Loi Travail: scontro a distanza Macron-manifestanti

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PARIGI. Prima giornata di manifestazioni contro la riforma del lavoro Pénicaud-Macron, 180 cortei in tutto il paese: «un buon inizio» (400mila in tutta la Francia, meno della metà per la polizia), secondo Philippe Martinez, segretario della Cgt, principale organizzatrice della giornata di protesta, accanto a Solidaires, Fsu e l’Unef (studenti, ma poco presenti), mentre le direzioni di Cfdt e Force ouvrière non hanno preso parte, anche se si sono visti loro striscioni nei cortei. I sindacati sono in ordine sparso, ma ieri si sono visti alcuni segnali unitari, in piazza a Parigi c’erano Benoît Hamon e altri socialisti, a Marsiglia Jean-Luc Mélenchon.

La Cgt ha già organizzato un nuovo appuntamento per il 21 settembre, la vigilia della presentazione delle «ordinanze» in Consiglio dei ministri, punto di partenza per l’iter accelerato che dovrebbe portare al voto in parlamento, senza discussione, entro fine mese per un’entrata in vigore imminente. France Insoumise organizza invece una manifestazione a Parigi il 23 settembre. Olivier Besancenot, ex leader di Npa, si è rivolto a Mélenchon: «Non si può giocare da soli in questa mobilitazione», invitando tutti i contrari alla legge Pénicaud a unirsi.

Ed è scontro a distanza tra gli oppositori, nei cortei in Francia, ed Emmanuel Macron, sbarcato nelle piccole Antille per placare la polemica sui ritardi nei soccorsi dopo il passaggio del ciclone Irma. Macron ha offerto su un piatto d’argento lo slogan più gettonato in questi casi: «I fannulloni sono in piazza». Due giorni prima della protesta, il presidente aveva infatti affermato di non voler cedere di fronte a «fannulloni, cinici, estremisti»: per l’Eliseo, che ieri ha invitato a rimettere la frase nel contesto, i «fannulloni» sarebbero i politici, compresi i predecessori di Macron, che non hanno fatto le riforme necessarie. L’opposizione ha interpretato la frase come un’ingiuria ai cittadini.

MACRON HA GIOCATO con abilità sul metodo. A differenza di Hollande, che aveva presentato a sorpresa la riforma El Khomri poi fatta passare al forcipe con il 49.3 (voto di fiducia), l’attuale presidente ha annunciato l’intenzione di riformare ancora il codice del lavoro in campagna elettorale (sia alle presidenziali che alle legislative, ampiamente vinte dalla République en Marche), ricorrendo alle «ordinanze», cioè all’iter accelerato (senza ulteriore discussione in parlamento, che ne ha approvato il metodo). Poi ha avviato una concertazione con padronato e sindacati nell’estate, una cinquantina di incontri, senza mai svelarne il contenuto. Solo a fine agosto i sindacati sono stati messi di fronte al testo compiuto delle 5 ordinanze. Le reazioni sono state in ordine sparso. La Cfdt, che aveva sostenuto la riforma El Khomri, si è detta «delusa», il segretario Laurent Berger ha parlato di «occasione mancata» di vera modernizzazione. Per Force ouvrière ci sono «punti di disaccordo». Per la Cgt è «la fine del contratto di lavoro».

I PUNTI CONTROVERSI, che soddisfano il padronato, soprattutto la piccola e media impresa: il tetto agli indennizzi in caso di licenziamento abusivo (c’è anche un minimo, ma per le imprese non c’è più incertezza sui costi dei licenziamenti, che diventano così più facili); la possibilità di licenziamenti collettivi concordati, sul modello delle dimissioni individuali consensuali; la fusione delle istanze rappresentative del personale nelle imprese in nome della «semplificazione»; per le multinazionali, apertura alla possibilità di licenziamento sulla base dell’andamento economico solo in Francia (e non più nel mondo); accordi con la rappresentanza dei lavoratori al di fuori dei sindacati nelle imprese con meno di 50 dipendenti. I sindacati sono riusciti a conservare il ruolo degli accordi di categoria, anche se si apre la possibilità di deroghe a livello aziendale. Per la ministra del Lavoro, Muriel Pénicaud, «il paese è maturo per inventare la flexi-sicurezza alla francese». Ma per la «sicurezza» dei percorsi lavorativi bisognerà aspettare le prossime leggi. La Cgt ha scelto l’opposizione frontale. Laurent Berger della Cfdt vuole invece «migliorare i decreti di applicazione, su cui siamo in gran parte in disaccordo, è una battaglia che è possibile vincere, anche se è meno spettacolare, ma molto più efficace» per evitare una deriva verso il precariato.

A PARIGI, VERSO PLACE D’ITALIE, ci sono stati alcuni incidenti a fine corteo, scontri tra polizia e un gruppo tutto in nero, con il volto coperto da passamontagna. Ci sono stati anche alcuni scioperi. I giostrai si sono uniti alla protesta (ma per altri motivi, la riforma del lavoro non c’entra), Florian Philippot (Fronte nazionale) era al loro fianco.

FONTE: Anna Maria Merlo, IL MANIFESTO



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