Un esercito di bambini sfruttati piccoli schiavi nel cuore d´Europa

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(da La Repubblica, LUNEDÌ, 05 GIUGNO 2006, Pagina 21 – Esteri)

Sottratti alle famiglie con la falsa promessa di lavoro, finiscono in Italia, Inghilterra e Germania

Un esercito di bambini sfruttati piccoli schiavi nel cuore d´Europa

La denuncia di un rapporto Onu: 1 milione e mezzo ogni anno

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Enrico Franceschini

LONDRA – Portano via il portafoglio ai passanti. Rubano nelle case, arrampicandosi sui muri ed entrando dalle finestre. Si prostituiscono. Lavorano nelle fabbriche di stupefacenti. Oppure fanno le pulizie, gli sguatteri, gli operai, pagati poco e niente.
È questa la dura esistenza degli “schiavi bambini“, un milione e mezzo dei quali vengono comprati, venduti, rapiti e sfruttati ogni anno dai trafficanti internazionali, che se li procurano, spesso con l´inganno, in Estremo Oriente e nell´Europa dell´est per poi utilizzarli in Gran Bretagna, in Germania, in Italia, in Austria e in altri paesi ricchi dell´Occidente. Lo denuncia un rapporto inviato al ministero degli Interni britannico da “End Child Prostitution, Pornography and Trafficking“ (Mettiamo fine alla prostituzione, alla pornografia e al traffico dei bambini), una coalizione composta da nove associazioni benefiche che si occupano dei diritti dei minori, tra cui Unicef, Save the Children e l´ente per la protezione dell´infanzia nel Regno Unito. «Dietro questa nuova e feroce forma di schiavismo», accusa Christine Beddoe, portavoce della coalizione, «ci sono i Fagin del ventunesimo secolo», bande di trafficanti infinitamente più crudeli del personaggio che esortava Oliver Twist e altri miserabili monelli a «sgraffignare un portafoglio o due» nel romanzo omonimo di Charles Dickens.
Secondo il rapporto, anticipato ieri dal Sunday Telegraph, questo ignobile commercio di esseri umani funziona così. Primo caso: i trafficanti avvicinano famiglie povere in paesi del Terzo Mondo e offrono un lavoro in Occidente per i loro figli, assicurando che i bambini avranno così un futuro migliore ed entro breve tempo potranno guadagnare abbastanza da inviare un po´ di denaro a casa. I genitori, a quel punto, devono pagare ai trafficanti una cifra intorno ai 5 mila euro per le spese di «viaggio e documenti», cosicché vengono derubati due volte: dei figli, che non rivedranno più, e di una cospicua somma di denaro.
Secondo caso: alcune famiglie, particolarmente tra le carovane di zingari in Romania o Bulgaria, vendono ai trafficanti i bambini in loro possesso, talvolta dopo averli già «addestrati» al furto e al borseggio, in modo da poter pretendere un prezzo più alto.
I bambini provenienti da Cina, Vietnam, Malesia e in genere dall´Asia sono solitamente adibiti a lavoro minorile o prostituzione; quelli che arrivano dall´Europa dell´est vengono impiegati come ladri e borseggiatori. Ma le due categorie, presto o tardi, si confondono. I ladri, per esempio, devono portare l´equivalente di un minimo di 350 euro al giorno al proprio «padrone»: se non rubano abbastanza, vengono minacciati di essere trasferiti al settore della prostituzione infantile, e talvolta è proprio ciò che accade. Inoltre, raggiunti i 14 anni di età, quando se arrestati per borseggio possono essere condannati al carcere minorile, molti dei giovani ladruncoli – sia maschi che femmine – sono comunque trasferiti allo sfruttamento sessuale.
Infine, a 18 anni, vengono accoppiati fra loro, affinché mettano al mondo altri bambini, che saranno destinati alla medesima vita.
Il peggio è che dopo un´esistenza simile non si rendono nemmeno conto di essere sfruttati e schiavizzati, non si sentono vittime: rubare, lavorare gratis per un padrone, prostituirsi, è l´unica vita che hanno conosciuto, una vita per loro “normale“, come sembrava normale e perfino attraente ai compagni di Oliver Twist nel romanzo di Dickens. Quella Londra vittoriana non c´è più, ma in ciascuno dei 33 municipi della sfavillante Londra odierna, afferma il rapporto, sono stati trovati “schiavi bambini“, sottoposti a violenze ed abusi ben peggiori di quelli che l´odioso Fagin impartiva allo sfortunatissimo Oliver.

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