Riaprono le scuole ma nel caos delle imposizioni sui vaccini

Riaprono le scuole ma nel caos delle imposizioni sui vaccini

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Si riaprono le scuole e il problema principale di insegnanti, allievi, genitori e autorità scolastiche non sarà la mancanza di docenti, i ritardi nelle nomine, o il disastro della «Buona scuola», ma il mare di scartoffie imposte dalla legge sui dieci vaccini resi obbligatori.

Per la privacy scuole, Asl e direzioni didattiche non possono dialogare tra loro; devono passare attraverso i genitori, che dovranno produrre altre carte (siano o no disposti a vaccinare i loro figli) che non faranno che procrastinare il caos burocratico fino al 18 marzo e oltre. Tra l’altro, per sei settimane dopo il vaccino i bambini sono infettivi e dovrebbero star lontani dai loro compagni. Come la mettiamo?

AL TUTTO SI AGGIUNGERÀ lo tsunami dei ricorsi: dei genitori, delle associazioni e delle istituzioni, che intaseranno ulteriormente (come se ne avesse bisogno) il sistema giudiziario italiano, dai tribunali amministrativi alla Corte costituzionale. Infine ci saranno le azioni dirette dei genitori contrari al decreto, che sono molti e molto determinati, come si è visto nelle manifestazioni, grandi e piccole, nazionali e diffuse, che hanno accompagnato l’iter del decreto-legge, che si sono protratte per tutte l’estate in tante città e che – a partire da quella di oggi, domenica 10 settembre – riprenderanno forza con miriadi di iniziative di resistenza, attiva e passiva, difficili da fronteggiare: chi è convinto – motivatamente – che tutti quei vaccini mettono in gioco salute, integrità, e anche la vita, dei propri figli non abbandonerà il campo facilmente.

IL GOVERNO LO SA e non fa niente per convincerli del contrario. Dei vaccini, della loro utilità e dei rischi connessi non si discute, si deve solo obbedire. In prima fila è scesa in campo la ministra dell’istruzione Valeria Fedeli: niente deroghe, niente proroghe, niente eccezioni; chi sgarra è fuori. Dietro tanta determinazione c’è Renzi che cerca con i vaccini una rivincita sul referendum che ha perso e su Minniti e Gentiloni che gli hanno portato via la scena. La ministra Lorenzin, affogata nel mare di sciocchezze che ha propalato, ha lasciato la parola al suo guru, Roberto Burioni, che in Tv e sui social ha continuato a dar voce alla sua concezione della scienza, che non ammette contraddittorio o repliche. Così biologi, epidemiologi e pediatri – con alle spalle trenta quarant’anni di professione, studi, pubblicazioni e carriere sistematicamente bloccate – che non concordano con le verità ufficiali del Ministero e dell’Agenzia del farmaco (e dietro a loro, l’associazione internazionale Gavi, l’Organizzazione mondiale della sanità e Big Pharma, che finanzia entrambi) vengono trattati alla stregua del dottor Di Bella o del «metodo stamina»; come fattucchiere che approfittano dell’ignoranza dei loro assistiti per far soldi. Da che pulpito! Due eminenti pediatri sono già stati radiati dall’albo («colpirne uno per educarne cento») e il governo sta mobilitando la polizia postale per oscurare i siti che divulgano fake news sui vaccini, minacciando anche procedimenti penali. Sono fake news, ovviamente, quelle che mettono in guardia da rischi dei vaccini. Insomma, anche in questo campo si è imboccata la strada dello Stato disciplinare, criminalizzando chi dissente, chi cerca il confronto con posizioni diverse, chi si adopera per salvare vite e dignità delle persone; come si è fatto con le Ong impegnate nel Mediterraneo, con i centri sociali che producono cultura alternativa (l’unica ancora in vita), con le associazioni che difendono la dignità delle persone e il diritto alla casa, con il movimento NoTav e con cento altri.

IL MOVIMENTO per la libera scelta è esploso in Italia per cercare di fermare il decreto Lorenzin o arginarne i danni (e qualcosa ha ottenuto: due vaccini in meno, di cui uno mai testato; la rinuncia a togliere la patria potestà e a escludere dalla scuola chi non si adegua; la riduzione delle multe). Ma alle sue spalle ci sono non solo esperienze professionali e ricerche cliniche eccellenti, ma anche studi epidemiologici e storici che da almeno quarant’anni, o forse più, collegano la scomparsa o la drastica riduzione di molte malattie non ai vaccini, e nemmeno ai farmaci, ma alla depurazione dell’acqua, alla costruzione delle fogne e a una migliore nutrizione: tutte cose che continuano a mancare in molti paesi ancora infestati da malattie epidemiche (come lo era l’Italia all’indomani della seconda guerra mondiale, quando la polio imperversava), ma dove si somministrano a man bassa vaccini invece di fornire acqua pulita, cibo sufficiente e fognature adeguate.

CERTO, NEL MOVIMENTO convivono posizioni diverse – e c’è chi usa i vaccini come strumento politico per fare opposizione al governo (in primo luogo la Lega) -: molti i vaccini proprio non li vogliono; altri li accettano solo in presenza di una epidemia conclamata che non sia frutto di bufale come quelle della Lorenzin; altri ancora ne vogliono solo alcuni e altri no, singolarmente e non a botte di tre, quattro o sei per volta. Tutti vorrebbero uno screening prima di iniettarli nei loro bambini; pretendono maggiori controlli, neutrali e non fatti dalle case farmaceutiche, sulla loro produzione; e soprattutto analisi ex post per registrare e studiare le reazioni avverse – sia immediate che di lungo periodo – e i livelli di immunizzazione effettivamente raggiunti.

IN MOLTI SOSTENGONO che l’immunizzazione artificiale dei vaccini debilita il sistema immunitario naturale ed è temporanea, per cui andrebbe periodicamente rinnovata. Per questo anche la decantata «copertura di gregge» (dall’80 al 95 per cento di ogni comunità, a seconda dei casi) non protegge gli immunodepressi né dai non vaccinati né da altre malattie. Ma è un movimento che si ispira al principio di precauzione: accuse di voler tornare «nelle caverne» rivolte a chi contestava verità acquisite dalla «scienza» – in realtà, dalla tecnica, senza alcuna riflessione al contorno – le avevamo già sentite nei confronti del nucleare, della rivoluzione verde, dei combustibili fossili, degli Ogm ed altro. Poi si è visto che le precauzioni verso il nucleare erano sacrosante, che l’agricoltura biologica è più produttiva di quella industriale (e non distrugge il suolo), che i fossili ci portano al disastro climatico e che gli Ogm in agricoltura avvelenano campi e cibo. Non potrebbe accadere lo stesso coi vaccini?

FONTE: Guido Viale, IL MANIFESTO



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