Le politiche sulla famiglia in Italia e in Germania

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L’analisi di Chiara Saraceno su due Paesi a lungo simili e legati da n

Mentre l’Italia si attarda in discussioni ideologiche e guerre tra ministeri, la Germania volta pagina



ROMA – Sono molte le similitudini tra Italia e Germania in tema di famiglia: dalle norme costituzionali che la tutelano a un’organizzazione pratica fondata sulla separazione del lavoro tra uomini e donne, al welfare. Ora, però, i tedeschi sono riusciti a fare delle politiche della famiglia una priorità bipartisan, avvicinandosi alle scelte dei paesi nordici. Mentre l’Italia sembra essersi fermata, attardata in discussioni ideologiche e in guerre di confine tra ministeri senza portafoglio. E’ questa la sintesi delle considerazioni espresse su lavoce.info” da Chiara Saraceno, professore ordinario di Sociologia della famiglia presso la facoltà di Scienze politiche di Torino e, per diversi anni, membro della Commissione di Indagine sulla Povertà e l’esclusione sociale presso la Presidenza del Consiglio, di cui dal 1999 al 2001 è stata la presidente.

La saraceno ricorda come Italia e Germania abbiano due norme costituzionali molto simili per quanto riguarda la famiglia: “La sua protezione come ‘società naturale fondata sul matrimonio’. E l’organizzazione pratica ancora in larga misura fondata su una netta divisione del lavoro tra uomini e donne, in Germania incentivata anche dal sistema fiscale. In entrambi i paesi le istituzioni religiose hanno un ruolo importante nelle politiche sociali pubbliche. Entrambi hanno visto la presenza di un grande partito di ispirazione cristiana e cattolica”.

A lungo i due paesi sono stati simili anche nello scarso sviluppo dei servizi sociali, per le persone non autosufficienti e per i bambini molto piccoli. Anche se in Germania la questione della non autosufficienza è stata affrontata dal 1993 con una forma di assicurazione obbligatoria. Mentre l’Italia fino a ieri poteva vantare una diffusione delle scuole materne più capillare e, dal 2000, una legge sui congedi genitoriali che apre timidamente ai padri. Condividono anche l’essere tra i paesi europei a più bassa fecondità, anche se per vie diverse: in Italia prevale il figlio unico, in Germania vi è una consistente percentuale di donne, specie tra le più istruite, che non hanno neppure un figlio, ma chi ne ha, ne ha almeno due”.

Ma come è cambiata la Germania? “Nonostante queste somiglianze – afferma la Saraceno -, in Germania negli ultimi anni la cultura e il discorso pubblico sulla famiglia sono mutate profondamente, portando a cambiamenti che molti ritenevano impensabili, sia sul piano normativo che su quello delle politiche. Sul piano normativo, la questione delle coppie di fatto etero e omosessuali che desiderano avere riconoscimento pubblico è stata risolta nel 2000, appunto con un istituto delle unioni civili simile a quello che era già in vigore in molti paesi nordici. Certo, ci sono state le proteste della Chiesa cattolica, ma la norma è passata e il dibattito si è progressivamente sopito senza produrre grandi lacerazioni. Sul piano delle politiche(…) la Grande coalizione ha segnato una forte svolta. Dal primo gennaio il congedo genitoriale, fin qui pagato nulla o in misura irrisoria, sarà compensato per il 67 per cento, con un tetto massimo di 1.800 euro mensili per dodici mesi, che possono salire a quattordici se il padre ne prende almeno due. Contemporaneamente, è stato avviato un piano per la creazione di asili nido, che sono il punto dolente delle politiche di conciliazione in Germania come in Italia. E si è aperto un dibattito pubblico, che ha coinvolto anche il mondo imprenditoriale, sulla necessità di un maggiore coinvolgimento dei padri nella cura dei bambini oltre che sulla opportunità di sostenere la partecipazione delle giovani donne al mercato del lavoro, senza costringerle a difficili scelte tra maternità e lavoro”.
”Da fanalino di coda delle politiche famigliari – continua -, la Germania si avvia così a diventare più simile alla Francia e ai paesi scandinavi. Mentre l’Italia, dopo l’innovazione della legge sui congedi, sembra essersi fermata: attardata in discussioni ideologiche su che cosa sia la famiglia e in guerre di confine tra ministeri senza portafoglio. È difficile, ad esempio, individuare una idea di politica della famiglia nella attuale Finanziaria”.

Ma cosa ha pesato positivamente nel contesto tedesco? L’unificazione. “Essa – conclude la Saraceno – ha messo a confronto due modelli di famiglia e di donna. E il confronto non è stato tutto a favore della Germania occidentale. Non a caso, proprio sulle norme che toccavano da vicino la vita delle donne l’unificazione non ha potuto semplicemente trasferire a Est le norme dello Stato occidentale. Ha dovuto arrivare a una mediazione sull’aborto, sulle coppie di fatto, e anche sui servizi, specie per la prima infanzia, e sul sostegno alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro. In Italia una cultura politica, ma anche imprenditoriale, vecchia, unita alla pretesa monopolistica sui valori della Chiesa cattolica e dei suoi autonominati difensori, non riesce a produrre altro che paralizzanti scontri ideologici e frattaglie di politiche (oltre che di ministeri)”.

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