Passaggio in India a caccia di affari

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Oltre 450 imprese al seguito di Prodi nel viaggio d’affari che inizia domani. Obiettivo della visita è far crescere l’interscambio a 10 miliardi di euro in tre anni ed essere protagonisti della liberalizzazione delle banche nel 2008

(il manifesto, 10 febbraio 2007)

Roberto Tesi
Conferenza stampa piuttosto inusuale, quella di ieri mattina a palazzo Chigi. A rispondere alle domanda dei giornalisti un trio composito: Romano Prodi, Emma Bonino e Luca Cordero di Montezemolo, dei tre decisamente il più interessato visto che all’odine del giorno era il viaggio in India di quella che sicuramente è la più grande delegazione politica, ma soprattutto economica che l’Italia ha mai inviato all’estero. Il presidente del consiglio sarà affiancato nel viaggio da tre ministri: oltre alla Bonino (commercio estero) ci saranno Antonio Di Pietro e Rosy Bindi. Assieme a loro, un bel po’ di direttori generali, di esperti, ma soprattutto imprenditori.
La Confindustria, infatti, porterà 430 imprese italiane in India nel quadro della missione organizzata dal governo. La cifra è stata fornita da Luca Cordero di Montezemolo. Il quale ha precisato – alla vigilia di quella che definisce «la seconda grande missione di sistema e di Paese, dopo la Cina» – che erano stati 620 gli imprenditori ad essersi «prenotati», ma la Confederazione è stata costretta a tagliare, ha sottolineato Montezemolo, anche per un «problema di limitata disponibilità dei voli». Insomma, visto che il nuovo maxi-Airbus non vola ancora e Alitalia non brilla, parecchi imprenditori sono rimasti a terra.
I rapporti tra le due comunità imprenditoriali, ha ricordato il presidente della Fiat, hanno peraltro registrato negli ultimi due anni, a seguito della missione con l’allora Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi, «uno sviluppo straordinario». Ma non basta: l?Italia ha obiettivo molto ambiziosi. Quali, li ha spiegati la Bonino: «Mi auguro che in tre anni l’interscambio commerciale raggiunga i dieci miliardi di euro». L’Italia, ha ricordato la Bonino, parte da un interscambio di quattro miliardi (e un deficit di circa 800 milioni) e punta, oltre all’affermazione delle imprese italiane nei comparti dell’agroalimentare, delle infrastrutture e dell’aeronautica a medio raggio, ai settori di prossima liberalizzazione, come banche e servizi. Tanto che della missione italiana faranno parte i rappresentanti di 16 banche, contro gli appena 6 istituti di credito che attualmente sono presenti in India.
«Le banche in India – ha spiegato il ministro del commercio estero – saranno liberalizzate nel 2008 e posizionarsi è un dato ‘sine qua non’ per essere presenti al momento dell’apertura». La missione indiana offrirà anche l’opportunità, ha aggiunge la Bonino, «per affrontare da amici le difficoltà che ancora ci sono come i dazi e le barriere doganali, alcune molto penalizzanti come per gli alimentari, i marmi, le macchine utensili e l’alcol e le pesantezze burocratiche». Poi ha spiegato che per le imprese che intendono radicarsi nel subcontinente Abi, Sace e Simest mettono a disposizione un fondo da 300 milioni appena istituito.
Ma in India una azienda ben radicata già c’è: è la Fiat che anche recentemente ha stretto nuovi accordi con la Tata: «uno dei più grandi gruppi industriali del mondo – per dirla con Montezemolo che considera Tata «un grande partner della nostra azienda, anche fuori dall’India». E a un giornalista che chiedeva un parere sugli «esproprii» che Tata sta realizzando a danno di migliaia di contadini per costruire un nuovo stabilimento, il presidente della Fiat si è limitato a rispondere: «la leadership di Tata è attenta alle problematiche sociali».
Romano Prodi ha presentato la missione, ricordando l’analoga iniziativa in Cina del settembre scorso, come «un grande sforzo di politica estera grazie al quale reinseriremo l’Italia tra i grandi Paesi». E riferendosi all’India: «La considero l’inizio di un nuovo capitolo del rapporto con l’Asia, con un paese che sarà sempre più importante per l’Italia che, in parallelo con la Cina, sarà la porta dell’Asia».
Il presidente del consiglio ha ricordato che quella indiana è «la più grande democrazia al mondo, ma una democrazia complicata» e ha annunciato che oltre al capo del governo Manmohan Singh e alla leader del Partito del Congresso Sonia Gandhi incontrerà anche il leader dell’opposizione: sarà un incontro fra «raffinati gestori di coalizioni» ha detto il presidente del Consiglio, ironizzando anche sul fatto che quello indiano è «forse l’unico governo al mondo sostenuto da un numero di partiti superiore al nostro».


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