Droghe, i teodem dicono sì a Ferrero

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Il ministro della Solidarietà sociale presenta alla Camera le linee guida della nuova normativa che cancellerà la Fini-Giovanardi: depenalizzazione del consumo, differenziazione delle sostanze a seconda della pericolosità, distinzione tra microspaccio e narcotraffico, misure alternative al carcere, più servizi pubblici per i tossicodipendenti, limitazioni alla pubblicità di alcolici. E il temuto scontro con i cattolici della Margherita non c’è

(il manifesto, 9 febbraio 2007)

Eleonora Martini
Roma
Il responsabile della Solidarietà sociale Paolo Ferrero porta in Commissione Igiene e Sanità del Senato le linee guida del ddl sulle droghe a cui sta lavorando il governo Prodi. E nel faccia a faccia tra il ministro antiproibizionista e gli ultrà del divieto, i teodem della Margherita, il temuto (o sperato, per alcuni) scontro non c’è stato. Per il testo di legge i tempi sono prematuri e si prevedono ancora alcune settimane di approfondimento, ma i punti focali ci sono.
Il consumo resta illecito ma non sanzionabile: saranno riviste le sanzioni amministrative e verrà depenalizzato il consumo quando avviene in condizioni che non mettono a rischio altre persone (come la guida in stato di alterazione, o l’uso di siringhe in luoghi pubblici), e sarà eliminata la dose massima consentita a uso personale. Ferrero, nell’esporre questo punto, ha ben presente lo studio del Cnr che rivela come le sanzioni, in 17 anni di applicazione, si sono rivelate inefficaci come deterrente all’uso di stupefacenti e irrilevanti rispetto all’intercettazione dei servizi di cura della maggioranza dei consumatori: secondo la ricerca, infatti, nel 2005 è stato segnalato solo l’1,2% di coloro che, si stima, fumano cannabis nel nostro paese; solo lo 08% dei consumatori di cocaina; e solo il 4% di quelli di eroina.
Le sostanze saranno distinte in 8 tabelle e non più 2 a seconda della pericolosità (la cannabis separata dall’eroina) così come sarà distinto «il piccolo spacciatore dal criminale». Torna al giudice il compito di decidere se si tratti di consumo o spaccio a seconda della finalità di lucro e, riconducendo «il sistema penale alla media europea», affinché la lotta al narcotraffico sia più efficace, vanno differenziate le pene tra il traffico e il microspaccio. Saranno potenziate le misure alternative al carcere e i servizi pubblici, ai quali torna l’esclusività della certificazione dello stato di tossicodipendenza. Per Ferrero vanno «superati gli ostacoli normativi che rendono difficile istituire sistemi di allarme rapido, come quello di analizzare le sostanze laddove vengono consumate per prevenire le morti». E ancora, premendo sull’acceleratore della corretta informazione e della prevenzione – anche e soprattutto rispetto alle droghe legali – il ministro ha annunciato una drastica limitazione della pubblicità dei superalcolici (che spesso associano il loro uso al successo e al divertimento), e l’accordo col ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni sullo stanziamento di 400 mila euro per avviare la formazione di operatori «alla pari» nelle scuole, ossia ragazzi capaci di comunicare ai propri coetanei tutti i rischi legati all’uso di stupefacenti. L’Italia poi dovrà mettersi in regola con l’Unione europea presentando un piano d’azione triennale fondato sulla «strategia dei quattro pilastri» che prevede tra l’altro la sperimentazione delle politiche di riduzione del danno da affidare alle Regioni. Infine Ferrero ha rilanciato la proposta, avanzata nei mesi scorsi dalla Croce Rossa italiana e che il governo pensa di portare in sede Onu, di un «gruppo di acquisto internazionale» di oppio afghano, al fine di produrre una marca di morfina «umanitaria», anziché eroina, da immettere gratuitamente nei paesi in via di sviluppo che attualmente non hanno accesso ai farmaci antidolorifici.
Fatta eccezione per il senatore An Domenico Gramazio che si è rifiutato di ascoltare il ministro e ha lasciato l’aula, la discussione è stata «molto pacata e si è svolta in un clima di dialogo che molti hanno chiesto di mantenere per giungere finalmente a risultati concreti», come racconta il presidente della Commissione, Ignazio Marino. «Un’audizione con contenuti molto più vasti di quelli che ci aspettavamo – continua Marino – In particolare mi è sembrato condiviso da tutti l’accento posto sulla prevenzione attraverso l’attenzione agli stili di vita dei ragazzi e all’educazione costante e ripetuta degli adolescenti. Mi sembra anche molto importante che il governo giustamente pensi di affrontare la questione droga con una politica innovativa che vada al di là dei confini nazionali». Un clima positivo tutt’altro che inatteso per Ferrero perché «da entrambe le parti abbiamo fatto uno sforzo e siamo riusciti a impostare la discussione su un piano di realtà e non su quello ideologico». E a Riccardo De Facci, il presidente della Cnca, che chiede «un tavolo di confronto con la società civile» e mette in evidenza «la crisi delle comunità terapeutiche, ferme a vent’anni fa» anche dal punto di vista economico, con rette giornaliere pari alla metà di quelle delle comunità psichiatriche o per minori, Ferrero risponde: «De Facci ha ragione, sarà la Consulta a confrontarsi su questi argomenti. In questo momento però mi sembrava opportuno, per la delicatezza del tema, affrontare la discussione in parlamento».
E a proposito di Consulta e della mozione di sfiducia che il Polo ha presentato al senato contro di lui a causa della nomina dell’ex Br, Susanna Ronconi, il ministro non si scompone: «E’ un attacco politico che punta su di me con l’obiettivo dichiarato da sempre di far saltare il governo».

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