Chernobyl, la guerra dei numeri “La nube fece 100 mila morti“
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(da La Repubblica, MERCOLEDÌ, 26 APRILE 2006, Pagina 16 – Esteri)
Chernobyl, la guerra dei numeri “La nube fece 100 mila morti“
Per gli ecologisti fu una strage. L´Onu: 4000 vittime
L´allarme di organizzazioni sanitarie: i casi di tumore aumentano
PIETRO DEL RE
MOSCA – Un mistero aleggia attorno alla ventennale ricorrenza del più grande disastro nucleare civile della storia: quante furono le vittime provocate dall´esplosione del reattore della quarta unità di Cernobyl? E quante persone ancora moriranno per i veleni che nella notte fra il 25 e il 26 aprile 1986 si sprigionarono nell´atmosfera? Un rapporto Onu, pubblicato lo scorso settembre, parla di quattromila decessi. Pochi mesi dopo, il Centro internazionale della ricerca sul cancro fornisce altri dati: i morti salgono a sedicimila. Ma secondo recenti stime di associazioni ecologiste, il bilancio in vite umane, passato e futuro, è molto più pesante. Per l´Accademia delle Scienze di Mosca, solo in Bielorussia, verso cui la notte della tragedia i venti spinsero enormi quantitativi di sostanze tossiche, si registrerebbero attualmente 270mila casi di tumore attribuibili alle radiazioni. Di questi, 93mila dovrebbero avere un esito fatale.
Sono cifre contrastanti, a volte contraddittorie, ma tutte raccapriccianti. E´ del resto impossibile fornire un computo preciso di chi si è ammalato gravemente per via del disastro di Cernobyl, e di chi per quel motivo ha già perso la vita o la perderà. «Ma le cifre dell´Onu sono assolutamente false», dice Angelika Claussen, che presiede l´associazione tedesca dei «Medici contro la guerra nucleare». La Claussen esamina una per una le eventuali conseguenze della diffusione nell´atmosfera di circa 45 milioni di curie di Xeno 133, di 7 milioni di curie di Iodio 131, e di un milione di curie di Cesio 134 e 137. «L´Onu parla di 4000 casi di tumori alla tiroide: ma secondo i nostri dati, sono già 10mila le persone colpite da questo male e 50mila quelle che lo saranno tra breve».
Eppure, a sentire Leonid Bolshov, direttore dell´Istituto per l´energia atomica russa, Cernobyl è stato soltanto un incidente tecnico, di sicuro non una catastrofe. Dice lo scienziato: «I dati parlano chiaro: 47 persone sono morte quasi sul colpo, e nove bambini di tumore alla tiroide». Opposto e´ il parere di Viaceslav Grishine, che in quei fatidici giorni lavorò allo spegnimento dell´incendio della centrale: «Degli oltre 600mila «likvidatory», ossia quei tecnici, pompieri e soldati che dall´Ucraina, Russia e Bielorussia furono spediti a Cernobyl per tentare di arginare il disastro, 45mila sono morti e quasi 120mila sono rimasti gravemente invalidi».
Per la sezione russa di Greanpeace, lo scopo del rapporto Onu è quello di sostenere il programma nucleare di Mosca che prevede la costruzione di 40 nuovi reattori entro il 2030. Vladimir Ciuprov, responsabile dell´organizzazione, cita i dati stilati da un centro di ricerca dell´Accademia delle Scienze secondo cui, tra il 1990 e il 2004, la nube radioattiva avrebbe ucciso 67mila persone solo in Russia.
Come districarsi tra questi numeri, queste valutazioni discordanti, queste nefaste previsioni? Bisognerebbe anzitutto poter paragonare i casi di tumore nelle regioni contaminate prima e dopo la catastrofe. Ma la maggior parte di quei dati sono oggi sotto chiave negli archivi di Mosca che li considera segreti di Stato. E quindi inaccessibili all´Ucraina, teatro della tragedia, che nel 1991 divenne indipendente.
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