Welfare: Rapporto sui sistemi regionali

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Le famiglie italiane fotografate nel dettaglio: dal profilo demografico al benessere, dal disagio alla spesa sociale e sanitaria.

Presentato il “Primo Rapporto sui sistemi regionali di welfare“ della Fondazione Zancan
PADOVA – Le famiglie italiane fotografate nel dettaglio, regione per regione: dal profilo demografico al benessere, dal disagio sociale alla spesa sociale e sanitaria. E` stato presentato oggi a Padova, in occasione del seminario “Stato, Regioni e Welfare per le famiglie”, organizzato dal Dipartimento di Scienze statistiche dell’Università di Padova e dalla Fondazione Lanza, il “Primo Rapporto sui sistemi regionali di welfare”, edito dalla Fondazione Zancan. Il lavoro vuole essere uno strumento per comprendere meglio lo scenario italiano e, soprattutto, capire come una regione si pone rispetto alle altre, sulla base di una serie di indicatori raccolti. Il Rapporto nasce infatti da un’esigenza ben precisa: una verifica continuativa delle condizioni del nostro sistema di welfare, dopo le modifiche del titolo V della Costituzione che prevede il decentramento di responsabilità alle regioni. La ricerca è articolata in tre parti: nella prima le regioni sono messe in comparazione rispetto a indicatori di tipo demografico, di benessere e di disagio sociale, indicatori di spesa sociale e sulla protezione sanitaria e sociale. Nella seconda parte sono approfonditi, invece, i rapporti istituzionali nelle norme regionali e i rapporti tra istituzioni pubbliche, terzo settore e volontariato. Infine, la terza parte presenta i profili regionali. I dati utilizzati provengono tutti da fonti istituzionali (Istat, Ministeri, bilanci delle Regioni) e sono gli ultimi disponibili in ordine di tempo.

“Proprio ieri – ha sottolineato Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan e curatore del Rapporto – è stata approvata un’ulteriore riforma costituzionale che dà alle Regioni piena autonomia su molte materie, ad esempio sull’assistenza sanitaria e più in generale sulle risposte sociosanitarie ai bisogni delle famiglie. Questo pone con ancora maggiore urgenza la necessità di capire dove stiano andando, dove vanno le Regioni; di creare un sistema di confronto e monitoraggio, sia sulle scelte positive che le Regioni fanno e faranno, sia sulle crescenti differenze. Tale problema – prosegue Vecchiato – è stato chiaramente denunciato oggi dalla Cei. Il rischio, infatti, è che in futuro ci sia un diverso trattamento dei cittadini a seconda delle regioni di residenza, mettendo in questo modo in discussione la garanzia dei livelli essenziali di assistenza e quindi l’assetto di equità distributiva e di solidarismo sociale che ha finora caratterizzato il nostro sistema di welfare”. (en)

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In Italia per ogni cittadino si stanziano 61 euro per le politiche sociali. Lombardia, Campania, Lazio e Sicilia le regioni che destinano più risorse; Abruzzo prima in relazione al numero di abitanti.

Rapporto della Fondazione Zancan
PADOVA – Lombardia, Campania, Lazio e Sicilia. Sono queste le ragioni che, in termini assoluti, destinano più risorse alle politiche sociali. Il dato, contenuto nel “Primo Rapporto sui sistemi regionali di welfare”, edito dalla Fondazione Zancan, cambia notevolmente, però, se invece di considerare i valori assoluti si considerano i valori pro capite. Nel 2001 (i dati di spesa considerati arrivano dai bilanci consuntivi regionali relativi al 2001 ed effettivamente disponibili al 30 aprile 2004, momento in cui si è chiusa la raccolta degli indicatori), le risorse complessive destinate dalle regioni alle politiche sociali, intense nel senso ampio del termine, ammontato a poco più di 3,5 milioni di euro. Importo destinato non solo agli interventi prettamente socioassistenziali, ma anche a quelli sociosanitari, della formazione, dell’istruzione, della cultura, dei trasporti. Se in Italia mediamente per ogni cittadino si destinano 61 euro per le politiche sociali, dal confronto regionale emergono notevoli differenze. Non considerando le regioni a statuto speciale, per le quali si registrano in prevalenza valori di molto superiori a quello medio italiano, l’Abruzzo è la regione che ha destinato maggiori risorse alle politiche sociali rispetto al numero di abitanti (77,8 euro), quasi 4 volte di più della Puglia (20,9 euro), che è la regione che ha investito meno su questo tema. Come completamento dell’analisi delle risorse complessive, il rapporto considera gli aspetti relativi all’efficienza regionale. Per quanto riguarda la tempestività della spesa nel corso dell’anno, la Regione Marche è quella con la maggior capacità di spesa nel breve periodo. Sul differimento della spesa, emerge in modo evidente il dato della Toscana, che procrastina all’anno successivo l’impiego effettivo dell’83% delle risorse disponibili. Rispetto alle economie, la Basilicata è la regione con la più altra percentuale di risorse inutilizzate: più della metà.

Ma vediamo alcuni dati, tutti elaborati con i materiali del Centro di documentazione sulle politiche sociali della Fondazione Zancan, relativi alle famiglie e alla popolazione italiane. Cominciamo dal profilo demografico. In un contesto nazionale di generale invecchiamento della popolazione, il valore massimo dell`indicatore della vecchiaia si registra in Liguria (240,4), pari all’82,9% in più rispetto alla media nazionale. Molto superiori rispetto alla media nazionale risultano anche i valori dell’Emilia-Romagna (+46,1% rispetto alla media nazionale), della Toscana (+46,1%), del Friuli Venezia Giulia (+42,0%), dell’Umbria (+41,1%), del Piemonte (+ 33,8%) e delle Marche (+28,2%). Sul versante opposto, il valore minimo, che esprime la maggiore giovinezza e vitalità demografica, si registra in Campania (-41,3% rispetto alla media nazionale). Per quanto riguarda il numero medio di figli per donna (o tasso di fecondità totale), ovvero la misura della capacità di “sostituzione“ delle generazioni, il valore soglia è 2,05: al di sopra di questo valore la popolazione è tendenzialmente in crescita (indice positivo di ricambio delle generazioni); al di sotto non è assicurato il ricambio generazionale e quindi la popolazione è tendenzialmente in diminuzione. Il valore massimo si registra in Provincia di Bolzano (1,50), pari al 22,0% in più rispetto alla media nazionale, valore comunque inferiore a quello considerato necessario per assicurare la sostituzione delle generazioni. Il valore minimo si registra in Liguria (1,02), pari al 17,1% in meno rispetto alla media nazionale. Il Rapporto prende poi in esame l`indice di carico di cura, che fornisce una misura del carico assistenziale della prima e quarta età sulla età di mezzo (o adulta, 30-59 anni), che normalmente ne sopporta l’onere. Il valore più alto si registra in Sicilia (61,4), pari al 15,4% in più rispetto alla media nazionale, il minimo in Lombardia (-11,1% in meno rispetto alla media nazionale). E la famiglia? Separazioni e divorzi sono in progressivo aumento. Le regioni che manifestano i valori più alti sono Valle d’Aosta (8,7 separazioni e 5,9 divorzi ogni 1.000 coppie coniugate) e Lombardia (6,4 separazioni e 3,5 divorzi); i valori più bassi si riscontrano in Basilicata (1,3 separazioni e 1 divorzio) e Calabria (2,6 separazioni e 1,2 divorzi). (en)

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