EVASIONE FISCALE. Il 43% degli autonomi si dichiara povero

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(La Repubblica, MARTEDÌ, 16 MAGGIO 2006, Pagina 38 – Economia)

Il 43% degli autonomi si dichiara povero

Quasi la metà denuncia meno di 10 mila euro. Solo 17mila oltre i 200 mila

imprenditori: Il 21,7% dice di prendere meno di 5 mila euro. Oltre 200 mila euro solo lo 0,1%
professionisti: L´11,8% dichiara meno di 5 mila euro l´anno. Oltre 200 mila euro c´è l´1,6%
agricoltori: Secondo le denunce dei redditi il 38,5% guadagna meno di 5 mila euro l´anno
I redditi fiscali 2002 ben più bassi di quelli elaborati da Bankitalia

LUISA GRION
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ROMA – A guardare i dati ufficiali non sembrerebbe affatto vero che chi fa da sé fa per tre. Non per quanto riguarda il reddito, almeno. Quando si tratta di contare a ciò che resta in cassa dopo un anno di lavoro, dalle dichiarazioni dei redditi degli italiani, risulta che i lavoratori dipendenti sono «ricchi» e i lavoratori autonomi «poveri».
Una bella fetta delle “partite Iva“ (imprenditori, professionisti, commercianti, artigiani, agricoltori) – il 43 per cento circa – giura infatti di non guadagnare più di 10 mila euro l´anno. Il magnifico tetto degli oltre 200 mila euro – cui arrivano solo 50 mila italiani – è raggiunto solo da 17 mila autonomi, lo 0,5 per cento appena della categoria. La maggioranza dei “possidenti“ vivrebbe dunque di busta paga.
Così risulta dalle statistiche che il dipartimento delle Politiche Fiscali ha elaborato sulle dichiarazioni dei redditi del 2003 (riguardanti il 2002). Se è vero che, in generale, la fascia più ampia dei contribuenti si posiziona fra i 15 e i 20 mila euro (quasi il 15 per cento dei 39,9 milioni cittadini chiamati a pagare le tasse) – a leggere quanto gli autonomi hanno dichiarato davanti al commercialista – si scopre che una discreta parte della categoria vive sulle soglie della povertà.
Il 22,3 per cento, più di 800 mila partite Iva, camperebbe con un reddito ben inferiore a quello dei pensionati (5 mila euro); il 20,8 metterebbe a segno entrate fra i 5 e i 10 mila euro. Il 34,4 un più dignitoso reddito fra i 10 e i 25 mila euro.
E più “poveri“ degli altri risulterebbero gli imprenditori: ai fini dell´Irpef il 23 per cento della categoria dichiara un reddito annuo entro i 10 mila euro. Non va meglio fra i liberi professionisti: anche qui, entro i 10 mila euro, si colloca il 22 per cento dei contribuenti. Letteralmente da fame sarebbero invece i redditi degli agricoltori: ben il 38,5 per cento di loro deve cavarsela con 5000 euro l´anno.
Tanta fatica, tanta responsabilità, tanti rischi – sembrerebbe – per una manciata di soldi. E non è neanche questione di deduzioni particolarmente importanti perché i contributi che i lavoratori autonomi si auto-versano ammontano in media a 3-4 mila euro l´anno.
Eppure sulla povertà dei lavoratori autonomi può sorgere qualche dubbio quando si mettono a confronto i dati «confessati» al fisco, con quelli forniti in forma anonima alla Banca d´Italia. Dall´indagine campionaria che l´istituto ha compiuto sui redditi del 2002 emerge infatti un quadro molto diverso e decisamente migliore. Quando i conti non vengono fatti davanti ad un commercialista, insomma, l´ottimismo trionfa, il contribuente si rilassa.
Agli statistici di via Nazionale i lavoratori autonomi hanno fatto capire che sotto i 10 mila euro – per fortuna – vivrebbe solo il 3,7 per cento della categoria e che il 37 per cento delle partite Iva porta invece a casa, a fine anno un reddito che supera i 40 mila euro. Fra i dati del Fisco e quelli considerati dalla Banca d´Italia c´è, insomma, uno scarto di uno a dieci.
Certo è che autonomi a parte, quello che risulta dalle dichiarazioni dei redditi, è comunque sia un paese dai redditi al ribasso: le classi oltre i 60 mila euro di reddito annuo sono tutte comprese entro lo 0,9 per cento. I ricchi davvero, o almeno quelli che si dichiarano tali ammettendo entrate oltre i 200 mila euro, rappresentano lo 0,12 per cento della popolazione appena.

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