Fmi, allarme materie prime in Italia la crescita resta debole

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ROMA – Le turbolenze in Nord Africa e Medio Oriente rischiano di produrre altri rincari delle materie prime e del petrolio che graveranno sulla crescita globale (più 4,4% quest’anno). In Italia la ripresa «resterà  debole»: pesano i problemi di competitività . Secondo il Fmi, in fatto di Pil, l’economia italiana rimane agli ultimi posti all’interno di Eurolandia. Con una crescita attesa dell’1% (1,3 nel 2012), la performance nazionale è superiore solo a quella di Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, i famigerati Pigs, i paesi-maiale, secondo il dispregiativo acronimo anglosassone. Il Fondo anche l’allarme disoccupazione: 250 milioni di persone sono ancora in cerca di lavoro nel mondo (30 milioni in più dal 2007); le difficoltà  maggiori sono dei giovani. Quindi cerca di quantificare i contraccolpi dei rivolgimenti geopolitici in atto: con un petrolio tra i 105 e i 110 dollari la ripresa «sarà  moderatamente più bassa». Va detto però che queste previsioni però sono state fatte prima della guerra in Libia e prima dello tsunami e dei guasti alle centrali nucleari del Giappone. Calcoli più aggiornati sono attesi durante le riunioni di metà  aprile, a Washington. La Confartigianato fornisce invece i dati sugli effetti dei rincari delle materie prime – 33% tra gennaio 2010 e gennaio 2011 – sui costi sopportati dalle imprese manufatturiere per l’acquisto dei beni necessari alla produzione: l’impatto potenziale sarà  di 155 miliardi di euro in più in un anno. Considerando i singoli materiali, i rialzi sono enormi: cotone +147%, gomma +91,3%, stagno +65,5%, frumento +73%. Rilevanti anche le ripercussioni per le famiglie: più 9,8% a febbraio dei prezzi al consumo dell’energia; il prezzo della benzina registra un tasso di crescita tendenziale dell’11,8%, quello del gasolio arriva a un incremento su base annua del 18,0%.


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