Difesa dell’acqua pubblica e no al nucleare, il corteo referendario ha invaso Roma

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ROMA – Dopo la manifestazione per la dignità  delle donne e quella in difesa della Costituzione e della scuola pubblica, anche il corteo contro il nucleare e la privatizzazione dell’acqua si è trasformato in uno straordinario successo di mobilitazione popolare organizzato al di fuori dei partiti. Trecentomila partecipanti – hanno detto gli organizzatori. Ma al di là  delle cifre il corteo imponente che ha sfilato oggi per il centro di Roma è l’ennesimo messaggio tanto al governo quanto ai partiti di opposizione, a cominciare dal Pd, diviso al suo interno anche su questi temi. L’obiettivo era quello di ottenere finalmente attenzione per i referendum fissati maliziosamente dal ministro dell’Interno Roberto Maroni per il 12 e 13 giugno, a un mese di distanza dalla consultazione per le amministrative.

In tutto quattro quesiti : due per abrogare i piani di privatizzazione (tanto del governo Berlusconi quanto di quello Prodi) degli acquedotti; uno per bloccare le ambizioni di revival nucleare dell’attuale esecutivo; e un quarto, infine, per abrogare il legittimo impedimento, per quanto ridimensionato nella sua efficacia dalla Consulta. Malgrado l’allarme destato dalla catastrofe di Fukishima, raggiungere il quorum sarà  un’impresa tutta in salita, ma l’entusiasmo mostrato oggi dai manifestanti sembra non voler fare troppi calcoli. “Questo movimento di persone è nato sei anni fa: per la prima volta si è creato un soggetto politico partendo dal basso, non un partito. Questa è una speranza per il futuro”, commenta uno degli animatori dell’iniziativa, il missionario comboniano padre Alex Zanotelli.

La varietà  di sigle e persone sfilate oggi da piazza Esedra a San Giovanni è stata in effetti ancora una volta impressionante. Insieme ai comitati promotori dei referendum, in piazza c’erano infatti oltre a sigle ambientaliste e sindacali, esponenti del Pd, dell’Idv e della sinistra rimasta fuori dal Parlamento, anche numerosi amministratori locali e i rappresentanti delle imprese e dei lavoratori delle rinnovabili, ormai un importante settore produttivo messo a rischio dalla precedenza data dal governo per il ritorno all’energia nucleare.

Coloratissimo, ironico, creativo, come accade ormai sempre in queste occasioni, il corteo, disseminato di cappelli a forma di rubinetto e manifestanti in tuta antiradiazioni, era aperto dallo striscione “Due sì per l’acqua bene comune”. Tra gli altri cartelli letti lungo la sfilata “Capannori vuole bere l’acqua del sindaco”, “L’acqua è sorella delle creature, non dei mercanti”, “No alla guerra per l’acqua, per il petrolio e per l’uranio”. I temi del nucleare e della privatizzazione dell’acqua si sono intrecciati infatti con la mobilitazione contro l’intervento armato in Libia. A dare un tocco di folclore a quest’ultimo aspetto, un gruppo di ragazze, le ‘Gheddafine’, assoldate lo scorso anno per partecipare a una serata organizzata in onore del leader libico Gheddafi. Anche loro sono scese in piazza per dire “stop alle bombe in Libia”, “we love Libya” e ancora “no alle bombe ‘umanitarie’, apriamo un canale diplomatico”.


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