AMBIENTE: CIAMPI BOCCIA LA LEGGE DELEGA

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(da La Repubblica. MARTEDÌ, 21 MARZO 2006, Pagina 31 – Cronaca)

Dopo il no delle Regioni, il capo dello Stato non firma il contestato provvedimento di riordino del settore

Ambiente, i dubbi di Ciampi stop alla nuova legge delega

Esultano gli ambientalisti. Il ministero: solo chiarimenti

Il verde Pecoraro Scanio: “Ora Matteoli si dimetta“. Il diessino Mussi: “Testo da rifare con un´altra filosofia“

GIOVANNI VALENTINI
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ROMA – Non è, sul piano tecnico o giuridico, un vero e proprio rinvio. Ma per certi aspetti può essere anche peggio. La decisione del Capo dello Stato di non firmare il decreto sulla legge delega ambientale, chiedendo in pratica al governo di correggerla, blocca di fatto il provvedimento e lo mette in mora. È uno stop allo scempio del Belpaese, un altolà contro l´assalto del centrodestra a quel patrimonio naturale che tutela la qualità della vita e la salute dei cittadini. E contemporaneamente, conferma le preoccupazioni manifestate a più riprese negli ultimi quattro anni da tutto lo schieramento ambientalista, con i Verdi, il Wwf e Legambiente in testa.
Di fronte a un decreto emanato su delega del Parlamento, il presidente della Repubblica ha negato per il momento la sua firma, innanzitutto in base al giudizio fortemente negativo espresso dalla Conferenza Stato-Regioni, rivolgendo un implicito invito ad approfondire la questione e a verificare i punti controversi. In secondo luogo, anche se non si tratta propriamente di un Testo Unico, il Quirinale ritiene comunque che sarebbe opportuno chiedere al Consiglio di Stato un parere sulla legittimità amministrativa dell´intero provvedimento. Se queste sono le eccezioni, non si vede come possano essere superate e risolte in tempi brevi, cioè prima delle elezioni, a meno di non aggirarle con qualche ritocco o espediente d´occasione.
Sono soprattutto le Regioni a subire una normativa che in pratica le espropria da qualsiasi prerogativa in materia, com´era stato già espropriato il Parlamento attraverso la richiesta di una “delega in bianco“. Solo che l´articolazione politica delle amministrazioni locali, in gran parte governate dal centrosinistra, minaccia di provocare una serie di conflitti di competenza e di paralizzare quindi l´applicazione del provvedimento. E proprio da parte di una maggioranza che ha tanto predicato il federalismo, un tale accentramento di poteri risulta ancor meno accettabile e legittimo.
Dalla possibilità di smaltire i rifiuti in modo illegale, contro la disciplina comunitaria, alla riduzione degli interventi di bonifica sui siti industriali inquinati; dall´abolizione dei controlli sulla qualità delle acque, secondo i parametri stabiliti dall´Unione europea, fino alla trasformazione della valutazione d´impatto ambientale (Via) in un adempimento poco più che burocratico, la legge delega varata dal governo Berlusconi è in realtà un maxi-condono per il passato e un “via libera“ per il futuro. Un salvacondotto, insomma, per tutti gli inquinatori e speculatori che hanno abusato e intendono continuare ad abusare dell´ambiente a fini personali, contro l´interesse generale della comunità. Se il provvedimento non verrà corretto nella sostanza, dallo stesso centrodestra – secondo gli auspici del presidente Ciampi – o eventualmente da un governo diverso che verrà dopo, il Paese rischia di perdere un cespite importante del suo patrimonio ambientale, un asset della sua ricchezza naturale che alimenta anche l´industria del turismo e l´occupazione del settore.
Sono più che comprensibili, perciò, le reazioni positive con cui i Verdi e le associazioni ambientaliste hanno accolto la decisione del Quirinale, anche a costo di apparire trionfalistiche. Contro questo “disastro annunciato“, il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio arriva a chiedere le dimissioni del ministro Matteoli e annuncia che «dovrà essere il nuovo governo di centrosinistra a dare al Paese una seria ed efficace politica ambientale». Al plauso del Wwf nei confronti del capo dello Stato («La mancata firma – dice Fulco Pratesi – dimostra che la nostra battaglia non era affatto ideologica o di parte»), si unisce quello di Legambiente con il presidente Roberto Della Seta: «È il funerale della delega ambientale. Forse si può cantare vittoria: la legge sta sprofondando. Grazie Ciampi». E per i Ds Fabio Mussi, vicepresidente della Camera, avverte: «Nella prossima legislatura bisognerà rimettere le mani su quel testo con tutt´altra filosofia».
Con l´indifferenza che ha ispirato l´atteggiamento del ministero dell´Ambiente in tutta questa vicenda, fuori e dentro il Parlamento, i collaboratori di Matteoli tentano invece di accreditare la tesi che il Quirinale s´è limitato a chiedere soltanto alcuni chiarimenti. E sono sicuri quindi che alla fine il presidente della Repubblica non potrà che firmare il decreto. Quali che siano l´interpretazione e l´esito del braccio di ferro istituzionale, è chiaro comunque che il 9 e 10 aprile i cittadini italiani saranno chiamati a pronunciarsi nelle urne anche sulla difesa del loro territorio.

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