Diritti umani, ambiente: Italia senza strategie

by Sergio Segio | 24 Maggio 2010 14:03

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Per quanto riguarda il settore energetico, la distanza tra obiettivi da raggiungere e situazione attuale è ben espressa da due semplici percentuali: il Belpaese deve arrivare al 17% di produzione da fonti rinnovabili rispetto ai propri consumi entro il 2020, mentre a oggi l’energia verde nostrana sfiora appena quota 5,2%. Non va meglio guardando alla mobilità , che caratterizza l’Italia come il Paese europeo a più elevata mobilità  motorizzata pro capite e il cui tasso di motorizzazione è astronomico: 598 auto ogni 1.000 abitanti (+91% dal 1980). Nei trasporti, come nella mobilità , è la gomma a farla da padrona. Le merci continuano infatti a viaggiare prevalentemente su strada (il 71,9% nel 2008), poco in nave (18,3%) e pochissimo su ferrovia (9,8%).

In positivo, crescono, anche se di poco, le piste ciclabili protette e non protette nei capoluoghi di provincia (sono circa 2.840 km nel 2008, erano circa 2.500 l’anno precedente); aumenta la produzione agricola biologica, con 1.150.253 ettari di superficie biologica o in conversione (erano 1.148.162 nel 2006) e continuano a salire i sistemi di gestione ambientale e le certificazioni. In tema di risorse naturali, risulta positivo lo stato di protezione delle aree di interesse ambientale, con il 100% di territorio sensibile tutelato da Sic, Siti di interesse comunitario.

Diritti umani. I rapporti umani sono affrontati dallo studio partendo dalla sfera pubblica ‘cannibalizzata’, dall’etica pubblica, dalla “disumanità  imperante”, per arrivare alla necessità  di una globalizzazione dei diritti.

Scenari internazionali. L’analisi delle questioni che sono sul piatto di Obama, dei ‘crucci’ del presidente americano per l’Iraq e l’Afganistan, il pantano (del diritto, degli stati, delle coscienze) di questi teatri di guerra sono riportate nel capitolo del Rapporto dedicato ai problemi internazionali. Ma si tratta anche di America Latina e Africa, del ritorno dei pirati nei mari e delle “paci possibili”.
L’Europa è a un bivio: deve scegliere se continuare nella costruzione di uno Stato federale seguendo una logica di arroccamento, o scegliere invece una logica di responsabilità  globale. E “da sinistra non arrivano ancora proposte credibili (o entrano in crisi quelle fin qui praticate), che siano in grado di rispondere alle tante questioni aperte che pesano sulla coesione sociale e sulla fiducia: aumento della disoccupazione, riduzione del potere d’acquisto dei salari, aumento dell’insicurezza sociale per larghi strati di pensionati, aumento del disagio sociale e della violenza nelle grandi città , penalizzazione della periferia”. (ep)

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