Guantanamo, prigionieri in fin di vita
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(da il manifesto, 29 Gennaio 2006)
Guantanamo, prigionieri in fin di vita
Gravissimi tre dei 200 detenuti di Guantanamo in sciopero della fame dallo scorso agosto per avere la libertà o un processo. I 500 dannati del campo potrebbero rimanere sepolti vivi fino alla morte
STEFANO CHIARINI
Un disperato grido d`aiuto è stato lanciato nelle ultime ore dagli avvocati e dalle famiglie di alcuni dei dannati rinchiusi a vita nel buco nero di Guantanamo: alcuni prigionieri, da mesi in sciopero della fame, nonostante siano nutriti a forza sarebbero ormai in condizioni disperate, sul punto di morire. A destare particolare preoccupazione sarebbero le condizioni di salute di due scioperanti della fame yemeniti i quali hanno rifiutato qualsiasi cibo solido dallo scorso mese di agosto chiedendo un giusto processo o la libertà. Secondo alcuni gruppi britannici e americani per la difesa dei diritti umani dei prigionieri (a cominciare da Reprieve) si tratterebbe di Abu Bakah al -Shamrani e Abu Anas, entrambi ricoverati in gravi condizioni nel piccolo ospedale destinato ai prigionieri del campo. Altrettanto preoccupante sarebbe – secondo lo studio di avvocati Usa Paul Weiss – la situazione di un altro scioperante della fame, un cittadino saudita anche lui ricoverato da alcune settimane dopo essere stato a lungo sottoposto ad alimentazione forzata. Le autorità militari che gestiscono il campo di Guantanamo il mese scorso avrebbero impedito ai suoi avvocati di visitare l`ospedale sostenendo che il loro assistito «non voleva vederli» e questo ha suscitato nei legali – come ha sostenuto una di loro, Jana Ramsay – gravi interrogativi sulle condizioni del loro assistito. Il caso degli scioperanti della fame – circa 200, 32 dei quali in regime di alimentazione forzata – è stato sollevato di nuovo in questi giorni anche dalla moglie di uno loro, Shaker Aamer, di nazionalità britannica, presentatasi lo scorso 22 gennaio, con i suoi quattro figli alla Camera dei comuni per chiedere ai deputati di sua Maestà un gesto di giustizia e di clemenza. Aamer ha iniziato lo sciopero della fame lo scorso 2 novembre e pur essendo profondamente debilitato per il momento non correrebbe pericolo di vita. Il mese scorso Aamer ha potuto vedere il suo avvocato Clive Stafford Smith al quale ha mostrato – nonostante il dolore che ciò ha comportato – il lungo tubo di 43 centimetri che gli era stato introdotto attraverso le narici fin dentro lo stomaco e attraverso il quale riceve delle sostanze nutritive. Il tubo viene inserito con la forza dai secondini anche nel caso di un rifiuto da parte del prigioniero e viene poi lasciato in loco fino a quando il detenuto non smette lo sciopero o, come potrebbe presto avvenire, non cessa di vivere. Attualmente nelle gabbie di Guantanamo sono detenuti, la gran parte da quattro anni, senza processo, circa 500 prigionieri -altri 180 sono stati rilasciati e 76 «consegnati» ai loro paesi di origine – considerati «combattenti nemici» e come tali senza alcuno dei diritti previsti dalla Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra o dalla Costituzione americana dal momento che la base non si trova su territorio americano.
A tal fine il presidente Bush ha firmato il 30 dicembre del 2005, alla vigilia del quarto anniversario (undici gennaio) dell`apertura di questa vera e propria vergogna dell`umanità e del diritto, una nuova legge del Congresso che toglie ai prigionieri di Guantanamo qualsiasi diritto costituzionale e impedisce loro persino di poter ricorrere ad una corte americana. La nuova legge farà quindi cadere qualsiasi contestazione sia stata sollevata negli Usa sul trattamento dei prigionieri e sulle condizioni nelle quali sono costretti a vivere. Dei 500 dannati di Guantanamo solamente dieci – il 2% – è stato accusato di essere parte di una cospirazione di al Qaida per uccidere cittadini americani l`undici settembre o sui campi di battaglia dell`Afghanistan davanti ad anomali tribunali speciali militari. L`illegalità del sistema ha fatto si che persino gli avvocati militari precettati a difendere questi prigionieri si siano uniti a diversi organismi per la difesa dei diritti umani nel denunciare le violazioni dei più elementari diritti dei prigionieri. Uno di loro, il Commodoro Charels Swift, ha sostenuto in un ricorso alla Corte suprema Usa che il presidente Bush non avrebbe avuto l`autorità di creare questi nuovi tribunali speciali ad hoc invece di processare i sospetti davanti alla legge civile o militare. Un ricorso che sarà probabilmente cestinato come sono state cestinate le vite dei reclusi di Guantanamo.
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