Liberalizzazioni, passa il decreto Il Senato vota la fiducia, è legge
L’aula di palazzo Madama ha dato il via libera: 161 i sì, 153 i no. Votano a favore Follini e Pallaro. Assenti 4 senatori a vita
il ministro Bersani: “Il cittadino non è più suddito”
ROMA – Il pacchetto delle liberalizzazioni ha superato l’ostacolo del Senato. L’aula di palazzo Madama ha votato la fiducia e ha dato il via libera al provedimento che, così, è diventato legge: 161 i voti favorevoli, 153 i no. Quella di stamani è stata la diciassettesima fiducia da inizio legislatura votata dal Senato.
Il senatore Marco Follini, leader dell’Italia di mezzo, ed il senatore indipendente eletto nelle circoscrizioni estere, Luigi Pallaro, hanno votato “sì”, mentre quattro senatori a vita erano assenti: Carlo Azeglio Ciampi, Sergio Pininfarina, Giulio Andreotti (che fa sapere di non aver votato per un contrattempo), Francesco Cossiga. Favorevole invece il voto degli altri tre senatori a vita: Emilio Colombo, Rita Levi Montalcini e Oscar Luigi Scalfaro.
Tra le misure previste, lo stop ai costi di ricarica delle schede dei telefonini e quelle per internet e pay-tv. Ed ancora la cancellazione delle penali per l’estinzione anticipata dei mutui (oltre a quelli sulla prima casa la norma si applica anche ai mutui contratti da persone fisiche per l’acquisto e la ristrutturazione di immobili adibiti ad abitazione e anche allo svolgimento di attività economiche e professionali). L’articolo 12 prevede inoltre la revoca delle concessioni Tav per le tratte Milano-Verona, Verona-Padova e Milano-Genova. Una norma che ha provocato la dura reazione della Lega che ha aperto uno striscione in Aula “in difesa della Padania penalizzata dal provvedimento”.
Sempre sul fronte dei contenuti alla Camera era stato modificato l’articolo 10 con misure relative a diversi settori professionali: estetisti, parrucchieri, autoscuole. Anche l’articolo 13 sulla scuola è stato rivisto a Montecitorio, dove sono state inserite alcune delle proposte di modifica presentate anche dall’opposizione.
(Repubblica.it, 30 marzo 2007)
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