LAVORO. Economia in crisi, cresce la cassa integrazione

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Economia in crisi / Il rapporto annuale della Cgil

Sempre più cassa integrazione

di Roberto Greco

L’economia italiana da tempo non gode di buona salute: un dato di fatto che tutti gli indicatori s’incaricano di confermare con cadenza quasi quotidiana. Questa volta si tratta di quelli relativi alla cassa integrazione straordinaria: meglio, ai decreti di cigs emessi dal ministero del Welfare ed effettivamente fruiti dai lavoratori e delle unità produttive interessate, che risultano in continuo aumento, in particolare nell’industria.

È quanto emerge dall’ultimo rapporto stilato dal dipartimento industria-artigianato-agricoltura della Cgil nazionale, relativo al 2005, che mette in evidenza come le cigs siano passate dai 1.724 casi del 2003 ai 1.860 l’anno successivo, per superare quota 2.000 a fine dicembre scorso. Ancora una volta, sono i settori industriali quelli più coinvolti, con 1.629 atti sul totale di 2.032. “La nostra relazione annuale – afferma Vincenzo Lacorte, responsabile del dipartimento Cgil –, la terza in ordine di tempo, evidenzia il declino del nostro sistema produttivo, che va avanti ormai da cinque anni e che ci allontana sempre più dal contesto europeo, in quanto la forbice si è allargata di 8 punti percentuali”.

Secondo l’analisi Cgil, il quadro generale è davvero pesante, visto che nei settori manifatturieri i decreti sono quasi raddoppiati dal 2003 a oggi, passando da 925 a 1.629. Uno scenario che diventa drammatico se si passa ad analizzare i comparti metalmeccanico (47,58 per cento) e del tessile-abbigliamento-calzature (22,18 per cento), così preponderanti da rappresentare quasi il 70 per cento delle cigs dell’intera industria. Rispetto al 2004, l’aumento dei provvedimenti è stato del 16 per cento nella meccanica e del 63 per cento nel tessile-abbigliamento.

“E quest’ultimo dato – precisa Lacorte – non tiene conto di quanto accade nei distretti delle piccole imprese appartenenti al tessile, dove il ricorso alla cigs è altrettanto marcato. In questo caso, siamo in presenza di una crisi a molte facce, legata alle delocalizzazioni, alla fine dell’accordo Multifibre, alla concorrenza dei prodotti a basso costo provenienti dall’Est e dalla Cina”. Il crollo del tessile-abbigliamento e il persistere delle difficoltà nella meccanica sono
resi evidenti anche dalla lettura di altre stime, che indicano il raddoppio dei decreti di cigs nel primo caso (152 nel 2003, 361 l’anno scorso) e un incremento marcato nel secondo (da 465 a 775 nello stesso arco di tempo). Non si tratta, naturalmente, degli unici due settori in difficoltà: non se la passano bene nemmeno la chimica-farmaceutica e l’editoria-grafica, che scontano incrementi di cigs consistenti, mentre rimane pressoché stabile l’agroindustria. Unica inversione di tendenza, con il numero dei decreti in diminuzione, si verifica nell’edilizia.

Per quanto riguarda le “causali di concessione”, nel suo rapporto la Cgil esprime “preoccupazione per il calo di quelle con contratto di solidarietà (che scendono dal 13,45 per cento dei casi nel 2004 al 9,02 del 2005), perché questo si tradurrà entro quest’anno in un’inversione del trend, con un aumento delle crisi aziendali e un successivo incremento dei fallimenti, in assenza di politiche di sostegno industriale”. Di contro, aumentano le causali per crisi (dal 34,62 al 44,26 per cento nell’ultimo biennio), mentre permangono stabili quelle per ristrutturazioni e riorganizzazioni aziendali (dal 21,02 al 22,34). “L’attenzione alla causale è importante – osserva ancora Lacorte –, perché costituisce un indicatore di tendenza significativo rispetto alla capacità di reazione alla crisi del sistema industriale italiano”. Nel tessile-abbigliamento-calzaturiero, il 58,73 per cento delle cigs è per crisi, solo il 10,25 per ristrutturazioni e riorganizzazioni. Se ne può dedurre, evidenzia la ricerca, “che solo in un decimo dei casi è presente un disegno industriale e un investimento su cui si scommette e si lavora”.

“Altrettanto preoccupante – aggiunge Lacorte – è la dinamica nella metalmeccanica, dove le cigs per crisi rappresentano il 40,90 per cento dei casi, a cui va aggiunto un ben più pesante 28,65 per fallimento e amministrazione controllata”. Se dai settori produttivi si passa alla ripartizione per aree geografiche, ci si accorge che le cigs sono capillarmente diffuse su tutto il territorio nazionale. “Da ciò si deduce – spiega Lacorte – un’ulteriore conferma dell’aggravamento della crisi industriale del paese e, soprattutto, che non vi sono aree o circoscrizioni indenni. Per quanto attiene al Mezzogiorno, c’è da considerare con ulteriore preoccupazione la tendenza al dimezzamento delle cigs con contratto di solidarietà e il raddoppio delle concessioni per fallimento, a conferma, se mai ve ne fosse ancora bisogno, dell’ulteriore specifica fragilità del sistema industriale meridionale”. L’esito complessivo della rilevazione e la conoscenza della tendenza alla crescita delle domande di cigs accolte nelle commissioni regionali, si legge alla fine della ricerca Cgil, ci fa ragionevolmente ipotizzare un ulteriore aumento della cassa integrazione nel 2006. “Questo – conclude Lacorte – riproporrà drammaticamente la questione industriale italiana e l’esiguità delle risorse destinate agli ammortizzatori sociali“.

(www.rassegna.it, Rassegna sindacale, n. 7, febbraio 2006)

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Idati

Nel Nord la metà dei decreti

In Piemonte i provvedimenti di cassa integrazione straordinaria salgono da 230 a 335, in Lombardia da 342 a 388, in Veneto da 81 a 108, nel Lazio da 151 a 176, in Campania da 164 a 212, in Sardegna da 47 a 57. Tranne sporadiche eccezioni (la Liguria, che scende da 46 decreti a 45, la Puglia da 130 a 118, la Calabria da 65 a 63, l’Emilia-Romagna che rimane stabile con 100), l’aumento nel 2005 delle cigs rispetto all’anno precedente riguarda l’intera penisola. A livello di area territoriale, si registra un’evidente concentrazione di oltre la metà dei decreti nel Nord d’Italia (1053, sul totale di 2032), più che raddoppiati rispetto al 2003, quando erano 828 (diventati 898 l’anno seguente). Ma le cigs risultano in crescita anche al Centro (dai 354 casi del 2004 ai 381 dell’anno scorso) e al Sud (da 555 a 598).

(www.rassegna.it, 23 febbraio 2006)

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