LAVORO. Donne in Europa, carriera negata

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(La Repubblica, LUNEDÌ, 20 FEBBRAIO 2006,
Pagina 17 – Esteri)

Donne in Europa, carriera negata

“Newsweek“: svantaggiate rispetto alle americane, la parità resta un mito

Pur costituendo il 57 per cento della forza lavoro le europee sono escluse dai posti di comando

La Work Foundation britannica: “Quando si sceglie chi lavora bene in base alle ore passate in ufficio, le femmine sono svantaggiate“

Anche le politiche di protezione della maternità penalizzano: i periodi trascorsi a casa stroncano i percorsi lavorativi

PAOLA COPPOLA
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Care europee, se sarete fortunate avrete un lavoro, ma scordatevi di fare carriera. La stanza dei bottoni è chiusa per le donne e al di qua dell´Atlantico la parità tra i sessi resta solo un mito nelle aziende.
Se si va a toccare con mano la realtà del mondo del lavoro, i paesi europei sono un «luogo triste» per le donne che vogliono scalare i vertici. La carriera è un sogno o un´ambizione da accantonare per chi decide di avere dei figli. Le pari opportunità non esistono, o meglio esistono a parole, come argomento da discutere nelle aule dei Parlamenti o in testi di legge che contano pochi mesi di vita. Se qualcosa sta cambiando, la strada da fare è ancora lunga. Così ci vede l´America, riferisce Newsweek che questa settimana dedica la copertina della sua edizione internazionale alle donne e al mondo del lavoro in Europa, confrontandolo con gli Stati Uniti. Il settimanale pone una domanda da telequiz, che non ammette una terza scelta: “Qual è il posto migliore per le donne che aspirano a comandare?“. A: gli Stati Uniti (Risposta giusta). B: l´Europa (Riprova, sarai più fortunato).
I dati su cui si basa l´inchiesta sono quelli dello studio pubblicato dall´Ilo (International Labour Organization) che dice che negli Stati Uniti le donne nei posti di potere sono il 45%, in Gran Bretagna sono il 33%, in Francia il 30% e persino in Svezia, considerata un modello di parità, solo il 29%. In Italia le donne manager sono proprio poche, appena il 18%.
Se questo accade, non è perché le europee stiano di più a casa: come forza lavoro pesano quasi quanto le americane (57% contro 65%). Né perché sono meno preparate degli uomini: nella maggior parte dei paesi hanno gli stessi titoli di studio.
Il problema vero – dice Newsweek – è che l´Europa non sa sfruttare il potenziale delle “sue“ donne: queste possono avere un lavoro, ma poi non crescono. Il “tappo“ del sistema-Europa confina molte donne nel settore pubblico o in impieghi collegati al governo. Poche di loro si distinguono invece nel settore privato, quello più competitivo e dove gli stipendi sono più alti.
Perché? Diverse le ragioni citate dal settimanale. E tra queste ci potrebbero essere proprio le politiche pensate per aiutare le donne che vogliono conciliare lavoro e maternità. Diversi studi dell´Ilo e l´Ocse (l´Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) mostrano che lunghi periodi a casa possono stroncare la carriera di una donna che lavora in un´azienda, spesso definitivamente. «Essere una potenziale madre è un ostacolo per le donne in alcuni tipi di lavoro», dice Manuela Tomei, sociologa all´Ilo.
Anche il part-time, che alcune scelgono per conciliare gli impegni familiari, non aiuta la carriera. In alcuni paesi europei poi il sistema fiscale premia le famiglie dove le donne non lavorano; in altri gli scarsi o troppo onerosi servizi per l´infanzia non danno alternative alle donne.
Uno dei fattori più penalizzanti poi è che la vita al femminile, a meno di grossi sacrifici, non va d´accordo con la cultura gerarchica che domina molte aziende europee. Mancano poi le possibilità di scegliere orari flessibili: solo una donna su cinque in Europa lo riesce a fare, contro il 30% negli Usa. Il lavoro da casa è molto meno diffuso che in America, perché molte meno aziende hanno investito in nuove tecnologie. E poi c´è la mentalità accettata da molte imprese, per cui la produttività è legata alle ore trascorse in ufficio. Così, come spiega Alexandra Jones, direttore associato della Work Foundation britannica: «Quando i capi scelgono chi lavora bene in base al numero di ore passate alla propria scrivania, le donne sono svantaggiate».
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LUNEDÌ, 20 FEBBRAIO 2006

Pagina 17 – Esteri

L´INTERVISTA

“In Italia si può fare strada ma ci vogliono troppi sacrifici“

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«Sempre di più in Italia le donne riescono a fare carriera, devono però fare molti sacrifici, più degli uomini». Giannola Nonino, proprietaria delle Distillerie Nonino, spiega che avere un´azienda in proprio aiuta, avere il denaro serve, ma dice anche che le donne non devono essere le peggiori nemiche di stesse e sentirsi svantaggiate in partenza, perché poi chi vuole farcela, ci riesce.
A quale prezzo?
«Per raggiungere i vertici è necessario sacrificarsi, per farcela poi le donne devono lavorare di più degli uomini e devono essere più brave, ma è anche vero che quelle che vogliono fare carriera hanno imparato a organizzarsi per conciliare i tempi del lavoro con le esigenze della famiglia e dei figli. In Italia ci sono degli esempi».
Le nuove generazioni sono diverse?
«Hanno una mentalità più aperta: si fanno aiutare con i figli, ma se possono se li portano dietro anche se devono andare all´estero per lavoro. Certo, per fare questo, bisogna avere le possibilità. E, se si devono crescere dei figli, puntare sul lavoro significa rinunciare al proprio tempo libero».
Il modello americano, più flessibile, sembra premiare le donne che vogliono raggiungere i vertici. È d´accordo?
«Il mercato del lavoro americano è anche spietato, e non ha le garanzie per i lavoratori offerte da quello italiano. È vero che la flessibilità può servire a conciliare vita privata e lavorativa così come, da noi, la possibilità che una donna si assenti a lungo può essere un limite per la sua carriera, ma alla fine se mostra senso di responsabilità nei confronti dell´azienda e passione per il lavoro, le differenze con gli uomini si attenuano. Anche nella mia azienda siamo abituati a ragionare sull´individuo, sulle sue capacità».
(p. co.)

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