Il papa in Colombia: «L’ingiustizia è la radice dei mali sociali»

Il papa in Colombia: «L’ingiustizia è la radice dei mali sociali»

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È un viaggio pastorale dagli importanti risvolti politici quello, iniziato ieri, di papa Francesco in Colombia, non a caso osteggiato dai settori conservatori del cattolicesimo legati alla destra dell’ex presidente Uribe.

IN UNA NAZIONE alle prese con le fasi finali di un lungo, fragile e controverso negoziato di pace – in cui la Santa sede ha svolto un ruolo di mediazione, insieme a Raul Castro – fra governo centrale, Farc (che hanno firmato un accordo per la fine delle ostilità, trasformandosi ora in forza politica parlamentare) ed Eln (con cui le trattative sono ancora in corso, anche se è stato siglato un temporaneo cessate il fuoco) e ancora prigioniera del narcotraffico, le prime parole del pontefice non potevano non contenere richiami politico-sociali. Ai confini, la crisi del Venezuela: Bergoglio l’ha ricordata sul volo Roma-Bogotà («il Paese trovi una bella stabilità, mediante il dialogo con tutti») e nel telegramma al presidente Maduro («che tutti possano promuovere percorsi di solidarietà, giustizia e concordia»); dal canto loro i vescovi venezuelani, all’opposizione di Maduro «senza se e senza ma», in questi giorni incontreranno singolarmente papa Francesco per cercare di portare dalla loro parte il papa, che finora è stato prudente: né con Maduro né con gli oppositori.

«NON È LA LEGGE DEL PIÙ FORTE, ma la forza della legge a reggere la convivenza pacifica», ha detto ieri mattina Francesco nel primo incontro al palazzo presidenziale di Bogotà con il presidente Manuel Santos.

«OCCORRONO LEGGI GIUSTE – ha aggiunto – che possano garantire tale armonia e aiutare a superare i conflitti che hanno distrutto questa nazione per decenni; leggi che non nascono dall’esigenza pragmatica di ordinare la società bensì dal desiderio di risolvere le cause strutturali della povertà che generano esclusione e violenza». Diseguaglianze sociali «strutturali» che sono tra le piaghe di un Paese a stragrande maggioranza cattolica, controllato da un’oligarchia politico-economica che costringe oltre un terzo dei 46 milioni di abitanti a vivere al di sotto della soglia di povertà. «L’ingiustizia è la radice dei mali sociali», ha detto il papa a Santos, incoraggiando la politica a «rivolgere lo sguardo a tutti coloro che oggi sono esclusi ed emarginati dalla società, quelli che non contano e sono tenuti indietro e in un angolo».

MA ANCHE A SALVAGUARDARE i valori cattolici: «Il sacro rispetto della vita umana, soprattutto la più debole e indifesa», ovvero «la difesa della vita dal seno materno fino alla sua fine naturale», ha detto poi ai vescovi colombiani, nel palazzo cardinalizio di Bogotà.

ANCHE QUELLO AI VESCOVI, ammoniti a non cedere alle «lusinghe dei potenti di turno» e a non trasformarsi in una «casta di funzionari piegati alla dittatura del presente», è stato un discorso politico: la Colombia ha bisogno di essere sostenuta «nel coraggio del primo passo verso la pace definitiva, la riconciliazione, il ripudio della violenza come metodo, il superamento delle disuguaglianze, la rinuncia alla strada facile della corruzione, il paziente e perseverante consolidamento della res publica».

RICHIAMI RIPETUTI ai rappresentanti della Celam (il Consiglio delle Conferenze episcopali d’America latina), incontrati troppo tardi per noi. «Non si può ridurre il Vangelo», ha detto Francesco, «a un progetto di ascesa sociale o a una visione della Chiesa come burocrazia che si autopromuove, né si può ridurre a un’organizzazione diretta, con moderni criteri aziendali, da una casta clericale». Serve un laicato che si impegni «nel consolidamento della democrazia politica e sociale, nel superamento strutturale della povertà endemica» e «nel delineare modelli di sviluppo economico sostenibili che rispettino la natura».
Oggi seconda tappa, a Villavicencio, con il Grande incontro di preghiera per la riconciliazione nazionale.

FONTE: Luca Kocci, IL MANIFESTO



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