Congresso SPI-CGIL: I pensionati dettano il programma a Prodi

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(il manifesto, 17 Febbraio 2006)

I pensionati dettano il programma a Prodi

Congresso Spi Cgil. Betti Leone: tassare i profitti e rinunciare all`imperativo della riduzione del debito

Alla Fiom diciamo no La segretaria degli «ex lavoratori» rifiuta la proposta avanzata da Gianni Rinaldini: la «doppia appartenenza» non va bene

CARLA CASALINI
Come risalire la china dopo il precipizio berlusconiano? Ci sono proposte precise e alcune parole chiave nella relazione della segretaria generale Betti Leone che ha aperto ieri il XVII congresso dello Spi-Cgil, e non solo la carrellata di ciò che il centrodestra ha fatto, disfatto, misfatto – a questo è riservato oggi uno spazio dedicato, dal titolo esplicito: «Bilancio di una legislatura». La sala del Palacongressi D`Abruzzo è gremita di 868 delegati, più uomini ma non solo uomini, le delegate sono 369. Lo Spi vanta le cifre di un percorso – seimila assemblee con circa 300 mila partecipanti, una partecipazione in crescita costante – che ha costruito questo congresso, interpellato dai segretari dei pensionati di Cisl e Uil, Antonio Uda e Silvano Miniati: «Diverse le nostre culture, presenti anche dissensi, ma insieme abbiamo elaborato rivendicazioni e costruito le mobilitazioni di questi anni – premette Leone – ma il governo ha sempre rifiutato ogni confronto tentando di delegittimare una rappresentanza sociale di sindacati che conta circa 6 milioni e 500 mila iscritti».

Fu incauto, il Cavaliere, l`Unione è invece attentissima alla forza dei numeri: lo Spi da solo raccoglie 3 milioni di pensionati e in sala fioccano i messaggi inviati da Prodi e da Fassino. Il segretario Ds assicura che i «temi centrali» del programma di governo dell`Unione sono «proprio quelli» su cui insiste il sindacato dei pensionati: lo sviluppo qualitativo – «il Pil non è sufficiente a misurarlo», aveva rimarcato Betti Leone -; il lavoro e lo stato sociale: c`è un intreccio fra condizione di giovani e anziani e la soluzione non è appuntarsi sulla spesa previdenziale ma piuttosto sulla precarietà del lavoro giovanile e ormai non solo giovanile, certo non estraneo alla tanto deprecata «denatalità».

Prodi non manca di infilare in esordio di messaggio l`accento sui tanti impegni perché «mancano poche settimane al voto», facciano mente locale i «carissimi pensionati». Poi assicura che nel suo programma c`è quel «Fondo nazionale per persone non autosufficienti» oggetto di una legge di iniziativa popolare per cui i tre sindacati avevano raccolto le firme, l`avevano vista approvata dal Parlamento ma poi Berlusconi disse no, «non ci sono le risorse». Adesso le stanno raccogliendo di nuovo – in Italia ci sono quasi tre milioni di «famiglie che in solitudine affrontano la cura di persone non autosufficienti».

Leone ironizza sulla nuova promessa di Berlusconi di innalzare ancora le «pensioni minime»: ma allora come mai il «no» se le «risorse» ci sono, come mai la precedente «promessa» ha raggiunto solo «il 20% dei sei milioni di pensionati minimi che ne avevano diritto?».

Ma la segretaria dello Spi-Cgil, che afferma essere sicuramente lo spazio del centrosinistra quello in cui il sindacato, «in piena autonomia», agirà dalla sua «parzialità» su tutti i problemi in campo, ne ha anche per il leader dell`Unione Prodi. La «qualità sociale» deve coinvolgere una «cittadinanza attiva» cui le le persone d`età, con il tempo a disposizione, la memoria, sono preziose, in un momento in cui mancano risorse per beni essenziali come la salute: ma sia chiaro che non vanno fatte confusioni, «centrale è la garanzia pubblica sui servizi e i beni comuni».

Ancora a Prodi: sì, bisogna controllare i mercati finanziari, tassare le rendite ma anche «tassare i profitti». E lo Spi va oltre: «Tutto questo non basta: bisogna scegliere di usare il debito pubblico per le risorse necessarie, abbandonare l`obiettivo di ridurlo». Piuttosto si può magari «sterilizzarlo»: certo questo richiede un ribaltamento, una ridiscussione di Maastricht, ma si può fare: «Ciascun governo lo fa già isolatamente, per conto proprio».

L`Europa – la delusione perché ha fallito la sua costituzione politica, il timore che, indebolita, soggiaccia al diktat Usa della guerra permanente e di un modello «asociale», è la cornice della discussione. E Betti Leone, rivendicando un agire del sindacato che contratta, sì, ma deve agire anche sull`intero arco dei diritti di «cittadinanza», respinge senza mezzi termini la proposta della Fiom di disfare in qualche modo il sindacato dei pensionati per offrire una «doppia appartenenza» a chi va in pensione: una allo Spi, e una ad esempio al sindacato metalmeccanico o altra categoria cui aderiva quando era al lavoro. «Alla Fiom dico no, perché è proprio la confederalità che permettere allo Spi di connettere i “diritti“ non solo legati al lavoro». Piuttosto, dice la segretaria del più ricco dei sindacati Cgil, «parliamo con chiarezza di risorse, di solidarietà fra generazioni dentro il sindacato». E propone una «conferenza programmatica» l`anno prossimo per discutere di «risorse e progetti politici».

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