FORUM SOCIALE MONDIALE. Partiti, stati e movimenti

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(da Socialpress.it)

Democrazia: partiti stati e movimenti…costruzione del futuro ed utopia

di Roberto Rosso

Il Forum Sociale Mondiale decentrato di Caracas si é concluso con l`assemblea dei movimenti sociali, o meglio con un incontro del presidente del Venezuela Chavez con una rappresentanza dei movimenti. Chavez nell`incontro, trasmesso pubblicamente in TV, ha confermato la sua proposta politica, non ha risposto a Walden Bello che ricordava l`azione d i rottura di Brasile ed India rispetto ad un fronte comune con gli schieramenti che avevano fatto saltare Cancun.

L`assemblea dei movimenti sociali, nella sua dichiarazione finale e negli interventi a corredo, ha inanellato una serie di campagne su tutti gli assi tematici e di mobilitazione. La forza di suggestione di questa assemblea si mantiene, offrendo una carrellata di reti, associazioni e movimenti che si mobilitano su tutti i terreni di scontro possibili ed immaginabili, ma nulla dice sulla trasformazione in corso nello scontro globale, sui rapporti con gli stati ed i governi, se non la dichiarazione della propria autonomia. In un tempo di pochi minuti Francois Houtart ha brevemente detto del documento di Bamako ed ha invitato tutte le associazioni ad aderire, intervento preceduto -a contrappunto- da un brevissimo intervento di Piero Bernocchi, che coordinava i lavori, al cui centro stava l`affermazione che tante campagne debbono essere concretamente attuate, correlate tra loro e per questo ci si deve dotare degli strumenti adeguati, tra questi mailing list che intreccino la comunicazione. La dichiarazione finale renderà conto dell`insieme delle iniziative.

Certamente la complessa realtà che a Caracas ed a Bamako si é manifesta, richiede uno straordinario salto di qualità delle funzioni politiche ed organizzative, delle strutture di servizio delle reti di comunicazione e di elaborazione che innervano i movimenti.

In realtá la prima riflessione é proprio sul termine movimento, sulla costellazione concettuale costituita dai termini piú citati nei discorsi del forum. Assieme a movimenti, popolo e moltitudine, democrazia (con gli attributi di partecipativa comunitaria), stato nazionale e governo, beni comuni, risorse pubbliche e naturali, proprietá pubblica e sociale, società, natura, diversità ed equilibrio globale, mercato, economia solidale, sviluppo endogeno, decrescita.

E` possibile percorrere le narrazioni ed i nodi concettuali, trovando percorsi che legano qualunque coppia di luoghi qualunque essi siano.

Partiamo dalla Boliva, dell`elezione d Evo Morales. Oscar Oliveira ci ha detto come quella elezione non spiegabile senza le lotte contro la privatizzazione dell`acqua e degli idrocarburi e che proprio quelle lotte hanno posto l`esigenza di intervenire sullo stato con la conquista del governo ed il progetto di una nuova costituzione. La riscrittura della costituzione porrà al centro il tema dei beni comuni, delle forme di democrazia partecipativa e comunitaria, sino al tema della giustizia comunitaria che appartiene alla tradizione delle comunità indigene.

Il Venezuela ha una nuova costituzione, ma ad essa si é arrivati in ben altro modo rispetto al percorso boliviano. Nei movimenti boliviani si costituisce una rete di soggetti che affronta tutti i nodi della trasformazione sociale, con una unitá straordinaria di ció che chiamiamo cultura, politica, societá, rapporto uomo- natura, economia. La Bolivia di Evo Morales ha bisogno delle risorse energetiche venezuelane, ciò puó avvenire nel contesto di nuove alleanze e strategie continentali. Il Venezuela di Chavez porta vanti il progetto di una nuova unitá tra gli stati, le nazioni ed i popoli latino americani. In questo contesto Chavez ha riaffermato la sua amicizia e l`unitá d`azione con Lula ed il Brasile, affermazione che ha dovuto sedare i mormorii e, qualcosa di più, dei partecipanti all`incontro del poliedro.

Se si complica assolutamente la modalitá di rapporto tra movimenti, stati e partiti si evidenzia la assoluta necessitá delle nuove alleanze tra stati, a livello continentale e non solo, scopo l`affondamento dell`ALCA alla conferenza di Mar de la Plata del novembre 2005. Di converso il principio generale della autonomia dei movimenti appare tanto necessario e quanto é necessario giocarlo e verificarlo sul terreno del confronto con gli stati ed i governi, nell`accordo e nel disaccordo, nel confronto e nel conflitto.

Se guardiamo al Brasile é ancora evidente il ruolo della presenza Lula per fare del Brasile un protagonista della costruzione di nuovi rapporti di forza a livello mondiale, strumento di un blocco socio-economico con caratteri nazionali assolutamente originali e di converso interno ai processi della globalizzazione.

Diverso, diversissimo carattere hanno quindi i governi di sinistra e centro sinistra di latino america in rapporto ai movimenti, alla societá organizzata, al formarsi di nuovi blocchi sociali dominanti agli equilibri e squilibri della globalizzazione. I movimenti a loro volta… e si ricomincia il giro.

Memoria, utopia,democrazia paura del futuro
Parlando di democrazia partecipativa un seminario assumeva come uno punti di partenza obbligati la sconfitta politica del PT a Porto Alegre, il rifiuto della stesso PT al governo con Lula di generalizzare i modello, le pratiche della democrazia partecipativa, quello stesso PT che oggi in Brasile è dimostra la incapacità del partito politico di seguire le trasformazioni dei movimenti e dell`organizzazione della società.

I contenuti, su cui si inventano ed organizzano forme nuove di democrazia, sono il prodotto di tutti i terreni di scontro e gli esprimenti democratici si diffondono in tutti i luoghi sociali, dalle periferie urbane, alle fabbriche autogestite alle comunità indigene e contadine: ogni forma di vita ed ogni pensabile livello tecnologico vi è coinvolto ed esperito.

Costantemente citata è la distinzione tra forme di proprietà pubblica e proprietà dello stato,. Lo stato nazionale con le sue burocrazie, svuotato dalla privatizzazione dei servizi pubblici, dalla commercializzazione dei beni comuni, nodo di una rete di istituti nazionali e sovranazionali, diventa nella riflessione dei movimenti di lotta un oggetto non appropriabile nella sua forma attuale, laddove il pubblico di cui si parla necessita di forme di comunicazione, conoscenza, decisione assolutamente originali.

La divisione del lavoro partiti movimenti nel rapporto con lo stato salta, poiché da costruire è una nuova dimensione del pubblico da decostruire sono le macchine oligarchiche, il parternariato pubblico-privato che si esprime ad ogni livello di governo della globalizzazione.

Salta altresì la divisione del lavoro tra una partecipazione praticata a livello locale ed una dimensione comunque oligarchica di governo globale dei processi. Le esperienze latino americane dicono che le forme nuove di partecipazione e decisione sono locali e globali, contro il cortocircuito del populismo reinventato nella società della comunicazione: i movimenti sono costretti ad un lavoro costituzionale, di costituzione materiale dei processi di lotta e di costituzione formale, strumento di decostruzione dello stato nazionale e la sua collocazione come nodo del governo della globalizzazione (per usare una formula che rimanda ad un ulteriore analisi).

Come dimostra l`argentina, il ceto medio impoverito dalle catastrofi economiche come dal crollo delle garanzie dello stato sociale, della produzione fordista, dopo un primo momento di partecipazione alla rivolta, fatica a cogliere la necessità della rottura, svaniscono tuttavia i sogni di una posizione sociale garantita, di un futuro destinato a vivere di rendita sul passato. E` difficile fare il salto verso una assunzione di responsabilità totale verso la propria vita, il proprio futuro,nella costruzione di forti relazione e nella partecipazione a dimensioni pubbliche rinnovate. Il tempo breve della globalizzazione finanziaria offre una proliferazione di immaginari succedanei della costruzione del futuro, finalizzati ad alimentare ed assieme attutire e rimuovere la paura di un futuro negato.

Un compagno equadoregno ha parlato del futuro distopico che offre la società capitalistica , che reclama la fine della storia nel tempo breve di un eterno presente, colto alla sprovvista dagli eventi catastrofici che provengono da oltre un orizzonte troppo ravvicinato.

E di contro la memoria di ciò che si era prima del 1492, di ciò che si è stati in quattrocento anni di resistenza al colonialismo della società mercantile, poi capitalista e globalizzata, alimenta il progetto di trasformazione delle comunità indigene costruisce una utopia, necessita e trasmette una utopia. Non è `il sol dell`avvenire`, parla talvolta di socialismo, ma ha bruciato l`esperienza dello statalismo ed il produttivismo del `socialismo reale` e lotta dentro e contro la `democrazia reale` in cui noi tutti viviamo.

Una utopia plurale non deterministica, ma necessaria ed altamente produttiva; altro che grande potenza dell`opinione pubblica o meglio opinione pubblica come costruzione di uno spazio pubblico plurale. Utopia come continuità del nesso tra a costruzione di relazioni umane forti e costruzione di pratiche di società e diritto.

Processo costituzionale, produttivo, relazionale. Il carattere necessariamente politico, costituzionale e giurisdizionale del processo nasce dalla necessità di rovesciare la distruzione di ogni spazio pubblico, la regolazione in termini di diritto privato di ogni relazione sociale, che deve negare il carattere pubblico dell`individuo come soggetto titolare di diritti, fondato ed agente in uno spazio pubblico: individuo desaparecido od incorporato nella funzione/finzione giuridica dell`essere impresa. L`utopia si produce nella concretezza delle relazioni genericamente umane, sociali ed economiche che liberiamo, nella formalizzazione con esse di nuove regole pubbliche, nella assunzione del carattere globale e plurale dei percorsi di liberazione nel sogno di poter vivere la paura come salutare strumento di conoscenza e non come terrore della catastrofe, della solitudine dell`irrilevanza.

L`utopia massima forse è la pretesa di salvare l`umanità, per lo meno come la conosciamo oggi.

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