E il premier chiede soluzioni rapide “O pagheremo tutto alle amministrative”

Loading

ROMA – «È come per i rifiuti di Napoli: a parole tutti sono pronti a prenderli, poi nessuno li vuole». Silvio Berlusconi ce l’ha con i governatori, che non accettano nelle loro regioni i campi profughi. È la «sindrome Nimby», quel “non nel mio cortile di casa”. Nella maggioranza la tensione è alle stelle, il premier ora teme per il risultato delle elezioni amministrative: «Su questo ci giochiamo la faccia». Tra le varie idee elaborate affannosamente in queste ore a palazzo Grazioli c’è anche quella di pagare degli spot sulle tv della Tunisia e sulle grandi emittenti in arabo, Al Jazeera e Al Arabya, per spiegare a chi intende emigrare clandestinamente che «saranno tutti riportati indietro». La prospettiva di tenersi in regione, magari per chissà  quanti mesi, delle tendopoli con migliaia di clandestini terrorizza infatti gli amministratori locali del Pdl e della Lega. E lo scaricabarile – ne è spia la lite in Lombardia tra Romano La Russa e il leghista Andrea Gibelli – è già  iniziato. «I leghisti fanno i puri e duri – si sfoga un esponente di primo piano del Pdl – ma il ministro dell’Interno ce l’hanno loro! Spetta a Maroni il compito di mandarli via». Il ministro dell’Interno se l’è presa invece con il governatore Lombardo, perché avrebbe «soffiato sul fuoco» dell’esasperazione a Lampedusa. I più scatenati sono comunque gli ex An, che sentono la concorrenza del Carroccio sul tema della sicurezza. La bresciana Viviana Beccalossi è drastica: «Io farei evacuare gli italiani da Lampedusa e trasformerei l’intera isola in un grande centro di espulsione». Il Cavaliere è angosciato. All’inizio, preso dai processi, ha sottovalutato quello che stava accadendo a Lampedusa. Ora è una lotta contro il tempo per correre ai ripari: con il blitz di oggi a Lampedusa (prevista la sua partecipazione al consiglio comunale) il premier intende restituire al governo e a se stesso un’immagine di efficienza: «Farò come a Napoli per l’immondizia». Ma tutti sanno che svuotare Lampedusa con i traghetti sarà  solo il primo passo e nemmeno il più difficile. È la partita con la Tunisia quella che preoccupa di più Maroni e Frattini. I due ministri venerdì sono volati a Tunisi e hanno chiuso un accordo con le nuove autorità , ma da quel momento tutto sembra essersi fermato. «Noi siamo già  pronti – ha spiegato ieri sera Maroni al premier – a rimpatriare i clandestini. Li abbiamo identificati e fotosegnalati tutti. Abbiamo inviato alle autorità  tunisine i cartellini di identificazione, ma ci devono dire dove portarli, in quali porti e aeroporti». Il problema del governo è che la Tunisia sembra fare orecchie da mercante. Maroni vorrebbe «rimpatri di emergenza», 4-500 persone alla volta, Tunisi ne accetta invece con il contagocce, come se si trattasse di una procedura ordinaria. Per questo, in attesa che si risolva questo braccio di ferro, i clandestini resteranno in Italia. Saranno approntati una decina di campi, molti al Sud ma qualcuno anche al Nord, tendopoli recintate, dalle quali non si potrà  uscire. La capienza prevista dal Viminale è di 11 mila posti in totale. Dove? Sarà  deciso oggi pomeriggio nell’incontro tra il governo e gli enti locali. Di fronte alle critiche di Napolitano, al «fora da i ball» di Bossi, alle preoccupazioni della Cei, Maroni punta i piedi: «Abbiamo fatto il possibile – afferma con i suoi in serata -, il governo ha speso 30 milioni di euro e dall’Europa non è venuto un solo quattrino. Li rispediremo indietro, ma senza forzature: dobbiamo rispettare la legge». Oltre alla questione dei clandestini (a Lampedusa ce ne sono circa 5500) c’è poi il problema dei rifugiati. Sull’isola sono arrivate circa 700 persone in questi ultimi giorni, ma sono già  2000 in totale, con molte famiglie, donne e bambini compresi, che fuggono dalle guerre e devono essere accolti: somali, libici, eritrei. Il piano Maroni prevede di alloggiarli in piccoli gruppi di 30-40 persone nei centri cittadini. Si utilizzeranno strutture pubbliche come ex scuole e caserme, dalle quali i rifugiati potranno entrare e uscire piacimento. «Ma se dalla Libia arriveranno a decine di migliaia – spiegano dal Viminale – dovrà  scattare il piano nazionale di accoglimento stabilito con le regioni».


Related Articles

Suad Amiry “Questa guerra è contro i bambini E il mondo tace”

Loading

Suad Amiry, scrittrice palestinese e architetto, da Ramallah scaglia il suo j’accuse contro il governo israeliano e il premier Netanyahu

L’Italia e la Libia. Di flotta e di governo

Loading

E la flotta va. Stavolta addirittura con l’appoggio di un editoriale di Travaglio su il Fatto, che giorni prima sfotteva sulla «flottina»

Semplificazione delle procedure e basta paura: le richieste di Asgi ai candidati

Loading

Per l’Asgi è ora di cambiare politica sull’immigrazione. Proposto ai candidati al Parlamento un documento in 10 punti: regolarizzazione, chiusura Cie, eliminazione del requisito cittadinanza nei concorsi e acquisizione semplice per nati in Italia, ecc…

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment