Maternità e diritti sul lavoro nel Terzo settore

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Carissime,
vi scrivo per cercare preziosi consigli e dritte riguardo un problema
riguardante quello che dovrà essere il mio contratto di lavoro e i miei
diritti di maternità.

Posto che il contratto sarà a progetto e che per questo non è previsto
un periodo di maternità retribuita ma la sospensione del rapporto
lavorativo “salvo migliori condizioni“ che verranno contrattate col
datore di lavoro, questo è il quadro della situazione:

ho venticinque anni e lavoro in un`associazione culturale da quattro
anni, a nero, nella quale ho anche militato e avviato tante belle
iniziative assieme a compagne/i di tutte le età. Con la stessa ho
partecipato alla stesura di un bando che abbiamo vinto e che vedrà tre
di
noi impiegati a lavorare al progetto assieme a quattro persone di
un`altra cooperativa sociale. Nello scegliere i contratti, è sorto “il
problema“ della mia maternità ormai vicina (sono al settimo mese).

Il contratto che mi è stato chiesto di firmare è un contratto-tipo
redatto dalla CGIL che prevede 180 giorni di maternità. In realtà a voce
è stata emanata la seguente condizione: è stato chiesto al mio compagno
(anche lui partecipante al bando) di coprire in più, senza retribuzione,

le ore che verranno lasciate vuote da me nel periodo di maternità!!!!
La motivazione è la seguente: ci sono troppe spese perché si prenda
un`altra persona nel periodo in cui sarò assente.

La mia proposta iniziale è stata quella di ridurre a due mesi o a un
mese e mezzo il periodo, purché retribuito, almeno parzialmente e
soprattutto escludere la possibilità di far ricadere sulle ore
lavorative
del mio compagno quelle ore che “per diritto“ non vengono lavorate da
me.

Mi è stato risposto che si può pensare di raddoppiare le mie ore
lavorative dopo il periodo in modo da recuperare le ore non lavorate.
Non
so a voi, ma neanche questa opzione mi pare si avvicini lontanamente a
quella che io ritengo maternità dal lavoro. Mi pare che si avvicini più
ad
una sospensione del rapporto lavorativo che viene quindi prolungato
dopo.

Intanto il contratto che mi vogliono far firmare è quello dei 180
giorni
retribuiti parzialmente,anche se poi il rapporto lavorativo dovrà essere
diverso. Non vogliono fare figure di merda con la cooperativa con la
quale lavoreremo.

Tutto ciò succede in un luogo dove tutti si chiamano compagni e dove la
maternità è una realtà che per scelta nessuno di loro ha vissuto. La
situazione è molto delicata, abbiamo bisogno di lavorare sia io che il
mio ragazzo e credo che non avremo altra scelta che accettare queste
condizioni, anche dopo averne discusso in un momento assembleare. Ero
restia ad andare a chiedere aiuto a qualche sportello dato che questi
“compagni“ hanno vecchie amicizie dappertutto e che la nostra struttura
è
rinomata da fuori come un`oasi felice. Questa sera però ho pensato al
bimbo che porto dentro e a quanto sono incazzata e a tutte le donne che
in questo momento si trovano nella mia condizione o peggio, e al fatto
che in famiglia mia potevo essere la prima donna in assoluto a poter
richiedere diritti di maternità.

Spero di ricevere da voi pareri e dritte

Vi abbraccio a tutte
S+pancione
******
Dalla mailing list Autodeterminate
Autodeterminate@inventati.org

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