Frode elettorale, voto annullato. Il Kenya ritorna alle urne

Frode elettorale, voto annullato. Il Kenya ritorna alle urne

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ELEZIONI annullate. Il Kenya dovrà tornare alle urne entro 60 giorni per scegliere il capo dello Stato. Con una decisione senza precedenti nella storia del continente africano, i giudici della Corte Suprema di Nairobi hanno accolto il ricorso del candidato dell’opposizione Raila Odinga, sconfitto dal presidente uscente Uhuru Kenyatta al voto dell’8 agosto scorso, decretando la ripetizione della consultazione elettorale. Lapidario il presidente dell’Alta Corte, David Magara: «Le elezioni non si sono svolte nel rispetto della Costituzione», perciò sono da ritenersi «nulle, non valide». Aveva dunque ragione Odinga che, subito dopo l’annuncio dei risultati (un milione e 400mila di voti di scarto a favore del suo rivale) aveva denunciato che i computer della commissione elettorale erano stati hackerati in modo da attribuire la vittoria a Kenyatta. Non è un caso che la clamorosa sentenza della Corte Suprema arrivi in un Paese che, pur non essendo un modello di democrazia, si è dato una nuova Costituzione nel 2010, con cui ha deciso di lasciarsi alle spalle un sistema politico rigido, autoritario e soggetto alla corruzione.

Raila Odinga, rappresentante dell’etnia luo, a capo della coalizione dell’opposizione Nasa (National Super Alliance), aveva perso le elezioni per la quarta volta, lasciando la poltrona presidenziale a Uhuru Kenyatta, di etnia kikuyu, che otteneva la riconferma per un secondo mandato. La super tecnologia francese che avrebbe dovuto garantire la trasparenza e la legalità delle modalità di voto, ha fallito. A pochi giorni dalle elezioni, il primo segnale allarmante: l’omicidio del supervisore della Commissione elettorale, garante della trasparenza, Chris Msando. «La sua morte non fa presagire niente di buono», dichiarò Odinga. E dopo i primi exit poll, che vedevano Kenyatta in vantaggio, accusò: «Questa è una frode. Ora sappiamo perché è stato assassinato».
Ha vinto Kenyatta, ha perso Odinga e il Paese è finito nel caos. Ventiquattro persone sono morte e gli oppositori del presidente, disarmati, secondo quanto dichiarato dai testimoni e dalle Ong, sono scesi in piazza. Sul Kenya aleggia sempre lo spettro del 2007: oltre 1100 morti negli scontri etnici seguiti alle presidenziali vinte da Mwai Kibaki proprio contro Odinga, che alla fine accettò un’inedita coabitazione assumendo la carica di primo ministro. Odinga, che nel 2013 si era già rivolto alla Corte per denunciare presunti brogli, ha prima chiesto l’intervento dell’Onu per un’indagine sul meccanismo elettorale. Poi si è rivolto alla Corte Suprema. Ora, dopo la sentenza, la commissione elettorale ha deciso di aprire un’inchiesta per individuare i responsabili di abusi o negligenze e cambiare il personale addetto al riconteggio delle schede. Rimane però un grande punto interrogativo: chi gestirà le nuove elezioni? Odinga non si fida più della vecchia commissione, e ne ha chiesto la sostituzione. «Non sono d’accordo con la Corte ma intendo rispettarne la decisione», ha detto Kenyatta in tv a reti unificate.

Fonte: RAFFAELLA SCUDERI, LA REPUBBLICA



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