CINA. Il divario tra paese rurale e industria. Contadini sfrattati

by redazione | 22 Gennaio 2006 0:00

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(La Repubblica, DOMENICA, 22 GENNAIO 2006, Pagina 19 – Esteri)

Il premier ammette una responsabilità politica nell´ondata di proteste per gli espropri selvaggi

Cina, l´autocritica di Wen Jiabao “Troppi sfratti, aiutiamo i contadini“

Nel 2005 gli episodi di “disordini pubblici“ sono saliti a 87 mila, in aumento del 6,6%
All´origine degli scontri il divario tra il paese rurale e quello industriale

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
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Federico Rampini
PECHINO – «Gli espropri illegali delle terre e gli sfratti forzati dei contadini senza adeguate compensazioni hanno provocato delle rivolte». Non lo dice un´associazione di difesa dei diritti umani o un giornale in odore di dissidenza. È un allarme lanciato a Pechino dal premier Wen Jiabao in persona e ripreso dai mass media nazionali.
È la prima volta che i vertici del regime riconoscono di fatto una responsabilità politica dietro l´ondata di proteste che investono soprattutto le campagne. Il ministero dell´Interno ha reso noti i nuovi dati ufficiali sull´ampiezza delle proteste: nel 2005 gli episodi di “disordini pubblici“ sono saliti a 87.000, in aumento del 6,6% rispetto all´anno prima, coinvolgendo circa quattro milioni di persone. All´origine di queste rivolte c´è il crescente divario tra le “due Cine“: da una parte le metropoli della fascia orientale del paese dove si è concentrato lo sviluppo industriale e il nuovo benessere, Pechino, Tienjin, Shanghai, Nanchino, Hangzhou, Canton e Shenzen; dall´altra le vaste zone rurali del centro-ovest, rimaste indietro nei redditi e anche nei servizi sociali più elementari, dalla sanità all´istruzione.
Nonostante la massiccia e costante emigrazione dei contadini verso le città, sono ancora 800 milioni i cinesi che abitano nelle zone rurali. Il loro reddito pro capite in media è solo un quarto rispetto a quello della popolazione urbana. Alla diseguaglianza economica si aggiunge un´inferiorità nei diritti: mentre i cittadini sono liberi di comprare e vendere le loro case, i terreni agricoli sono ancora di proprietà pubblica e la decisione di venderli viene presa dalle autorità locali. Questo è all´origine dei diffusi soprusi denunciati dallo stesso premier.
Via via che avanza l´industrializzazione e le imprese hanno bisogno di nuove terre, la nomenklatura comunista si arricchisce in collusione con i capitalisti. Le autorità locali vendono la terra per costruirvi fabbriche, palazzi o centrali elettriche. I contadini vengono cacciati, perdono la terra che coltivavano, ricevono indennizzi irrisori. Sempre più spesso però le vittime si ribellano. E sempre più spesso, grazie alla diffusione dei telefonini e di Internet, le notizie delle proteste vengono trasmesse alla stampa libera di Hong Kong o alle organizzazioni umanitarie. L´episodio più recente è avvenuto pochi giorni fa a Sanjiao, un villaggio nella regione meridionale del Guangdong, dove negli scontri fra la polizia e centinaia di manifestanti è stata uccisa una ragazza, pestata a morte nelle cariche dei reparti anti-sommossa. La vicenda più sanguinosa di cui si abbia notizia risale all´inizio di dicembre ed è avvenuta nel villaggio di Dongzhou, sempre nel Guangdong. Lì i contadini erano scesi in piazza per protestare contro l´esproprio delle loro terre cedute dal sindaco a una centrale elettrica. I reparti para-militari erano intervenuti sparando sulla folla: almeno venti i morti, una carneficina che le autorità hanno cercato di occultare arrestando i testimoni e minacciando i parenti delle vittime. Dopo la strage di Dongzhou è stato messo agli arresti il capo della polizia locale, una misura senza precedenti che lasciava presagire qualche ripensamento. E ieri è giunta la clamorosa autocritica del primo ministro, con l´ammissione che «la stabilità del paese è minacciata» a causa delle dispute sugli espropri illegali delle terre agricole e le compensazioni inique. Anche se la produzione di grano l´anno scorso ha segnato un record storico sfiorando il mezzo miliardo di tonnellate, il premier ha ammonito che i problemi dei contadini possono mettere a repentaglio l´approvvigionamento alimentare dei cinesi.
Non è chiaro però quanto il governo centrale sia deciso a stroncare gli abusi degli espropri forzosi, o se sia davvero in grado di farlo. A livello locale i comportamenti non cambiano, la corruzione e l´arricchimento personale dei quadri di partito dilagano. Perfino una misura storica in favore dei contadini decisa il mese scorso da Pechino – l´abolizione della “tassa sul grano“ antica di 2.500 anni – rischia di essere vanificata nelle provincie dove le amministrazioni municipali hanno il potere di imporre arbitrariamente altri balzelli. Sulle proteste continua ad abbattersi una repressione feroce.
Proprio in coincidenza col discorso di Wen Jiabao, a Shanghai è stata arrestata e rinchiusa in un ospedale psichiatrico Liu Xinjuan, una attivista che stava dirigendo una manifestazione di protesta contro gli espropri delle terre. Continua anche il giro di vite contro giornali e siti Internet “colpevoli“ di diffondere le notizie sulle proteste, che vengono sistematicamente oscurati e perseguitati dalla censura.

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