Monito della Camera “Aiutare gli immigrati”

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In Italia è “opportuno” investire sulla regolamentazione delle forme di impiego della manodopera straniera, perché “la presenza di lavoratori extracomunitari risulta significativa proprio in quei settori in cui si registra una percentuale più elevata di lavoro sommerso”. Lo sottolinea la commissione Lavoro della Camera nel documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sul lavoro nero (il documento integrale). Per la commissione si deve partire “dal dato inconfutabile che la richiesta attuale di manodopera viene considerata come non adeguatamente soddisfatta. Le stesse modalità  di ingresso nel Paese – si legge nel documento conclusivo dei deputati – risultano spesso di non facile applicazione e favoriscono il ricorso al lavoro sommerso”, ponendo “con forza la questione relativa alle modalità  di reclutamento di tale manodopera e a come regolamentarne la permanenza nel territorio”.

Nel corso dell’indagine si è così prospettata la necessità  di semplificare le procedure per il rilascio del permesso di soggiorno in favore dei lavoratori stranieri regolarmente presenti sul territorio italiano, “agevolando la tempistica e le relative procedure e mettendo, altresì, a disposizione delle imprese una quota di ingressi più rispondente ai bisogni delle stesse”.

La commissione, con l’eccezione dei deputati leghisti, propone anche di estendere “il periodo di soggiorno per ricerca di lavoro, in caso di sopravvenuta disoccupazione (oggi limitato a 6 mesi)” e di ricollegare “la decorrenza di tale proroga non al giorno del licenziamento bensì a quello della scadenza del permesso di soggiorno”. La commissione chiede così di rendere “meno probabile lo scivolamento di tali lavoratori verso condizioni di irregolarità , anche attraverso il loro impiego in attività  di formazione”.

In questa prospettiva a parere della commissione è essenziale “l’avvio di politiche sociali di integrazione adeguate, riguardanti gli alloggi, la formazione linguistica e scolastica, nell’ambito delle quali gli enti locali dovrebbero assurgere al ruolo di effettivi protagonisti. Sempre in tema di semplificazione della normativa relativa al reclutamento della manodopera straniera, si segnala poi l’esigenza di introdurre modifiche alla normativa dei rinnovi dei permessi di soggiorno stagionali, attesa la particolare delicatezza di tali forme di attività  professionale, che, a causa dei periodi ristretti in cui si esercitano, rendono ancor più problematica la tematica del reclutamento e della permanenza dei lavoratori stranieri, spesso costretti a migrare da un territorio all’altro all’inseguimento delle campagne della raccolta”.

Quanto al fenomeno del caporalato, “il tema dei controlli e delle sanzioni appare ancor più centrale, così come l’introduzione di innovazioni legislative nel campo della responsabilità  civilistica degli amministratori di fatto e in quello della protezione sociale di coloro che risultano soggetti a sfruttamento da parte dei cosiddetti ‘caporali’, ad esempio attraverso il riconoscimento del permesso di soggiorno in caso di denuncia dei loro persecutori (mediante l’applicazione dell’articolo 18 del Testo unico sull’immigrazione)”.

Dall’indagine emerge inoltre che il lavoro sommerso negli ultimi anni è dilagato fino a raggiungere la percentuale di più di un terzo del Pil, che sommato al cosiddetto sommerso criminale – gli utili di mafia, ‘ndrangheta, camorra e sacra corona unita, circa 175 miliardi di euro l’anno – si arriva a una dimensione del 50 per cento del Pil. Le categorie più coinvolte nel sommerso sono gli immigrati (pari al 27 per cento) e i giovani in cerca di prima occupazione. Il fenomeno pero’ non coinvolge solo gli immigrati clandestini (un quarto dell’immigrazione complessiva, pari a una quota di 800 mila persone), ma gli stessi extracomunitari legalmente presenti nel territorio. Nella disamina dei dati della immigrazione del Paese, si è inoltre rilevato che essa non è più prevalentemente extracomunitaria, ma è, almeno per il 50 per cento, di origine europea, relativa a Paesi appena entrati o in procinto di entrare nell’Unione europea (evidente è il caso della Romania). I dati relativi alla presenza del lavoro sommerso nei diversi settori produttivi, individuano nel lavoro domestico il settore a più alta incidenza (37 per cento), seguito dall’agricoltura (26 per cento), dall’edilizia (circa il 24 per cento), dal tessile (13 per cento) e dalla meccanica (circa l’8 per cento).


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