Colpo al clan dei Casalesi preso il figlio di Sandokan

by Sergio Segio | 16 Giugno 2010 6:32

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Casal di principe – Si era tagliato la barba, aveva perso diciotto chili. Ma nel villino abusivo dove si nascondeva pur senza essere formalmente ricercato, non aveva rinunciato al suo passatempo, lo stesso del padre: la pittura. I quadri, una decina e tutti dipinti da lui, erano appesi ai muri dell’appartamento di Casal di Principe dove si nascondeva Nicola Schiavone, 31 anni, ritenuto l’attuale «reggente» del clan camorristico dei Casalesi e figlio del padrino di Gomorra Francesco detto “Sandokan” che sta scontando l’ergastolo,«Sì, sono io», ha detto Schiavone junior ai poliziotti. Nel covo, niente armi. C’erano invece due computer, “chiavette” per il collegamento internet, pen-drive usate come archivio, sette cellulari, abiti firmati, una collezione di dvd originali, un rilevatore di microspie capace anche di schermare i telefoni. E le tele. Quadri dai colori chiari. Figure di donna con frasi come «Vorrei esaudire tutti i tuoi sogni». Ma pure un cappello dei carabinieri con in basso una lumaca. Anche il padre, d’altra parte, dipingeva durante la latitanza interrotta nel luglio di 12 anni fa da un poliziotto, Guido Longo, che oggi è questore di Caserta e ha stanato Schiavone jr insieme agli 007 della sezione di Casal di Principe della squadra mobile diretta da Alessandro Tocco.

Ora Nicola Schiavone deve difendersi dall’accusa di triplice omicidio. È lui, secondo i pm Antonio Ardituro, Giovanni Conzo, Cesare Sirignano e Patrizia Dongiacomo, coordinati dal procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, il mandante della trappola mortale organizzata l’8 maggio 2009 ai danni di Giovanni Battista Papa, Modestino Minutolo e Francesco Buonanno, tre malavitosi di Grazzanise puniti per aver chiesto una tangente e la restituzione di un credito a un’azienda casearia che faceva riferimento alla famiglia Schiavone. Racconta il pentito Salvatore Laiso: Nicola convocò gli affiliati e, dopo il caffè, disse che i tre «si erano comportati male e andavano eliminati». Il pentito Raffaele Piccolo definisce Nicola Schiavone «una persona diabolica, che ha moltissimo potere», la moglie del collaboratore aveva saputo che voleva «tagliarle la testa». Alle indagini hanno contribuito in maniera determinante le intercettazioni. Prima di essere ammazzato ad esempio Papa parla con un amico, Carlo, del nodo riguardante l’azienda casearia.

Papa: «Ma questo è una cosa di Nicola, però».
Carlo: «Nicola?»
Papa: «Schiavone».
Carlo: «Non ce ne fotte. Nicola il figlio di Ciccio»?
Papa: «Eh, quello è capace che…». Forse un presentimento di ciò che sarebbe accaduto di lì a qualche giorno. E le “cimici” nell’auto dei due presunti esecutori materiali del delitto, Roberto Vargas e Francesco Della Corte, hanno ripreso in diretta la pianificazione e l’esecuzione dell’occultamento dei cadaveri.
Vargas: «Il tempo che li cacciamo nella terra e la macchina se ne deve andare subito».
Della Corte: «Aspetto la telefonata, nel giro di tre minuti li copro e li butto sulla pala».

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