L’odissea dei rifugiati eritrei “Torture su donne e bambini”
ROMA – È sempre più grave la situazione dei rifugiati eritrei chiusi nel centro di detenzione di Braq, vicino Sabha, nel sud del deserto libico, per i quali ieri hanno chiesto con urgenza un intervento internazionale il Consiglio italiano rifugiati (Cir) assieme ad Amnesty international.
La Farnesina, da parte sua, fa sapere che l’Italia «è pronta a fare la sua parte ma nel quadro di un’azione Ue», ha detto Maurizio Massari, portavoce del ministro degli Esteri Franco Frattini. Il Cir ha chiesto al governo italiano di «trasferire e reinsediare i rifugiati in Italia», mentre Amnesty si appella alle autorità di Tripoli affinché, oltre a fornire acqua, cibo, servizi igienici adeguati e cure, non rinviino forzatamente in Eritrea i rifugiati, «rispettando il principio internazionale del non respingimento verso paesi in cui una persona potrebbe essere a rischio». Ieri, uno dei detenuti ha parlato di «condizioni disumane» e torture ripetute anche su donne e bambini.
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