I dati ISTAT sulle grandi imprese: a settembre 5000 posti in meno

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Istat / Grandi imprese

A settembre 5 mila posti in meno

Continua a calare l’occupazione nelle grandi imprese italiane. In settembre, rispetto al medesimo mese del 2004, sono stati persi 5.000 posti di lavoro: 10.000 in meno nell`industria, non compensato dall’aumento di 5.000 posti nei servizi. In percentuale, un decremento dello 0,3 al lordo della cassa integrazione e dello 0,5 al netto. A dirlo è l’Istat, nella sua consueta rilevazione, sottolineando le performance particolarmente negative dei settori cartaceo, tessile-abbigliamento e dell’energia elettrica.

“I dati diffusi oggi dall’Istat confermano, all’interno della situazione recessiva dell’economia italiana, la condizione di gravità dell’occupazione della grande industria”, questo il commento di Marigia Maulucci, segretaria confederale Cgil: “Il dato di oggi è particolarmente serio perché la perdita di posti di lavoro nella grande industria non è compensata dai servizi. Il saldo, quindi, continua a essere negativo. Un dato in contraddizione, dunque, con le crescite occupazionali sbandierate dal governo, ma in realtà molto più rappresentativo della situazione economica del paese”. Spiega Maulucci: “L’occupazione che cresce attraverso la diminuzione del tasso di disoccupazione è solo la dimostrazione che in questi mesi è stato regolarizzato il lavoro sommerso, in particolare quello dei lavoratori extracomunitari. Parliamo, quindi, di lavoro già esistente, la cui regolarizzazione non ha ovviamente inciso sui tassi di crescita”. L’ultima battuta è per le retribuzioni (oggi l’Istat ha rivelato che la retribuzione lorda per ora lavorata nelle grandi imprese italiane è diminuita a settembre dello 0,4 per cento, con un calo, rispetto a settembre del 2004, dello 0,1 annuo): “Le retribuzioni, come dimostrano i dati, non riescono più nemmeno a recuperare l’inflazione. Nella grande impresa, insomma, lavorano sempre meno persone, e quelle che lavorano hanno retribuzioni il cui potere d’acquisto è sempre minore”.

La perdita dei posti di lavoro desta allarme in tutti i sindacati. “La diminuzione dei posti di lavoro nella grande industria è un segno preoccupante”, dice il leader della Uil Luigi Angeletti: “A preoccupare di più, però, è il fatto che il calo non è più compensato dall`aumento dell`occupazione nei servizi. Questa emorragia prosegue da anni e non si arresta, le prospettive per il paese sono sempre più negative”. Analoga preoccupazione esprime la Cisl: “La tendenza della grande industria al calo occupazionale – dice il segretario confederale Giorgio Santini – è la spia di una crisi di natura strutturale. Ciò è evidenziato anche dall`aumento dell`impiego della cassa integrazione in questo settore“. Santini commenta anche il +0,2 per cento del dato congiunturale dell`industria: “Le cifre in questo caso sono troppo volatili per parlare di inversione di tendenza. Anche i numeri sulla produzione industriale nel secondo trimestre ci avevano fatto sperare, ma poi sono stati ridimensionati”. Per il segretario dell`Ugl Stefano Cetica, infine, “l’economia nazionale somiglia sempre più a una palude immobile dalla quale non emerge nulla di positivo, se non in maniera estemporanea. E la scossa tanto attesa non arriverà neanche con questa manovra finanziaria, contro la quale i sindacati compatti hanno scioperato venerdì scorso”.

Nelle grandi imprese italiane, in termini congiunturali, i dati destagionalizzati presentano una variazione nulla, mentre al netto della cassa integrazione l’occupazione è calata dello 0,2 per cento. In termini tendenziali, invece, la diminuzione è stata dello 0,3 (al lordo della cassa integrazione) e dello 0,5 al netto. Raffrontando i primi nove mesi di quest’anno con l’analogo periodo del 2004, il decreto è di 0,5 per cento (al lordo) e di 0,6 (al netto). Riguardo l`industria, i posti di lavoro sono cresciuti dello 0,2 per cento rispetto ad agosto (al lordo della cassa integrazione) e diminuiti dello 0,1 (al netto). Rispetto ai primi nove mesi del 2004, l’Istat segnala un decremento dell’1,8 per cento (al lordo) e del 2,4 (al netto).

Riguardo i settori, vanno male quelli di carta, stampa ed editoria (-4,3 per cento), tessile e abbigliamento (-3,5), energia elettrica, gas ed acqua (-2,8); sale l’occupazione nelle costruzioni (+2,2 per cento) e nell`industria alimentare (+0,6). Nei servizi, l`occupazione cala nei trasporti, magazzinaggio e comunicazioni (-0,9 per cento) e nell`intermediazione
monetaria e finanziaria (-0,6); cresce nelle attività professionali e imprenditoriali (+4,2 per cento) e nel commercio (+2,9).

(da www.rassegna.it, 28 novembre 2005)

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