ECONOMIA USA. Crescono le spese militari

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(Il manifesto, 8 febbraio 2006)

Bilancio Usa, solo cannoni

Bush aumenta le spese militari e taglia tutto il resto. Deficit verso quota 8.180 miliardi

«Una vasta gamma» «Siamo una nazione impegnata in quella che sarà una lunga guerra. Dobbiamo prevalere ora preparandoci al futuro. Ciò richiede una vasta gamma di capacità militari»

FRANCO PANTARELLI

NEW YORK

Secondo una norma del Social Security americano la famiglia di un lavoratore che dovesse improvvisamente morire prima di andare in pensione riceve 255 dollari. Attraverso quale calcolo l`entità di quella somma sia stata decisa non si sa con certezza, ma la definizione che di solito se ne dà è che si tratta «del costo del funerale negli anni Cinquanta, mai adeguato all`inflazione». Ebbene, il bilancio appena presentato da George Bush al Congresso prevede l`eliminazione di quella norma, subito assurta al ruolo di «simbolo idelogico», specie dopo che John Snow, il segretario del Tesoro, ha indicato quella decisione come una prova «dell`impegno del presidente alla disciplina fiscale, all`efficienza del governo e alla continuazione sulla strada della prosperità economica» riuscendo perfino a restare serio. Questo bilancio «è una fiction – dice in New York Times – che oltre tutto costituisce un plagio delle fiction precedenti». Un bilancio «in fondo è una somma di scelte morali», dice John Spratt, il leader dei democratici alla commissione Bilancio della Camera. «Qui, ogni scelta è sbagliata». «Questo bilancio – incalza un altro democratico, il senatore Tom Harkin – ignora proprio ciò cui dovremmo tenere di più: la ricerca scientifica, l`assistenza ai nostri anziani, l`educazione dei nostri figli». La sostanza dei numeri dati da Bush infatti è di tanti cannoni e niente burro. Nei 2.700 miliardi che intende spendere nell`anno fiscale 2007, che comincia il prossimo primo ottobre, ci sono aumenti nelle spese del Pentagono, aumenti nelle spese per «la sicurezza del popolo americano» e diminuzioni per tutto il resto, dall`assistenza medica all`educazione, dalla ricerca scientifica ai trasporti, e poi alla giustizia, all`agricoltura, insomma a tutti i programmi sociali, per 141 dei quali è stata decisa addirittura la cancellazione che comporterà un risparmio – secondo le affermazioni di Snow – di 15 miliardi di dollari. Ma anche così il deficit è destinato ad aumentare perché le spese previste sono superiori alle entrate, ancora una volta falcidiate dai privilegi fiscali per i più ricchi che Bush ha decretato appena arrivato al potere e che costituiscono l`unica cosa che lui ha coerentemente mantenuto, cosicché il debito pubblico è destinato ad arrivare a 423 miliardi di dollari, mentre lui promette – come fa da cinque anni a questa parte, cioè da quando gli Stati Uniti sono passati dal «surplus» prodotto da Bill Clinton al deficit creato da Bush – di ridurre il debito medesimo della metà entro il 2009, cioè l`anno in cui lascerà la Casa Bianca. In seguito a questo ulteriore incremento, invece, nelle prossime settimane è previsto che al Congresso arriverà la richiesta di alzare il «tetto» del debito possibile fino alla somma astronomica di 8.180 miliardi di dollari.

Chi lo pagherà, quel debito? «L`America, con le sue richieste di prestiti, sta rastrellando l`80 per cento del risparmio mondiale», dice il senatorre democratico Max Baucus. «In pratica, stiamo trasferendo ai nostri figli e ai figli dei nostri figli degli oneri finanziari enormi nei confronti di una miriade di banche centrali straniere». Ma John Snow – il già citato segretario del Tesoro che prese prontamente il posto di Paul O`Neill quando se ne andò sbattendo la porta per non essere complice, disse, «dell`insensata politica fiscale pretesa da Dick Cheney» – si rallegra del fatto che gli Stati Uniti «siano in grado di pagare gli interessi sul debito» e che quella loro possibilità costituisca «una prova della vitalità della nostra economia». Con i tagli inflitti a tutti i programmi sociali, Bush ha definitivamente rinnegato le promesse fatte a suo tempo, quando cominciò a «correre» per la presidenza (e a tutti sembrava una cosa fuori da ogni logica), e cioè il famoso «nessun bambino deve restare indietro» e l`altrettanto famoso «il mio è un conservatorismo compassionate». In compenso un`altra delle sue promesse, quella di essere «un presidente che unisce, non che divide», risulta realizzata. Contro il suo bilancio, infatti, si è creata una bipartisanship che non si vedeva da anni. Oltre agli «ovvi» democratici, infatti, ecco Arlen Specter, l`influente presidente repubblicano della commissione Giustizia del Senato, dirsi «scandalizzato» dai tagli all`educazione; la senatrice Olynpia Snowe, un`altra repubblicana, dichiararsi «sorpresa e delusa» dei tagli proposti per il Medicaid e Medicare, cioè l`assistenza medica per i poveri e i pensionati; e Charles Grasseley, il presidente repubblicano della commissione Bilancio del Senato, affermare che Medicaid e Medicare sono talmente ridotti all`osso che «ogni ulteriore riduzione sarà estremamente difficile». Il dissenso repubblicano è naturalmente un po` peloso. A novembre ci sarà il voto di mid term, tutti i deputati, un terzo dei senatori e un certo numero di governatori dovranno affrontare il voto e quelli che in questi anni hanno seguito Bush in tutti i suoi sperperi cominciano a sentire il freddo ai piedi.

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Noi dobbiamo prevalere»
L`America stanzia quasi il 50% di tutte le spese militari globali
MANLIO DINUCCI
«Gli Stati uniti sono una nazione impegnata in quella che sarà una lunga guerra. Dobbiamo prevalere ora mentre ci prepariamo al futuro. Ciò richiede una vasta gamma di capacità militari»: su questi semplici concetti, enunciati nel Quadrennial Defense Review Report 2006, si basa il bilancio del Dipartimento della difesa per l`anno fiscale 2007 (che inizia il 1 ottobre 2006). Esso prevede una spesa di 439,3 miliardi di dollari: il 7% in più rispetto al 2006, il 48% in più rispetto al 2001. Prevede inoltre uno stanziamento di 50 miliardi quale «fondo di emergenza per la guerra globale al terrore» che, unito ad altre voci, porta la spesa totale del Dipartimento della difesa a 504,8 miliardi di dollari. Siamo già a circa la metà dell`intera spesa militare mondiale. Ma questo non è tutto. La spesa militare statunitense va infatti ben oltre il budget del Pentagono. Si aggiungono a questo, nel 2007, oltre 10 miliardi di dollari per il mantenimento e l`ammodernamento dell`arsenale nucleare (iscritti nel bilancio del Dipartimento dell`energia), più altre spese di carattere militare: circa 45 miliardi (ufficiosi) per i servizi segreti, sempre più impegnati nella «guerra globale al terrore»; 38,3 per i militari a riposo, iscritti nel bilancio del Dipartimento degli affari dei veterani; 43,5 per il Dipartimento della sicurezza della patria. Si superano così i 640 miliardi di dollari. Ma non è finita.

I 50 miliardi del «fondo di emergenza, iscritti nel bilancio del Pentagono, rappresentano solo una piccola parte della spesa complessiva per la «guerra globale al terrore». Finora solo la guerra in Iraq e Afghanistan è costata oltre 300 miliardi di dollari. Per coprire tale spesa si stanziano «fondi addizionali», che si aggiungono al budget del Dipartimento della difesa. Nell`anno fiscale 2006 vengono stanziati a tale scopo 120 miliardi. Si prevede quindi che almeno altrettanto dovrà essere stanziato sotto forma di «fondi addizionali» nel 2007. I 640 miliardi di spesa militare saliranno così ad almeno 760.

La «guerra globale al terrore» richiede però diverse altre spese, iscritte nel budget 2007 del Dipartimento di stato: tra queste oltre 5 miliardi di dollari per «l`assistenza militare all`estero» e oltre un miliardo quale finanziamento per la «ricostruzione» dell`Iraq e Afghanistan. Per la «ricostruzione dell`Iraq» il Congresso aveva già stanziato 21 miliardi di dollari, gran parte dei quali è stata però spesa non dal Dipartimento di stato ma dal Pentagono per le operazioni militari (quindi non per ricostruire ma per distruggere). Vanno poi conteggiati gli interessi passivi netti che gravano sul bilancio federale, 354 miliardi di dollari nell`anno fiscale 2007 (per un totale di 2.200 miliardi nel prossimo quinquennio), dovuti in gran parte alla crescente spesa militare. La spesa militare diretta e indiretta per il 2007 sale così a circa un terzo del bilancio federale. Per far tornare i conti sono previsti ulteriori tagli alle spese sociali, tra cui 36 miliardi in meno per il Medicare (l`assistenza sanitaria ad anziani e disabili senza copertura assicurativa) nei prossimi cinque anni.

Si potranno così spendere, nell`anno fiscale 2007, oltre 110 miliardi di dollari per i militari e 152 per le operazioni delle forze armate. Si potranno spendere oltre 84 miliardi per l`acquisto di armamenti e 73 per la ricerca e sviluppo di nuovi sistemi d`arma. Saranno sicuramente soddisfatti gli azionisti della Lockheed Martin che, solo per lo sviluppo del caccia Joint Strike Fighter (cui partecipa anche l`Italia) riceverà nel 2007 5,3 miliardi, altro acconto su un contratto da 256 miliardi di dollari. Saranno soddisfatti anche gli azionisti della Boeing che, avendo acquisito la McDonnell Douglas, riceverà nel 2007 altri 3 miliardi di dollari per l`aereo da trasporto militare C-17 e 2,5 per il caccia F/A-18E/F Hornet.

A trarne profitto – assicura il Pentagono nel presentare il budget 2007 – non sono però solo gli azionisti delle industrie militari: grazie all`impegno delle forze armate «l`Amministrazione Bush ha liberato dal 2001 circa 50 milioni di iracheni e afghani». Gliene saranno sicuramente grati. Soprattutto quelli che hanno visto illuminato il cielo di Fallujah con le splendide bombe al fosforo made in Usa.

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