Migranti. Sabha, la fortezza nel deserto degli schiavi

Migranti. Sabha, la fortezza nel deserto degli schiavi

Loading

 La denuncia di Medu, l’organizzazione dei medici per i diritti umani, che ha raccolto 2mila testimonianze

Torturati dai trafficanti di esseri umani e ora ridotti in schiavitù anche dai miliziani “regolari”. L’accordo dell’Italia con la Libia, spinto dall’Ue, mostra il volto disumano di un occidente che come unico obiettivo ha quello di respingere, costi quel che costi. A denunciare quanto sta accadendo è Medu, l’organizzazione dei medici per i diritti umani, che ha raccolto 2mila testimonianze nei campi dove le milizie libiche rinchiudono i migranti che vengono fermati dalla guardia costiera nordafricana, al largo delle coste. Sono più di mille le persone arrestate nelle ultime ore dai guardacoste libici, secondo quanto riporta il sito Libya Herald. Otto imbarcazioni che trasportavano mille e 74 persone sono state intercettate in mare vicino a Sabratha.

In totale i migranti bloccati dai libici in diverse operazioni sono circa tremila in una settimana, il numero più elevato da metà luglio, segnale che la rotta tra Libia e Italia non si è chiusa nonostante il calo dei flussi migratori verso il nostro Paese. Medu denuncia che i migranti soccorsi vengono poi richiusi in centri di detenzione dove vivono in condizioni spaventose. In particolare a Sabha, una sorta di fortezza nel deserto nel sud-est della Libia. Il campo, denuncia l’organizzazione, è circondato da filo spinato, con i miliziani armati di mitragliatrici lungo tutto il perimetro. All’interno ci sono due settori separati: uno per gli uomini, l’altro per donne e bambini. Qui, secondo Medu, si consumano le atrocità. I migranti vengono poi rimpatriati con l’aiuto dell’organizzazione internazionale delle migrazioni oppure liberati e lasciati nuovamente in balia dei trafficanti e delle milizie. Secondo i dati del Viminale, da metà luglio a oggi in Italia sono arrivare “soltanto” 6.500 persone, il 15 per cento della media del periodo dal 2014 al 2016. Un calo dovuto proprio all’accordo italo-libico sulla gestione dei migranti, che però, in base alla denuncia di Medu, nasconde una realtà fatta di orrore e maltrattamenti di chi viene intercettato e spedito nei lager. Dall’inizio dell’anno gli sbarchi, in base ai dati del ministero degli interni, sono stati 100.541, il 22 per cento in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando sulle nostre coste arrivarono 129.225 persone. Numeri che dimostrano come migliaia di persone, subsahariani e non solo, rimangano intrappolate in Libia, in mano a trafficanti e milizie.

Di atrocità nei confronti dei migranti parla anche Pietro Bartolo: viaggi di ritorno dall’inferno e testimonianze dell’orrore che il medico del documentario “Fuocoammare” ha raccolto dalle brandine del presidio sanitario di Lampedusa, dove più che le ferite nei corpi, Bartolo ha curato le anime dei sopravvissuti alla morte, ma non alle violenze che si portano dentro. Perché “non è vero che i migranti trasportano malattie gravi, la vera malattia che hanno è il disagio psicologico”, denuncia il medico. “Subiscono violenze inaudite, mi risultano casi di persone che sono state torturate, sulla loro pelle i segni di scuoiamento”. Bartolo insiste: tutte le donne che sbarcano a Lampedusa, provenienti dalla Libia, hanno subito violenza sessuale, alcune di loro riferiscono di essere state trattate con terapie ormonali per evitare che restassero incinta e per poter essere successivamente vendute come prostitute. “In Libia i neri non hanno lo status di essere umano, le donne vengono considerate una sottospecie”, accusa il medico.

In Libia sono decine i centri non ufficiali dove vengono rinchiusi i migranti che vengono torturati e umiliati quando non vengono barbaramente uccisi. Solo a Tripoli se ne contano tredici; bambini, donne e uomini vengono rinchiusi in contenitori di lamiera, stipati come bestie, dove lo spazio è talmente minimo che per sdraiarsi e dormire i migranti si alternano. Chi si ammala è destinato a morire perché in questi lager i medici non possono entrare. Gli accordi con la Libia tra l’altro vengono raggirati dai trafficanti che si spostano da un città all’altra. Se fino a poco tempo fa erano Zawhia, a circa 50 Km da Tripoli, o Sabratha gli avamposti dei lager messi in piedi dalle organizzazioni criminali, molti trafficanti si stanno spostando in altre zone, come quella di Garabulli, a un centinaio di chilometri più a est, sfruttando la confusione che regna nel paese nordafricano. Il ministero degli interni di Ankara ha reso noto che oltre 10 mila migranti e rifugiati sono stati fermati dalle autorità della Turchia nell’ultima settimana mentre tentavano di attraversare le frontiere con l’Unione europea o di entrare nel Paese. Su 10.071 persone bloccate, Ankara sostiene che 665 sono state intercettate in mare. Nello stesso periodo sarebbero stati fermati 93 presunti trafficanti di migranti. Le cifre sono in netto aumento rispetto agli ultimi mesi. In particolare, appare sempre più battuta la rotta del mar Nero, che dal nord della Turchia conduce sulle coste di Bulgaria e Romania.

FONTE: Alfredo Marsala, IL MANIFESTO



Related Articles

Quei razzisti di poco valore, giusto spegnerli con ironia

Loading

M i sono chiesto più volte in questi ultimi mesi, e quindi ancora di più dopo il lancio delle banane a Cervia, il perché dell’inasprimento del razzismo verso un ministro della Repubblica con il colore della pelle nero. E mi sono chiesto anche come faccia il ministro Kyenge ad avere ogni volta reazioni pacate, ironiche e sensate; sì, è evidente che la reazione è in sintonia con il ruolo e la personalità, però c’è qualcosa in più: la capacità di non opporre parole dure, o definitive, ma di assorbire la protesta in modo da sgretolarla in poche mosse, e senza scomporsi.

Favorito per l’Interpol un generale degli Emirati accusato di tortura

Loading

Gli Emirati lo sostengono a colpi di finanziamenti. Delle ong, tra cui il Gulf Centre for Human Rights e Human Rights Watch, accusano il generale di aver promosso la pratica della tortura nelle carceri degli Emirati

Stati uniti. Altri 911 bambini migranti separati dai genitori da giugno

Loading

In un solo mese quasi mille casi dopo la sentenza della corte che chiedeva di ridurli. Le separazioni familiari iniziate nella primavera del 2018: è la politica della «tolleranza zero» di Trump

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment