Scosse elettriche nell’Unione

Loading

Maggioranza in bilico per lo «scandalo Cip6». I Verdi: «La finanziaria

(il manifesto, 24 dicembre 2006)


Matteo Bartocci

Roma
Tensione di nuovo altissima tra governo e maggioranza (Verdi e Prc ma non solo) sul cosiddetto «Cip6», cioè sugli incentivi che tutti gli italiani pagano nella bolletta elettrica per sostenere le energie rinnovabili ma che in realtà finiscono in gran parte a fonti «assimilate» molto inquinanti come rifiuti, residui di gas di raffinazione e carbone.
Pochi forse se ne saranno accorti ma in realtà è proprio sull’anodino «Cip6» che il governo Prodi per la prima volta ha rischiato seriamente di non avere più la sua maggioranza in senato. E’ successo martedì scorso, quando i Verdi (sostenuti da Rifondazione) hanno fatto mancare per protesta il numero legale sulla legge comunitaria minacciando di non votare più finché il governo non si fosse impegnato a correggere l’errore sul Cip6. L’«Aventino» è rientrato solo dopo una nota ufficiale del ministro Vannino Chiti che ha definito la nuova norma «un puro «errore tecnico». In finanziaria infatti il maxi-emendamento governativo ha sapientemente capovolto l’accordo raggiunto da tutti i partiti dell’Unione e dal relatore allargando motu proprio la platea degli impianti incentivati da quelli «funzionanti» a quelli «autorizzati». E’ solare che tra le due formulazioni passano decine di possibili nuovi impianti e centinaia di milioni di bonus Cip6.
La materia è complessa e la matassa ancora da dipanare. Nel consiglio dei ministri previsto per il 27 dicembre Alfonso Pecoraro Scanio promette battaglia: «Quell’accordo non si tocca, mi aspetto che il governo mantenga gli impegni». La strada per correggere l’«errore» però è ancora alquanto nebulosa.
L’ipotesi di un decreto legge ad hoc come quello sui reati contabili non sembra convincere il Quirinale. Si pensa così a un emendamento da presentare durante la conversione del decreto «milleproroghe»: ci sarebbero due mesi di tempo per sanare la frattura nella maggioranza ed evitare eventuali contenziosi con le imprese penalizzate dalla nuova normativa. Saranno però due mesi in cui può accadere di tutto, perfino una «corsa all’autorizzazione dell’ultimo minuto». Per questo il leader dei Verdi venerdì scorso dopo il consiglio dei ministri ha chiesto ufficialmente per iscritto al collega Bersani di «conoscere le previsioni» del suo ministero in materia di nuovi impianti. Un modo per avere garanzie che non ci siano furbizie e che progressivamente il Cip6 sparisca definitivamente dal bestiario legislativo italiano. Solo in Italia infatti fondi per l’eolico e il solare vanno agli inceneritori e al gas: gli interessi industriali coinvolti sono enormi e riguardano una materia, l’energia, che tra l’altro sarà oggetto nei prossimi mesi di una nuova ondata di liberalizzazioni previste in una legge delega al ministro per lo sviluppo Pierluigi Bersani attualmente in discussione in senato.
Giovanni Russo Spena, capogruppo del Prc, esclude «manine» ed errori dovuti alla fretta: «Sul Cip6 c’è stata una manovra politica consapevole da parte di qualcuno che ha capovolto l’intesa raggiunta in senato. Sarebbe un vero scandalo se il governo non si correggesse dopo che si è solennemente impegnato in aula. Con un simile precedente e senza un accordo sul piano per le emissioni per noi sarebbe molto difficile concedere la delega prevista nel ddl Bersani. Non vogliamo l’Italia delle candele – ricorda Russo Spena – quella sull’energia verde è una battaglia per la modernità in piena sintonia con la società e con il programma dell’Unione».
L’attuale vicedirettore del Corsera Massimo Mucchetti ha scritto nel suo libro «Licenziare i padroni?» del 2003 che la direttiva Cip6 era «il frutto di un accordo scandaloso fra il Gotha del capitalismo italiano, l’Enel e il governo Amato». Una direttiva che in 15 anni ha trasferito 30 miliardi di euro dalle bollette alle imprese, consentendo investimenti a rischio zero e di riciclare guadagnandoci i residui inquinanti della raffinazione del petrolio o dei rifiuti. La corsa al Cip6 va avanti: ci sono gare in Sicilia e in Piemonte. Il sindaco di Torino Chiamparino ha avvisato il governo che ha bisogno di quel contributo per costruire un nuovo inceneritore.
C’è insomma una solida «convergenza di interessi» tra enti locali, industrie, sindacati e lobby che il governo e spezzoni «riformisti» della maggioranza evidentemente non hanno voluto intaccare. Dal ministero dello sviluppo ieri non chiudevano la porta a nessuna ipotesi: «L’impegno a correggere la finanziaria è preso, si troverà una soluzione che politicamente convinca tutti e che renda la norma più gestibile».

*****

Energie «assimilate»

Inquinare di più vale 4 miliardi all’anno

Il «Cip6» è un’anomalia tutta italiana sotto processo comunitario a Bruxelles e bocciata anche dalle authority nazionali. La matassa nasce nel 1992 quando il Comitato interministeriale prezzi (Cip) emanò la direttiva n. 6 che fissava gli incentivi alle rinnovabili equiparandole assurdamente alle fonti «assimilate» (rifiuti, carbone, gas, residui di raffinazione, etc.). Da allora gli italiani, sotto l’anonima voce «quota A3» versano in bolletta in media 60 euro all’anno in più, con un aggravio di costi pari al 5-7% totale. La torta è enorme: nel 2005 sono arrivati alle industrie «incentivi» per circa 4,6 miliardi. E come è intuibile vanno quasi tutti alle fonti inquinanti: su 50,3 TW/h generati nel 2005 solo 9,7 sono di energia «verde». Anche le authority vogliono vederci chiaro. Quella per l’energia ha già tagliato una parte del contributo previsto dal 2007 e il 14 luglio scorso l’Antitrust ha giudicato il «Cip6» «inefficiente per il sistema elettrico», «ingiustificato per la concorrenza» e di «dubbia utilità generale» sulle assimilate. Il sistema inoltre fa acqua: nel 2006 almeno cinque impianti regolarmente autorizzati hanno incassato illegittimamente almeno 60 milioni di euro. (m. ba.)

/wp-contents/uploads/doc/“>


Related Articles

Libia. Il sindaco di Derna teme 20mila morti

Loading

Da tutta la Libia al lavoro per salvare i superstiti e liberare quel che rimane della città dal fango. Incubo epidemie. Ignorato l’allerta del Centro meteorologico nazionale

«Cemento e incuria Così ogni anno finiamo sott’acqua»

Loading

Ieri sera, ore 21, imbocco dell’autostrada A1, poco dopo il casello di Melegnano. Sulla riviera di Levante e l’Alta Toscana sta piovendo da ore. Il camionista intrappolato sulla A14 vicino a Brugnato è stato appena liberato, la radio sconsiglia di mettersi in viaggio e il bollettino meteo è pessimo.

La forza del petrolio

Loading

 Dalle quotazioni del greggio dipende la spinta o lo stop alla ripresa La battaglia tra sauditi e produttori Usa di shale oil può far scendere i prezzi sotto i 60 dollari al barile

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment