MOVIMENTI. Dopo il Forum mondiale. Una mappa del mondo che cambia

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Il manifesto, 4 febbraio 2006

Un altro mondo è possibile? Ecco la mappa di chi continua a provarci

Così il movimento si sposta a sud

I Forum policentrici di Bamako e Caracas sono stati solo la punta dell`iceberg di un`effervescenza sociale che il nord del mondo pare aver smarrito.

Negli ultimi due anni decine di appuntamenti no global si sono svolti nell`emisfero meridionale del globo. Il più povero e il più resistente al neoliberismo e all`«imperialismo»

La società civile in azione Dal 2003 al 2005 ben 50 «eventi», tra controvertici e forum sociali, si sono svolti in Africa, Asia e America Latina. Il continente di Chavez ed Evo Morales si propone come un vero e proprio laboratorio di cambiamento politico. Mentre l`Europa arranca

DUCCIO ZOLA

E`finita l`egemonia dei movimenti sociali del Nord del mondo? Chiusi i Forum policentrici di Bamako e Caracas, uno sguardo alla mappa delle lotte contro la globalizzazione neoliberista ci riserva alcune sorprese. Dall`inizio del 2003 alla fine del 2005 si sono svolti, in Africa, America Latina e Asia, 50 eventi della società civile – forum sociali, controvertici, appuntamenti indipendenti – con una partecipazione e una rilevanza internazionale. Eventi più numerosi di quelli tenuti nello stesso periodo all`interno degli angusti confini dell`occidente, secondo un`indagine presentata in un convegno alla Sorbona di Parigi (consultabile al sito http://www.lunaria.org/mat/ACIpiantazola.pdf). Ciò che emerge al Sud è uno straordinario potenziale di mobilitazione, innovazione e proposta politica. L`America Latina è protagonista assoluta, un vero e proprio laboratorio di resistenza al liberismo e di cambiamento politico, come testimoniano le recenti affermazioni elettorali di coalizioni progressiste in Bolivia e Cile.

Il modello Porto Alegre

L`organizzazione del Forum sociale mondiale a Porto Alegre, dal 2001 al 2003 e nel 2005, ha dato impulso alla diffusione di quel modello su scala continentale, favorendo la nascita del Forum Panamazzonico, quella del primo Forum sociale delle Americhe nel 2004 a Quito in Ecuador e del primo Forum sociale della Triplice Frontiera (tra Argentina, Brasile e Paraguay), svoltosi a Puerto Iguazù in Argentina nel 2004. Anche il Forum Mesoamericano ha ricevuto uno stimolo decisivo entrando nell`orbita del Forum di Porto Alegre. Tutti eventi con una partecipazione che supera le 1.000 persone e che raggiunge le 155.000 unità nell`ultima edizione del Forum sociale mondiale di Porto Alegre. Cifre sfiorate anche nell`ultimo appuntamento «policentrico» di Caracas.

Oltre al proliferare dei forum, in America Latina sono numerosi i vertici e le iniziative promosse da movimenti sociali di base, popolazioni indigene e organizzazioni contadine. Ad essi si deve, ad esempio, l`organizzazione nel 2004 dell`«Incontro Latinoamericano delle organizzazioni sociali indigene e di resistenza popolare» e del «Vertice continentale delle donne indigene», tenutisi rispettivamente a Cochabamba in Bolivia e a Lima, nonché dell`«Assemblea Latinoamericana delle organizzazioni popolari autonome» lo scorso anno a Ciudad de la Plata in Argentina. Infine, non si può parlare di lotta al neoliberismo in America Latina senza accennare alle mobilitazioni contro l`Alca l`area di libero commercio continentale, simbolo della penetrazione economica e culturale degli Usa. Lo scorso novembre in 50 mila hanno contribuito al fallimento del summit delle Americhe a Mar del Plata. Ad esse si associano tutte le iniziative che si oppongono ai piani di integrazione economica regionale, come il Plan Puebla Panama – nemico principale di tutti i Forum Mesoamericani – e il Plan Colombia, che dietro la parvenza di lotta al narcotraffico cela la strategia imperiale statunitense di appropriazione delle risorse naturali colombiane, a cominciare dal petrolio: nel 2003, a Cartagena de Indias in Colombia, il Forum mondiale tematico su democrazia, diritti umani, guerra e traffico di droga era centrato su questo argomento.

La «turbolenta» Corea del Sud

Dall`altra parte dell`Oceano Pacifico, la situazione in Asia mostra proteste concentrate soprattutto nel subcontinente indiano e in Corea del Sud. Nella prima regione si sono svolti il Forum sociale mondiale di Mumbai nel 2004 e quello asiatico di Hyderabad nel 2003, ma anche iniziative promosse dalle numerose federazioni sindacali contadine e operaie che costituiscono l`asse portante del movimento altermondialista asiatico. Tra queste l`«Assemblea dei contadini dell`Asia meridionale» di Dhaka in Bangladesh nel 2004. Sempre a Dhaka e sempre nel 2004, People global action, una rete informale e libertaria di gruppi, collettivi e organizzazioni di base di tutto il mondo, si è data appuntamento per la «Conferenza continentale sul genere». La Corea del Sud fa registrare, da sola, livelli di conflittualità altrettanto alti. Seul è stata teatro della mobilitazione contro il Forum economico mondiale per l`Asia Orientale nel 2004 e della «Conferenza sindacale internazionale contro la privatizzazione dell`acqua e dell`energia» nel 2005. A Busan, poco prima del vertice del Wto a Hong Kong (teatro nel dicembre scorso delle manifestazioni di protesta con oltre 20.000 persone) è stato organizzato un controvertice per opporsi al summit dell`Apec, considerato uno strumento imperialista americano di sfruttamento delle risorse economiche e naturali. Se ci si volesse spingere in Oceania, oltre a numerose manifestazioni nazionali in Australia, troviamo che a Nelson, in Nuova Zelanda, è stato ospitato nel 2003 il primo (e ultimo) Forum sociale oceanico. Anche il Medio Oriente martoriato dal conflitto israelo-palestinese è compreso nella mappa: nel 2005 Beirut ha ospitato l`«Assemblea internazionale dei movimenti contro la guerra e la globalizzazione», organizzata dagli Hezbollah libanesi.

Da Bamako a Nairobi

Infine l`Africa. Il primo appuntamento del Forum sociale mondiale del 2006 si è svolto a Bamako, capitale di uno degli stati africani, il Mali, più attivi nella lotta alla globalizzazione neoliberista. In corrispondenza con gli appuntamenti ufficiali del G8, ogni anno viene organizzato il Forum dei popoli – nel 2003 a Siby, nel 2004 a Kita, l`anno scorso a Fana – un controvertice a distanza che attira ong (la cui presenza nel movimento africano è determinante) e movimenti sociali da tutto il continente per discutere di sovranità alimentare, tutela della biodiversità e cancellazione del debito. Sotto attacco in questo caso la Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale, istituzioni responsabili dello strangolamento di molti paesi africani attraverso i piani di aggiustamento strutturale.

Da sottolineare inoltre la forte presenza in Africa dei forum sociali. Dal 2003 al 2005, il Forum sociale africano si è svolto ad Addis Abeba in Etiopia, Lusaka in Zambia e Conakry in Guinea. Sempre a Lusaka nel 2003 e nel 2005 ad Harare in Zimbabwe hanno avuto luogo il primo e il secondo Forum sociale dell`Africa del Sud; lo scorso anno a Cotonou in Benin si è tenuto il Forum sociale dell`Africa Occidentale. Tra i temi affrontati ricordiamo quelli legati alla salute, ai conflitti e all`identità africana. Nel mondo arabo, da registrare la presenza di più di cento organizzazioni (africane e non) al forum della società civile parallelo al vertice delle Nazioni Unite sulla società dell`informazione, tenutosi a Tunisi pochi mesi fa. Unica nota stonata della situazione africana, la partecipazione agli eventi che non supera le 2.000 presenze. Ma il VI Forum sociale mondiale, che si svolgerà a Nairobi nel 2007, rappresenta l`occasione per un riscatto. E` così cambiata la geografia dell`impegno altermondialista. E con essa le forme di mobilitazione, l`agenda tematica, i soggetti sociali e politici, i luoghi simbolo della resistenza alla globalizzazione. Se la Stella Polare è oscurata, la Croce del Sud non è mai stata così splendente.

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E il 18 marzo giornata mondiale no war
Un controvertice agguerrito come ai primordi del movimento altermondialista, a dicembre ad Hong Kong contro il Wto. Due Forum sociali policentrici realizzati, a Bamako e Caracas, e uno rinviato a marzo, quello di Karachi in Pakistan. Sono stati due mesi di grande effervescenza, gli ultimi, per il movimento dei movimenti. Tutto si è però svolto fuori dall`Europa. Che ora ha l`occasione di riscattarsi, dopo che le mobilitazioni contro il G8 di Edimburgo, lo scorso luglio, erano state oscurate dagli attentati di Londra. La prossima grande occasione di mobilitazione è costituita dall`anniversario dell`attacco all`Iraq, il 18 e 19 marzo, quando è stata indetta una due giorni di manifestazioni contro la guerra in tutto il mondo. Dal 4 al 7 maggio si svolgerà invece ad Atene il Forum sociale europeo, tappa fondamentale per capire se i movimenti europei dopo il no alla Costituzione Ue in Francia e Olanda riusciranno a elaborare una Carta dei diritti dell`altra Europa. Sarà poi la volta, a giugno, del summit G8 a San Pietroburgo. L`appuntamento è fissato ma non sarà facile riuscire a organizzare una mobilitazione forte, vuoi per la scarsa forza della società civile russa, vuoi per la difficoltà di poter ottenere i visti d`ingresso, vuoi per la lontananza della città rispetto al cuore dell`Europa. In Italia, l`11 e 12 dicembre è prevista a Firenze un`assemblea nazionale del movimento contro la guerra. Non accadeva da tempo.

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