Psichiatria: Storace vuole la controriforma

by redazione | 29 Dicembre 2005 0:00

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( da “la Repubblica”, giovedì, 29 dicembre 2005, pagina 15 – Cronaca)

“Metteremo mano alla legge Basaglia“

La proposta di Storace sulla 180. “Ma senza stravolgerne i principi“

Il ministero della Salute precisa che è solo un´ipotesi per risolvere la situazione dei 600mila malati
Le associazioni familiari divise: per molte va solo attuato ciò che è già previsto dalla legislazione
I sindacati: servono soltanto più fondi per strutture e personale
Il ministro: “Ci sono cose che dopo trent´anni vanno ridiscusse“

di MARIO REGGIO

ROMA – «Il governo metterà mano alla legge 180 perché si tratta una prospettiva di sicurezza alle famiglie. Non ho intenzione di mettere in discussione l´impalcatura della legge Basaglia , ma dopo 30 anni ci sono cose che vanno ridiscusse». Il ministro della Salute, Francesco Storace , conferma la propensione alle affermazioni “forti“ e lo ha dimostrato ieri a margine della cerimonia d´insediamento del nuovo presidente della Croce Rossa. Immediate le polemiche, i commenti, le prese di posizione pro o contro. Ma davvero Storace vuol mettere mano alla legge che ha «destrutturato» i manicomi quando l´attività parlamentare è agli sgoccioli? In serata arriva la rettifica del suo portavoce: «Le affermazioni sulla legge 180 si riferiscono evidentemente a un´ipotesi di programma per il futuro, che saranno precedute da un´ampia, seria e approfondita consultazione con tutti i soggetti interessati».Dopo l´entrata in vigore, la legge Basaglia è stata applicata davvero e ovunque? Svuotati i manicomi come vengono seguiti i 600mila malati gravi che hanno bisogno di essere seguiti e aiutati giorno dopo giorno? Funzionano le case famiglia e le residenze assistite? I dipartimenti di salute mentale riescono a lavorare come prevede la legge? E l´assistenza domiciliare? La realtà è molto diversa sul territorio nazionale. Questo è il problema reale. La provocazione del ministro Storace ha scatenato, come era prevedibile, un coro di proteste e plausi. Ha diviso le associazioni dei familiari dei malati. «Salutiamo con gioia le parole del ministro – commenta Emilio Corvino, presidente dell´Associazione per la riforma dell´assistenza psichiatrica – la legge 180 ha lasciato nell´abbandono i malati e le famiglie. Non pensiamo nella maniera più assoluta alla riapertura delle strutture manicomiali, bensì a garantire il funzionamento delle strutture all´interno degli ospedali. Altro punto è l´obbligo di cura anche per i malati gravi non consenzienti, una situazione che mette spesso le famiglie in gravissima difficoltà». La pensa diversamente Ernesto Muggia, presidente onorario dell´Unione nazionale delle associazioni per la salute mentale: «Mettere mano alla 180 è una stupidaggine – afferma Muggia – va semplicemente messo in atto ciò che la legge prevede, ovvero servizi territoriali diffusi che non sono adeguati alle esigenze. Il punto – conclude – è che i servizi di salute mentale vanno finanziati meglio e garantiti su tutto il territorio nazionale».Cosa ne pensa il presidente della Società italiana di psichiatria? «È fondamentale mettere mano alle attuali disfunzioni del sistema – risponde Carmine Munizza – attraverso progetti-obiettivo mirati, piuttosto che pensare ad un intervento sulla legge, che è un provvedimento di civiltà apprezzato in tutti i Paesi occidentali».Secondo Massimo Cozza, psichiatra e segretario nazionale della Cgil-medici, «Il governo più che mettere mano alla 180, dovrebbe mettere mano al portafoglio per applicarla. L´ultimo progetto-obiettivo risale al triennio ‘98-2000 e l´ultima conferenza nazionale sulla salute mentale al gennaio 2001, organizzata dal ministro Veronesi. Poi con l´arrivo del governo Berlusconi e l´avvicendarsi di due ministri sulla salute mentale è piombato il silenzio assoluto».

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L´INTERVISTA

La professoressa Giovanna Del Giudice , del Forum nazionale sulla salute mentale

“Il problema è l´applicazione ancora molti i casi da riformare“

Non si possono mettere in dubbio l´umanità e l´eticità della legge

ROMA – «La legge Basaglia non va toccata ma applicata. Lavoro da quattro anni a Caserta e con l´impegno degli operatori, della società civile, siamo riusciti a fare passi da gigante. Il recente convegno dell´Organizzazione mondiale della Sanità di Helsinki ha confermato l´apprezzamento dell´esperienza italiana». Giovanna Del Giudice è portavoce del Forum nazionale per la salute mentale e direttrice del Dipartimento di salute mentale di Caserta 2, dove ha sede anche l´ospedale psichiatrico giudiziario.Come viene applicata la legge?«In maniera difforme a seconda delle realtà territoriali. Dove non funziona la responsabilità diretta è dei politici, degli amministratori locali, ma anche degli operatori. Tutti insieme non assicurano le necessarie politiche di recupero dei malati e il loro sacrosanto diritto alla salute, come d´altro canto è sancito proprio dalla legge Basaglia».Quali sono gli obiettivi del Forum sulla salute mentale?«Rappresentiamo un gran numero di operatori del settore, abbiamo una visione capillare e complessiva della situazione e posso confermare che la legge viene applicata in maniera positiva in molte realtà. A Trieste, il centro-pilota dove è stata avviata nel ‘71 l´esperienza di decostruzione dell´ospedale psichiatrico, ma anche al Sud si sono consolidate buone esperienze».Eppure, in certe realtà, come Bisceglie in Puglia, l´ospedale psichiatrico è ancora una realtà.«Il presidente della Regione ha promesso che sanerà al più presto una situazione insostenibile. I vecchi manicomi sono stati chiusi, ma ci sono ancora realtà da sanare. Nella gran parte dei casi, però, i malati lavorano, raggiunto la guarigione clinica ed il reinserimento sociale. Vivono ormai all´interno del mondo dei diritti che prima gli era negato».Mancano però finanziamenti e personale.«Chiediamo da anni che le Regioni dedichino il 5 per cento del bilancio della sanità alla salute mentale. In alcune Asl si spende di meno in altre di più, ma a volte anche per recludere il paziente in strutture private. Ci sono ambulatori aperti solo fino alle 14, dopo i malati restano da soli. Ma questo non c´entra nulla con la legge».Ma le famiglie dei malati?«Non possiamo non essere alleati delle famiglie che denunciano carenze e disfunzioni. Ma nella consapevolezza che la legge 180 è profondamente umana ed etica. Oggi la gente non chiede più che il congiunto venga rinchiuso ma aiutato a vivere».(ma.re.)

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