Energia, la lezione dei comuni. “Siamo verdi e autosufficienti”

by Sergio Segio | 29 Marzo 2011 16:47

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ROMA – Un comune su otto in Italia è autosufficiente dal punto di vista elettrico grazie a sole, vento, biomasse e geotermia; a Lecce si produce più elettricità  verde di Friburgo, la celebrata capitale tedesca del fotovoltaico; nel 94% dei municipi italiani è presente ormai almeno un impianto rinnovabile. Accusate di essere troppo costose, marginali e inaffidabili, le fonti verdi si prendono la loro rivincita e lo fanno con “Comuni Rinnovabili 2011”, il dossier di Legambiente che fotografa la diffusione delle micro centrali ad energia alternativa sul territorio nazionale.

Giunto alla sua sesta edizione, il rapporto illustrato oggi a Roma è “la migliore risposta a chi continua a sostenere che il contributo delle fonti rinnovabili sarà  comunque marginale nel futuro del Paese”. Una presentazione che ha molto il sapore di un “pride“. “Per capire come stanno davvero le cose – spiega il curatore del rapporto Edoardo Zanchini – occorre guardarle nella giusta prospettiva. Se continuiamo a raccontare la questione energetica partendo dalle potenzialità  d’installazione delle fossili è chiaro che non c’è gara, ma se scendiamo sul territorio per capire come le comunità  rispondono alle esigenze locali allora i numeri ci danno ragione e ci rendiamo conto che gli obiettivi fissati dall’Unione Europea sono raggiungibili con incredibili vantaggi per tutti”.

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“Grazie a questi impianti – si legge nella premessa del documento – si sono creati nuovi posti di lavoro, portati servizi, riqualificati edifici e creato nuove prospettive di ricerca applicata, oltre, naturalmente, a una migliore qualità  della vita… senza dimenticare bollette meno salate”. Le cifre di questa rivoluzione che ci sta avvolgendo silenziosamente sono eloquenti. Il rapporto “racconta un salto impressionante nella crescita degli impianti installati nel territorio italiano. Sono 7.661 i Comuni in Italia dove si trova almeno un impianto. Erano 6.993 lo scorso anno , 5.580 nel 2009. In pratica, le fonti pulite che fino a 10 anni fa interessavano con il grande idroelettrico e la geotermia le aree più interne, e comunque una porzione limitata del territorio italiano, oggi sono presenti nel 94% dei Comuni. Ed è significativo che cresca la diffusione per tutte le fonti, dal solare fotovoltaico a quello termico, dall’idroelettrico alla geotermia ad alta e bassa entalpia, agli impianti a biomasse e biogas integrati con reti di teleriscaldamento e pompe di calore”.

Una forza tanto irresistibile quanto discreta che, denuncia ancora Zanchini, “finisce quasi sempre per essere sottorappresentata”. Come testimonia il caso di Tocco da Casauria , municipio premiato lo scorso anno dal Rapporto, ignorato in Italia, e innalzato a esempio virtuoso per il mondo intero dalla prima pagina del New York Times. Le esperienze raccontate e catalogate nel Rapporto, si legge ancora nella premessa, “mettono il nostro paese senza che ve ne sia la consapevolezza, nel gruppo di punta della ricerca internazionale”. Zanchini, oltre a Friburgo, cita quindi il caso di Samso, l’isola danese a emissioni zero. “Lì – spiega – la vocazione alla sostenibilità  pubblicizzata globalmente è divenuta motivo di attrazione turistica, ma in Italia la percentuale di realtà  simili è altissima e in continua crescita”.

Il Rapporto 2011 esalta in particolare i comuni alpini di Morgex e Brunico per la loro capacità  di diventare 100% rinnovabili, non solo per i consumi elettrici ma anche per quelli termici (riscaldamento e acqua calda), attraverso un mix di fonti diverse. Un contributo decisivo, così come avviene per gli altri 18 municipi italiani che possono vantarsi  di essere completamente autosufficienti, arriva in particolare dagli impianti di teleriscaldamento a biomasse. Il bacino delle realtà  locali virtuose si allarga poi massicciamente se ci si limita a prendere in considerazione l’indipendenza elettrica. In questo caso il numero di municipi 100% rinnovabili balza a quota 964. Importante, per capire davvero la portata del fenomeno, il fatto che nella classifica dei migliori accanto alle “solite” piccole comunità  di montagna inizino ad affacciarsi anche delle vere e proprie città  e località  del meridione. Un capoluogo di provincia come Treviso riesce ad esempio a coprire il 100% del fabbisogno elettrico dei residenti, mentre tra i comuni che raggiungono l’autosufficienza ci sono anche Isernia, Agrigento e Lecce.

“Anche il Sud  comincia a muoversi – conclude soddisfatto Zanchini – ma per dare continuità  a questa straordinaria rivoluzione occorre semplificare le normative d’autorizzazione, dare certezze agli investimenti, avviare serie politiche di efficienza energetica e iniziare gli indispensabili interventi di adeguamento della rete alle nuove caratteristiche della microgenerazione distribuita”. In altre parole occorre che veda finalmente la luce il Piano energetico nazionale atteso ormai da anni e che sia un piano orientato alla sostenibilità .

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