MAMMA E BIMBE IN GABBIA IN TRIBUNALE, VIA ALL’ISPEZIONE

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E’ un fatto talmente inspiegabile che il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha immediatamente avviato un’ispezione. Il Guardasigilli vuole capire come sia stato possibile che una donna portata in tribunale è stata lasciata, dietro le sbarre della gabbia per gli imputati, insieme alle due figlie di due e tre anni.

La più piccola in braccio, l’altra con le manine a stringere le sbarre. L’immagine-choc è stata ripresa, alcuni giorni fa, nell’ aula della Corte d’Appello di Napoli dove la donna, una nomade detenuta per furto, veniva giudicata per evasione dagli arresti domiciliari. Gli addetti ai lavori si meravigliano: non è possibile, non è mai successo, deve essere stata una distrazione. Il ministro Mastella ha definito la foto “uno spettacolo ignobile.

Chiederò una relazione al procuratore generale di Napoli e assumerò quindi le mie decisioni. L’ immagine dei bambini nella gabbia di un’ aula di tribunale conferma una volta di più quanto bisogno ci sia di umanizzare la giustizia”. Il procuratore generale del Tribunale di Napoli, Vincenzo Galgano, invita a smorzare i toni: “E’ un caso circoscritto che difficilmente si ripeterà, è di modestissima entità, dovuto forse a distrazione del personale”. “E’ stato un fatto davvero irrituale, credo sia stata una svista del giudice” dice Ettore Gassani, dell’Associazione avvocati per la famiglia e i minori. L’avvocato spiega che una donna ha diritto a stare con i propri figli ma non nella gabbia.

In questi casi, il giudice affida i bambini temporaneamente ai servizi sociali, oppure ad un parente entro il quarto grado ma mai si fanno venire in aula i minori. “E’ inspiegabile” anche per Melita Cavallo, capo del dipartimento della giustizia minorile,: “Non si è mai vista né sentita una cosa simile. Probabilmente, non si è riusciti a staccare la donna dai suoi figli durante l’udienza”. Secondo il sottosegretario alla giustizia, Luigi Manconi, “la legge, attualmente in discussione alla Camera, ha precisamente lo scopo di evitare l’obbrobrio che abbiamo visto fotografato nella gabbia del tribunale di Napoli”. Si tratta – sostiene Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – di un caso isolato da ricondurre ad un deplorevole, ma banale, voyerismo. Il non rispetto della privacy “non è frequente”.

Mentre la parlamentare di An e presidente dell’ associazione Solidarietà 2000, Daniela Santanché presenta un esposto alla Procura di Roma per accertare le responsabilità del magistrato, Telefono Azzurro segnala i rischi di “possibili traumi” per le bambine. “Va evitato in tutti i modi – dice il presidente Ernesto Caffo – che i bambini e gli adolescenti entrino in contatto con le sbarre. La tutela può e deve essere pretesa. Ogniqualvolta i genitori vivono in condizioni di fragilità e non sono in grado di dare sicurezza ai figli, siamo in presenza di potenziali rischi fortemente traumatici. Anche in questo caso il trauma non si può escludere. E’ per questo – conclude – che, pur nel rispetto delle regole, bisogna investire in risorse e servizi ed evitare simili situazioni”.

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