IMMIGRAZIONE:MILANO, 8MILA VIVONO IN EX FABBRICHE O BARACCHE

by redazione | 1 Luglio 2005 0:00

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PRESENTATO IL RAPPORTO SUI DIRITTI GLOBALI 2005 (ANSA) – MILANO, 30 GIU – A Milano circa 7-8 mila extracomunitari vivono in fabbriche dismesse o baracche. E` uno dei dati raccolti nel `Rapporto sui diritti globali 2005`, curato dall`associazione Societa` e Informazione e presentato oggi a Milano.Il volume e` un compendio statistico di 1.400 pagine su aspetti sociali, in particolare lavoro e poverta`, e ambientali, al quale hanno collaborato Cgil, Arci, Antigone, Forum Ambientalista, Coordinamento comunita` Accoglienza e Legambiente.“Sono dati gia` noti – ha spiegato Marcello Gubbiotti della segreteria nazionale di Legambiente – che pero` c`e` bisogno di risottolineare“.Il rapporto, che quest`anno per la prima volta include un capitolo sui diritti dell`informazione, pone l`accento sull` accrescere delle disuguaglianze sociali tra nord e sud del mondo ma anche tra diverse realta` in Italia. “A Milano – ha commentato Susanna Camusso, segretario regionale Cgil Lombardia – c`e` una buona fetta della popolazione che in questi anni si e` arricchita e non vede nemmeno un mondo di poverta` fatto non di favelas ma di normali cittadini. Questo perche` oggi esiste il lavoro `povero` e cresce sempre di piu`. Se in questa citta` ci si e` vergognati di non avere un lavoro, oggi ci si vergogna del tipo di lavoro che si fa. Il tema della poverta` – ha concluso Camusso – non e` piu` dall`altra parte del mondo“.“Abbiamo rilevato con evidenza di dati – ha detto Sergio Segio, curatore del rapporto – l`aumento del `lavoro povero`. Il lavoro precario e` cresciuto grazie alla legge Biagi creando incertezza e poverta`, cioe` i cosiddetti poveri della quarta settimana“.In precedenza Gad Lerner aveva notato che “questa gran mole di dati raccolti rappresenta l`ansia di mettere su carta aspetti che non fanno notizia, come l`accrescersi delle disuguaglianze e il peggiorare delle condizioni di lavoro. La mole di questo volume – ha proseguito Lerner – ci dice che c`e` una tendenza a rimuovere dolore e sofferenza. Non siamo in grado di tollerare la sofferenza altrui e questo spiega l`assuefazione alla crescita delle disuguaglianze“.

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