«Siamo tutti stranieri», voci e linguaggi dell’altra Italia

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«Con questa faccia da straniero sono soltanto un uomo vero anche se a voi non sembrerà », cantava tanti anni fa il greco-francese Georges Moustaki. Oggi i volti diversi, i colori più scuri o i capelli molto chiari, le culture e i costumi differenti sono intorno a noi. I rifugiati o i nati altrove li ritroviamo al lavoro o sull’autobus, in casa o a scuola. Ieri ne abbiamo sentito anche il suono, quelle delle tante voci delle persone di origine non italiana che hanno riempito la giornata (e i programmi) di Radiotre, un omaggio al piccolo elettrodomestico a transistor che ci ha sempre portato i linguaggi ignoti e insoliti del resto del mondo, dall’altra sponda del Mediterraneo alle terre d’oltreoceano.
Siamo tutti stranieri, si chiamava l’iniziativa, che ha ospitato uno scienziato a parlare di antenati e catene del dna dagli etruschi ai tedeschi oppure il giornalista Eric Jozsef, corrispondente in Italia del quotidiano Libération, che ha curato la rassegna stampa di Prima Pagina o la scrittrice albanese Anilda Ibrahimi a discutere di scritture migranti con l’autore romeno Mircea Butcovan o il quiz del libro condotto dal romanziere argentino Adrian Bravi. L’elenco è lunghissimo, dalla cantante uruguaiana Ana Karina Rossi alla scrittrice d’origine somala Igiaba Scego, dal giornalista greco Dimitri Deliolanes all’iraniano Kurosh Danesh. L’occasione era la giornata del rifugiato che si celebrerà  domenica 20 giugno, anche nel paese che ha inventato i respingimenti, ossia un calcio in faccia ai richiedenti asilo da dovunque provengano (e non ha ancora firmato la convenzione contro la tortura). Un’atmosfera di festa, uno sguardo diverso sulle cose italiane e del mondo in tutti i programmi di Radio3: dalla lettura dei giornali agli spazi musicali, dalle trasmissioni culturali all’approfondimento dedicato ai libri, la scienza, il cinema, il teatro, la poesia, l’arte.
«Abbiamo voluto dare un nostro contributo all’idea di una società  democratica, multiculturale e aperta», ha detto il direttore della rete, Marino Sinibaldi. «Oggi lo straniero è come demonizzato dai mezzi d’informazione. Inoltre le dinamiche di relazione, penso soprattutto a quelle nel mondo del lavoro, stanno pericolosamente prendendo la direzione di una schiavizzazione coatta. Con la nostra giornata abbiamo cercato di offrire un’immagine reale di quello che c’è dietro ai cosiddetti stranieri. Dietro ci sono l’esule, l’intellettuale, il migrante lavorativo, il rifugiato politico ma anche i figli di migranti nati in Italia e che purtroppo sono considerati stranieri nel loro paese. Dietro questa parola c’è una varietà  di persone e non la piattezza di chi vede solo il criminale o l’affamato».


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