Pigs, francesi e tedesche le banche più esposte

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NEW YORK – Le banche francesi e tedesche hanno una esposizione di quasi mille miliardi di dollari nei confronti dei quattro Paesi più fragili della zona euro: Spagna, Irlanda, Portogallo e Grecia. E’ stata la Bri, la Banca per i Regolamenti Internazionali di Basilea, a fornire il quadro della esposizione, alla vigilia di una riunione a Toronto del Financial Stability Board di Mario Draghi (presenterà  al G20 le proposte di riforma della finanza). Le cifre di Basilea si riferiscono alla fine del 2009 e sono a livello aggregato. Cioè non precisano, per ragioni di segretezza, la situazione dei singoli istituti di credito. In tutto le banche che operano dei 16 Paesi dell’euro detengono il 62% dell’esposizione internazionale dei quattro grandi ammalati, per un totale di 1579 miliardi di dollari (727 miliardi della Spagna, 402 dell’Irlanda, 244 del Portogallo e 206 della Grecia).

«Le banche francesi e tedesche sono le più a rischio», spiega al Wall Street Journal Stephen Cecchetti, della Bri. Gli istituti francesi hanno crediti per 493 miliardi, quelli tedeschi di 465. «E del totale di 958 miliardi, 174 si riferiscono a debiti sovrani di Spagna, Irlanda, Portogallo e Grecia, e 784 a debiti privati».
Anche se gli interventi dell’Unione europea e del Fondo monetario hanno stabilizzato la situazione, le banche europee sono ancora sotto pressione. Se costrette a svalutare il capitale e a ridurre i crediti, potrebbero generare un impatto sulla ripresa europea. A differenza di due settimane fa, invece, gli Usa si sentono immuni dal contagio. Qualcuno persino teorizza – come James Bullard, presidente della Federal Reserve Bank di St. Louis – che i malanni europei, provocando un flusso di capitali verso l’America, aiutino a tenere bassi i tassi di interesse sul dollaro stimolando la ripresa.
Contro questo facile ottimismo si schiera George Soros. «E’ collassato il sistema finanziario come lo abbiamo conosciuto finora», ha detto ieri a Vienna il re degli speculatori. «ed è appena cominciato il secondo atto della tragedia». Ad avvalorare i suoi timori è anche il mercato dei “Muni”, cioè dei bond emessi negli Stati Uniti dalle amministrazioni locali. E’ un mercato immenso, da 2800 miliardi di dollari, che risente delle difficoltà  di bilancio delle varie città . L’anno scorso sono stati costretti al default solo 223 dei 40 mila enti americani che hanno emesso obbligazioni. Ora si teme la slavina.


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