La vera riforma? “Il lavoro come valore”

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La danza immobile del governo italiano. Il fatto che l’Italia ‘tiene’ non risponde a verità . In Ue i governi di Germania, Francia e Regno Unito, pur con quantità  meno importanti rispetto agli Stati Uniti, sono intervenuti in maniera significativa per dare nuova linfa all’economia reale e contrastare la disoccupazione. In Italia, poco o nulla è stato fatto: sono stati stanziati 26 miliardi di euro, distribuiti su 3 anni, per di più con soldi presi in buona parte dal dirottamento di altre risorse, come i Fondi sociali europei e il Fondo per le aree sottoutilizzate. Che, così, possono continuare ad attendere il loro sviluppo.

Persone più fragili. E i servizi si allontanano, la casa è un miraggio. Mentre la crisi ha evidenziato in tutta la loro violenza le politiche individualiste di questi decenni, che hanno cambiato la faccia dell’Italia e reso le persone più fragili. “L’isolamento, la non socialità , la non solidarietà  rendono più difficile trovare modo di affrontare la crisi, di cercare soluzioni. Questi anni di crescita del precariato, hanno visto svilupparsi la catena lunga della famiglia, con i nonni che mantenevano i nipoti: quella catena ha costruito un equilibrio, ha ammortizzato la stagione della precarietà , ma potrebbe non essere in grado di reggere l’urto di una crisi prolungata”. L’analisi del Rapporto è che si tratta delle conseguenze sociali provocate “dalla cultura del disvalore del lavoro e dei valori dipendenti dai consumi. Aver reciso il riconoscimento sociale del lavoro, aver teorizzato l’individualismo fine a se stesso mettono in luce tensioni insostenibili. Per questo, oltre alle tutele e ai diritti materiali, serve riportare il valore del lavoro come metro di misura collettivo”.

La vera riforma è il lavoro. Senza lavoro non c’è reddito, senza reddito non ci sono consumi, senza consumi il Paese va a rischio default. Il sistema capitalistico italiano ha una struttura molto ramificata, ma anche molto delicata. Fondamentalmente, è un capitalismo di territorio fondato sulla rete di piccole e medie imprese, con queste ultime che, negli scorsi anni, hanno svolto un ruolo trainante. La sua forza si è concentrata nel manifatturiero di qualità , nei distretti, nelle tecnologie diffuse, nell’ampia rete dei cosiddetti capitalisti personali, privi in questo momento di ogni rete protettiva. La crisi, infatti, ha trovato l’Italia in un momento di forte trasformazione. Senza una politica economica pubblica, mirata a rafforzare la struttura portante, il sistema si indebolisce e perde competitività , qualità  e conoscenza. Il Rapporto riferisce anche le proposte concrete della Cgil, in primis l’allungamento a 104 settimane del periodo di cassa integrazione. 

La risorsa migrante. I migranti ormai partecipano per il 10% alla formazione del Prodotto interno lordo. Costringerli all’irregolarità  vuol dire consegnarli al lavoro nero. Sono stati tra i primi a pagare i costi della crisi: il tasso di disoccupazione dei lavoratori immigrati ha conosciuto un aumento del 2,2%, il numero delle persone in cerca di lavoro è aumentato del 40,8%, mentre sono in flessione sia i mutui che le rimesse nei Paesi di provenienza. (ep)


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