ISTAT: i nuovi dati su retribuzioni, contratti e conflitti di lavoro

by redazione | 27 Ottobre 2005 0:00

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(www.rassegna.it, 26 ottobre 2005)

Retribuzioni / A settembre +3,1%, ma solo per la metà degli italiani

Istat: buste paga sotto l`inflazione reale

Le retribuzioni contrattuali orarie sono aumentate dello 0,3% a settembre rispetto al mese precedente e del 3,1% su base annua. E` quanto rileva l`Istat, specificando anche, però, che questi aumenti riguardano solo i lavoratori coperti da contratti collettivi rinnovati, ossia il 58,7% degli occupati dipendenti. Per il restante 42%, e per tutti i lavoratori non coperti “strutturalmente“ (precari e atipici), il dato quindi non vale.

A fine settembre, infatti, risultano in vigore 51 accordi, che regolano
il trattamento economico di circa 7,2 milioni di dipendenti, a cui corrisponde il 59,1% del monte retributivo totale osservato in occasione del rinnovo della base. A settembre scorso, aggiunge infine l`Istat, la quota di dipendenti in attesa di rinnovo e` pari al 41,3%. I mesi di attesa per i lavoratori con il contratto scaduto sono in media 14,6, mentre l`attesa media calcolata sul totale dei dipendenti e` di 6 mesi.

Nel dettaglio di settembre 2005, l`Istat riscontra variazioni tendenziali delle retribuzioni contrattuali orarie significativamente superiori alla media (+3,1%) nei seguenti comparti: militari-difesa (+12%), forze dell`ordine (+8,9%), agricoltura (+5,7%), commercio (+5%) e lavorazione minerali non metalliferi (+4,7%). Viceversa, gli incrementi piu` contenuti si osservano per energia elettrica gas e acqua (+1,9%), assicurazioni e pubblici esercizi e alberghi (per entrambi +1,4%) e per i comparti di contrattazione collettiva della pubblica amministrazione (+0,1%), al cui interno si riscontrano variazioni nulle per numerosi aggregati tra i quali i ministeri, regioni e autonomie locali, servizio sanitario nazionale e scuola.

“Le retribuzioni complessive dei lavoratori dipendenti sono sotto l’inflazione reale”. Lo deduce Marigia Maulucci, segretaria confederale Cgil, a commento dei dati pubblicati dall`Istat. “Se, infatti – spiega Maulucci – l’aumento delle retribuzioni del 3,1% riguarda, come lo stesso Istat afferma, il 58,7% dei lavoratori, quelli cioè che hanno rinnovato il contratto nazionale di lavoro, dobbiamo presumibilmente concludere che il restante 42% sostanzialmente non ha avuto nulla“. “Si tratta – sottolinea – di lavoratori o in attesa di rinnovo con una media che l’Istat indica a 14,6 mesi, o senza contatto per niente”. “Quel 3,1% allora – conclude – spalmato su tutta la platea dei lavoratori, fa circa l’1,8%, percentuale al di sotto dell’inflazione intorno al 2%. Basterebbe questo a far emergere con la dovuta drammaticità la questione salariale, come grande questione nazionale generata dalla sciagurata politica economica di questo governo”.

Anche per Paolo Pirani (Uil) “i dati comunicati dall`Istat non sono significativi per quanto riguarda, per esempio, il recupero dell`inflazione“. “Basta che ci siano una serie di rinnovi contrattuali per far lievitare una cifra che non può essere generalizzata“.

Sembrano dunque fuori luogo le affermazioni del sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi, secondo il quale saremmo di fronte a “una crescita media ben superiore all`inflazione“, nonostante “il mancato rinnovo del contratto dei metalmeccanici e l`attesa -ormai prossima a concludersi- di alcuni contratti dell`area pubblica“.

“I dati sulle retribuzioni – spiega infatti il segretario confederale Cisl Giorgio Santini – si prestano ad una interpretazione fuorviante. L`Istat, fornendo un dato aggregato, alimenta la valutazione che le retribuzioni siano cresciute di oltre il 3%. Non e` cosi`, perche` quel dato e` determinato da fattori molto specifici oppure da fattori temporanei, come le una tantum contrattuali dovute a lunghi periodi scoperti“. Perciò, aggiunge Santini, “se si escludono questi fatti specifici o temporanei gli stessi dati dell`Istat dimostrano il permanere, in molti settori, di una sofferenza contrattuale e, quindi, danno la vera immagine della realta` delle retribuzioni in Italia su cui pesano i mancati rinnovi contrattuali di molti settori privati e pubblici“.

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