Ecco, questo mi ha dato fastidio. Io rispetto la legge dello Stato. Lavoro per l’ordine e la sicurezza. Sono impegnato per stroncare il traffico odioso dei clandestini, in questa nostra guerra contro gli scafisti. Ma se c’è una nave di una Ong vicina a gente da soccorrere, non posso escluderla. E anche se non ha firmato il codice di autoregolamentazione, sono obbligato a usarla per salvare vite umane». Ecco come la pensa il ministro dei Trasporti Graziano Delrio. Sui soccorsi in mare, sulle divergenze con Marco Minniti, sul codice non firmato dalle Ong. «Quel testo, ricordiamolo, nasce da un’iniziativa del ministero dei Trasporti, su richiesta delle organizzazioni. Poi il ministero dell’Interno ha aggiunto elementi ulteriori sulla sicurezza».
Andiamo dritti al problema: perché questa spaccatura con Minniti? Vi siete chiariti?
«Per quanto mi riguarda, non ho punti di contrasto con lui. L’interlocuzione è continua, ma oggi non ci siamo incrociati».
Però restano le due linee nel governo. Tutto nasce qualche sera fa, per un trasbordo dalla nave di Msf – che non ha firmato il codice con il Viminale – a una della Guardia costiera. Il codice consentiva questa operazione?
«È molto semplice: stiamo parlando di soccorso in mare – regolamentato dalle leggi internazionali – non di controllo dei flussi o delle politiche di integrazione. Questo soccorso non è derogabile, né discrezionale. Nel codice c’è scritto che il trasbordo si può fare, in situazioni particolari, coordinato dalla Guardia costiera. C’è qualcuno che non considera giusto affidare alla Guardia costiera questa valutazione?».
Lei cosa pensa?
«E se l’altra sera ci fossimo comportati diversamente, e fossero morte delle persone? E gli ufficiali fossero andati sotto processo, come è già successo? Ragazzi, non si scherza».
Quindi a volte è necessario il trasbordo anche da navi di Ong che non hanno firmato?
«Sì, se è necessario, se viene individuato un pericolo di vita, o se una nave è troppo piccola e rischia di ribaltarsi. Noi dobbiamo tenere aperto questo spiraglio, per l’incolumità di chi è a bordo».
Minniti forse teme che si vanifichi il codice, non crede?
«Io ho dato disposizioni alla Guardia costiera di usare principalmente le Ong che mostrano un atteggiamento collaborativo. Ma certo non posso violare una regola di diritto internazionale, o la nostra Costituzione. Prima di tutto il resto, è una questione – come dire – di gerarchia delle fonti. O qualcuno pensa che si possa vietare il trasbordo a una nave con migranti, magari lasciandola fuori dai porti a vagare nel Mediterraneo per quindici giorni?».
Ma a lei il codice piace?
«A me il codice va bene. Leggo polemiche sul nulla».
E sulle Ong cosa pensa? Rischiano senza volerlo di aiutare gli scafisti?
«Che devono collaborare in tutto e per tutto. Capisco il loro punto di vista, quando dicono: “Io faccio l’Ong, non lo Stato”. Ma io sono lo Stato e voglio stroncare il traffico vergognoso di esseri umani. Siamo in guerra contro gli scafisti. Una guerra vera, non nei dibattiti tv».
È possibile che qualche nave vada in acque libiche per poi trasbordare i migranti in acque internazionali?
«Facciamo chiarezza: tutte le Ong, anche quelle che non hanno firmato, si sono impegnate a tenere aperti i segnali che indicano la loro posizione. Se operano solo in acque internazionali, è verificabile. Se non dovesse accadere, ce ne accorgeremmo. E a quel punto valuterebbe la Guardia costiera ».
A chi risponde la Guardia costiera? Anche gli Interni hanno voce in capitolo?
«Dipende dal ministero dei Trasporti».
Da destra montano gli attaccchi, in queste ore.
«Qua si tende a descrivere la nostra Guardia costiera come un’associazione umanitaria che collabora con altre associazioni umanitarie, mentre sono servitori dello Stato che compiono il proprio dovere».
Ma attaccano soprattutto lei, Delrio.
«Io non inseguo le parole d’ordine dei razzisti e dei fascisti. La destra, che ha contribuito a creare i problemi in Libia, forse dimentica l’impegno dei governi Renzi e Gentiloni in sede Ue, l’addestramento della guardia costiera libica fin dal 2015, lo sblocco di risorse per la cooperazione internazionale».
C’è anche il tema dei porti. È possibile chiuderli a navi che non hanno firmato il codice?
«Cercheremo di fare in modo che vengano utilizzate sempre di più le navi di Ong che hanno firmato, affinché il problema non si ponga. Poi chiaramente si valuterà caso per caso, se esistono situazioni di pericolo o di ordine pubblico ».
Renzi intanto picchia duro sull’immigrazione. “Aiutiamoli a casa loro”, dice. Il Quirinale mostra pubblico apprezzamento con Minniti. Lei è in difficoltà, ministro?
«Guardi che sono pienamente d’accordo con la strategia dei governi Renzi e Gentiloni. Nessun disagio e condivido l’apprezzamento del Quirinale. E quando Renzi dice che la chiave di volta è lo sviluppo dell’Africa, ha ragione ».
Però intanto la legge sullo ius soli arranca. Va approvata in questa legislatura?
«Certo. L’ho promossa anche io, assieme alle associazioni».

Fonte: TOMMASO CIRIACO, LA REPUBBLICA



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