Fiat Pomigliano, la Fiom verso il no

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La Fiom di Pomigliano dice no all’accordo separato con la Fiat per il futuro dello stabilimento. Lo rende noto oggi (lunedì 14 giugno) Andrea Amendola, membro della segreteria provinciale dei metalmeccanici, che ha incontrato le Rsu Fiom dello stabilimento, iscritti e simpatizzanti. “Abbiamo delineato le cose da fare – dichiara Amendola – e adesso mi recherò a Roma per il comitato centrale per portare anche la posizione dei lavoratori iscritti al sindacato, che propendono per un no all’accordo con l’azienda. Naturalmente sarà  poi il comitato centrale a prendere la decisione finale”. Si aspetta quindi l’esito della riunione nazionale della Fiom, attualmente in corso, come prossimo passo per giudicare l’intesa.

Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, ha incontrato il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, poco prima del comitato. Al centro della riunione proprio la situazione dello stabilimento campano, in attesa di formalizzare la decisione delle tute blu, che a questo punto dovrebbe essere negativa.

La segreteria della Cgil ha poi diramato una nota in cui sottolinea che la clausola sullo sciopero è illegittima, invitando la Fiat a fare un passo indietro (leggi la nota)

Angeletti, è spartiacque relazioni
Nel frattempo i rappresentanti delle parti sociali continuano a commentare la vertenza. “L’accordo di Pomigliano costituisce una vicenda spartiacque nel sistema delle relazioni sindacali, destinato, qualunque sia l’epilogo, ad un cambiamento definitivo. L’era dell’antagonismo è finita”. Lo afferma il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti: “Questo accordo dimostra che, in Italia e in Europa, può ancora vivere un forte apparato industriale: senza un sistema di relazioni sindacali antagoniste, la globalizzazione potrà  non essere più sinonimo di deindustrializzazione”.

Marcegaglia, la Fiom ci ripensi
“Auspico che la Fiom rifletta e cambi idea su Pomigliano d’Arco”. Così la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, intervenendo all’assemblea annuale di Assolombarda. “Come si fa – aggiunge – a bloccare un investimento di 700 milioni di euro per tutelare assenteisti, bisogna guardare avanti e non far finta di non vedere, bisogna guardare al futuro di 5mila lavoratori più altri 10mila dell’indotto”.


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