Il genocidio nascosto delle donne – Un Rapporto denuncia

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Corriere della sera, 29 novembre 2005

Duecento milioni di donne «sparite»

Un rapporto denuncia gli orrori del genocidio nascosto

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NEW YORK – E` stato ribattezzato «The Hidden Gendercide» , il genocidio nascosto delle donne ed è lo sterminio di massa più spaventoso e drammatico della storia: più micidiale, per numero di vittime, sia dell`Olocausto ebraico, sia di tutte le guerre e i conflitti armati del XX secolo – secondo gli storici il periodo più cruento della storia umana – messi insieme.
Ad occuparsi, per la prima volta, del problema è il Centro per il controllo democratico delle Forze armate (Dcaf) di Ginevra, una fondazione internazionale che si batte da anni per un mondo più sicuro. «La comunità internazionale sta assistendo inerte al massacro di Eva», punta il dito il Dcaf in un rapporto di 335 pagine intitolato «Donne in un mondo insicuro». Mentre tra il 1992 e il 2003 il numero di conflitti armati «gravi» (con più di mille morti in battaglia) sono scesi dell`80%, la guerra quotidiana delle donne si è fatta ovunque più cruenta e mortale.

DESAPARECIDAS – Le statistiche parlano chiaro: circa 200 milioni di donne, ragazze e bambine sono «demograficamente scomparse». Un eufemismo che nasconde uno dei più scioccanti crimini contro l`umanità: la sistematica eliminazione delle femmine, solo in quanto tali, vittime di omicidi, fame, povertà e discriminazioni di ogni tipo. L`inoppugnabile «soluzione finale», per molte, inizia già prima di nascere. «Almeno 60 milioni di bambine sono state “cancellate“ in seguito ad infanticidi o aborti selettivi di feti femmine, resi possibili dai progressi tecnologici», spiega Amartya Sen, premio Nobel per l`Economia 1998 e uno degli studiosi interpellati dal rapporto, che si avvale delle statistiche delle maggiori organizzazioni internazionali, dall`Onu all`Oms.
In Paesi quali Cina, Corea del Sud, India e Nord Africa le pratiche anti-bambine sono all`ordine del giorno. Tanto che nell`ultimo censimento cinese il rapporto maschio-femmina era di 119 a 100, mentre le normali percentuali biologiche sono di 103 bambini ogni 100 bimbe. Lo stesso avviene in India, dove il commissario del censimento stima che «parecchi milioni di feti» sono stati abortiti negli ultimi due decenni «in quanto di sesso sbagliato».

VIOLENZA – Ma la «condanna in base al sesso» prosegue anche dopo la pubertà. Ogni anno 3 milioni di donne e ragazze sono uccise perché femmine. Ovvero più dei 2.8 milioni di individui stroncati dall`Aids e dei 1,2 milioni falciati dalla malaria. Per non parlare delle 5 mila donne che ogni anno muoiono bruciate in «incidenti di cucina» provocati dalla famiglia dello sposo, quando la dote è giudicata «insufficiente». Dalla Cambogia agli Usa e dalla Thailandia alla Svizzera, la violenza domestica resta, in assoluto, la più diffusa. Tanto che dal 40% al 70% delle donne assassinate intorno al mondo sono vittime di mariti e fidanzati. La maglia nera appartiene ai paesi islamici. Il 47% delle donne uccise in Egitto sono eliminate da un parente dopo uno stupro che «infanga la reputazione della famiglia». E in Pakistan almeno tre donne vengono freddate ogni giorno in «omicidi d`onore» che restano impuniti al 100% perché, come denuncia l`attivista Nahida Mahbooba Elahi, «la polizia li giudica affari privati e si rifiuta regolarmente di perseguirli».

STUPRI E SALUTE – Nel 2005 la violenza sessuale contro le donne continua ad affliggere una donna su cinque, e non solo nei Paesi in via di sviluppo, portando il totale delle donne violentate ad oltre 700 milioni; 25 milioni delle quali solo negli Stati Uniti. Un netto peggioramento si è registrato anche nel commercio illegale di «schiave del sesso» che oggi affligge tra i 700 mila e i 2 milioni di donne e ragazze, vendute ogni anno attraverso i confini internazionali. Un incremento del 50% rispetto a cinque anni fa. Nonostante le tante crociate internazionali, in aumento un po` ovunque sono anche i casi di mutilazione genitale: 6 mila al giorno (oltre 2 milioni l`anno per un totale di 130 milioni nel mondo). E nei Paesi dove solo i maschi hanno un adeguato accesso alla sanità, sono 600 mila le donne che muoiono durante il parto: una cifra uguale al genocidio del Rwanda nel ’94, ma ripetuta anno dopo anno.
Secondo il Dcaf questo quadro sconcertante è strettamente legato alla mancanza di potere politico-economico «rosa» in un mondo dove le donne costituiscono oltre i due terzi dei 2.5 miliardi di persone costrette a vivere con meno di 2 dollari al giorno, nonché il 66% degli analfabeti. Dove nonostante le battaglie decennali del femminismo hanno in mano soltanto l`1% delle terre del pianeta, il 14% dei seggi parlamentari e il 7% dei ministeri di governo.

Alessandra Farkas

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Un mondo con meno guerre ma più abusi sulle bambine
CONFLITTI Secondo un dossier compilato dal Liu Institute dell’Università della British Columbia, tra il 1992 e il 2003 i conflitti armati sono calati del 40%.
VIOLENZE
Il Centro per il controllo democratico delle forze armate (Dcaf) sostiene che le violenze contro le donne restano atroci. Tra i 113 e i 200 milioni di donne sarebbero «scomparsi», ovvero uccise o mai nate perché femmine
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SENZA DIRITTI
Noi discutiamo di quote rosa e la strage si compie in silenzio

di Dacia Maraini

Centinaia di migliaia di donne non rispondono all`appello demografico, secondo le ultime ricerche dell`Onu. Si calcola che siano oltre 600.000 i feti femminili uccisi prima che vengano al mondo nei Paesi dove la nascita di una femmina comporta spese considerate inutili. Altre bambine muoiono per mancanza di cibo. In molte famiglie poverissime, che cercano di sopravvivere, quando si trova qualcosa da mangiare, si dà la precedenza ai figli maschi. Il risultato è che sono molte di più le bambine dei bambini a morire di fame ogni anno. Perfino le cure mediche vengono dedicate prima ai figli maschi, considerati più utili per il futuro delle famiglie. Ragazze nell`età della pubertà vengono uccise per delitti di onore, o di dote. Il paradosso è che tutto questo non lo denuncia un portavoce del femminismo europeo, ma niente di meno che il Geneva Centre for the Democratic Control of the Armed Forces. Dopo avere constatato che le grandi guerre sono diminuite del 40% dal 1992 al 2003. La domanda è: possiamo dire che la diminuzione delle guerre abbia reso il mondo più sicuro per tutti? In parte sì, è la risposta del Dcaf. Ma non per le donne che vedono aumentare ogni anno il livello di schiavitù e di violenza.
Oggi sappiamo, attraverso gli strumenti di rilevazione di dati sempre più sofisticati ed estesi, che ogni anno fra un milione e mezzo e tre milioni di donne e ragazzine vengono torturate e uccise per «gender based violence», ovvero «violenze di genere». Non viene perdonato loro di essere nate femmine, diverse, dotate di una sessualità propria, di un bisogno di indipendenza che evidentemente fa paura. «Donne fra i 15 e 44 anni hanno molto più probabilità di essere uccise o deturpate, che di morire di Aids, di incidente di auto, di malaria o di guerra». Parole del Dcaf, riportate dall`Economist del 26 novembre.
Noi discutiamo sulle quote rosa, chiusi come siamo in un giardino privilegiato che è l`Europa. Senza pensare che il giardino sta per essere devastato dalle conseguenze della globalizzazione. E non si tratta solo di nuove e vecchie discriminazioni, ma di assassinio rituale delle donne da parte di culture ancora fortemente patriarcali che non vogliono nemmeno sentire parlare di diritti delle donne, di qualsiasi tipo.
Il timore è che, cacciata dalla porta, la guerra fra i sessi rientri dalla finestra, funestando la convivenza fra uomini e donne. Di fronte agli integralismi che premono da ogni parte, invece di rinforzarci nelle nostre conquiste di democrazia e parità, molti cedono alla tentazione di rispondere ad un fanatismo con un altro, ad una repressione con un`altra. Il mercato che si fa del corpo femminile per alcuni sarebbe una risposta di libertà, ma rischia di essere solo una provocazione inutile e controproducente. La libertà non consiste nell`accettazione di quel linguaggio della seduzione di cui si fa bella la pubblicità, ma nel riconoscere la dignità della persona femminile, dotata di un pensiero prima ancora che di un corpo disponibile e muto.

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