EUROPA. Bolkestein in Parlamento, proteste in piazza

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(da La Repubblica, MARTEDÌ, 14 FEBBRAIO 2006, Pagina 39 – Economia)

Il testo finale prevede moltissime deroghe alla caduta dei vincoli burocratici e legali che impedivano finora la libera circolazione

Servizi, liberalizzazione europea a rischio

Direttiva Bolkestein in Parlamento, oggi 25 mila in piazza per protestare

Fuori i servizi medico-sanitari e legali. Non si toccano le professioni, notai compresi
Esclusi i servizi di interesse generale come gas, acqua, elettricità e poste

ALBERTO D´ARGENIO
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BRUXELLES – Snaturata ed annacquata, praticamente smontata. Eppure la direttiva Ue per la liberalizzazione dei servizi, la cosiddetta Bolkestein, continua ad infiammare l´arena politica di tutta Europa. Questa settimana approda alla plenaria del Parlamento europeo di Strasburgo con un testo che è il fantasma di quello presentato nel 2004 da Frits Bolkestien, il responsabile per il Mercato interno della Commissione Prodi. Oggi la discussione in aula, dopodomani il voto ancora in bilico nonostante gli accordi trasversali tra i gruppi parlamentari. Tutt´intorno la battaglia.
I sindacati porteranno a Strasburgo almeno 25.000 manifestanti, mentre nel fine settimana sono state diverse migliaia di no global a dire no all´ormai celebre idraulico polacco. Nel frattempo sei paesi – capitanati da Regno Unito e Polonia – lavorano ai fianchi e in una lettera inviata alla Commissione chiedono di non svuotare il testo originario. Il tutto per un voto tutt´altro che definitivo, visto che la proposta dovrà tornare alla Commissione, ai ministri e, per il voto finale, al Parlamento.
Sono stati popolari e socialisti, i due pesi massimi dell´Assemblea, a dare il colpo di grazia ad una Bolkestein già rimaneggiata nell´iter parlamentare. La scorsa settimana i due gruppi hanno sottoscritto un accordo che per salvare il testo prevede la cancellazione del principio del paese d´origine, secondo cui il prestatore di lavoro all´opera in un altro paese Ue è soggetto alle norme di casa propria. Approccio che aveva mandato su tutte le furie sindacati e politici contrari al “dumping sociale“ da parte dei lavoratori stranieri soggetti ad una tutela minore e a salari più bassi. Lo sostituisce una formula più generica – che si ritiene difenda meglio i diritti sociali – per cui i governi dell´Unione europea dovranno garantire ai lavoratori comunitari la libertà di trasferimento e di prestazione di un servizio senza discriminazioni, ma da svolgere secondo le regole locali.
A svuotare la direttiva ha poi contribuito la miriade di deroghe presenti nel testo originario o introdotte dall´accordo Ppe-Pse. La norma, ad esempio, non si dovrebbe applicare ai “servizi di interesse economico generale“ – come energia elettrica, gas, acqua, trattamento dei rifiuti – e ai servizi postali. Niente concorrenza paneuropea nemmeno per i servizi finanziari, per le reti di comunicazione elettronica e per i servizi di trasporto come autobus, tram, taxi ed ambulanze. Fuori anche i servizi medico-sanitari e legali. Non si toccano le professioni, notai compresi; assenti i servizi audiovisivi; esclusi i giochi d´azzardo, a partire da lotterie, casinò e scommesse.
Anche se la lista delle deroghe potrebbe essere stravolta con il voto degli emendamenti, molti osservatori si chiedono il perché delle manifestazioni contro un testo che in due anni è stato praticamente privato del suo impeto originario. A parte alcune forze politiche e i no global, che nella direttiva continuano a vedere il simbolo dell´Ue liberista, il corteo potrebbe paradossalmente diventare di sostegno anziché di opposizione. Come confermato da John Monks, segretario dei sindacati europei (Ces), che ha appoggiato apertamente il compromesso bipartisan lasciando intendere che oggi parte dei manifestanti sosterranno la nuova versione della Bolkestein, la cui adozione da parte dell´aula è in bilico. Giovedì si terrà un primo voto sul rigetto totale della direttiva il cui esito, al momento, appare imprevedibile. Se non ci sarà la maggioranza necessaria ad affondarla, si passerà al voto degli emendamenti. Su quelli comuni del Pse e del Ppe alcuni gruppi politici sono ancora spaccati visto che incontrano l´opposizione di molti eurodeputati dei paesi dell´est, in particolare tra i popolari, che nel restringimento del campo d´applicazione vedono un modo per tenere lontano dai ricchi mercati dell´ovest i propri lavoratori. E solo al termine della conta sugli emendamenti sarà possibile capire con certezza la configurazione definitiva del testo che dovrà passare il voto finale dell´aula.

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