Fukushima, verso smantellamento reattori triplicati i livelli di iodio radioattivo
TOKYO – Il governo giapponese adotta la linea drastica nei confronti della centrale nucleare di Fukushima, danneggiata dal sisma e dallo tsunami dello scorso 11 marzo. E considera l’ipotesi di smantellare tutti e sei i reattori dell’impianto Daiichi, ha detto il portavoce del governo giapponese citato dall’agenzia Kyodo News. In giornata la Tepco aveva annunciato di voler smantellare solo quattro reattori. Intanto da Tokio è arrivato l’ordine di controllare tutti i reattori nucleari del paese per garantire che in futuro non vi saranno nuovi disastri nucleari. In una lettera indirizzata ai direttori generali delle nove società di servizio regionale che operano nel comparto atomico in Giappone, il ministro del Commercio e dell’Industria, Banri Kaieda, ha riferito che “tutti e 50 i reattori attualmente in uso” nel paese “devono essere controllati senza indugio”.
Un tasso di iodio radioattivo 3.355 volte superiore alla norma è stato rilevato nell’acqua di mare prelevata a 300 metri a sud dell’impianto, ha annunciato la Tepco. Si tratta del livello più alto di iodio 131 rilevato dall’inizio dell’emergenza. Domenica scorsa il tasso registrato era di 1.850 volte superiore alla norma. E in giornata il fumo è riapparso dall’edificio delle turbine della centrale. Il vicedirettore dell’Agenzia, Hidehiko Nishiyama, minimizza ricordando che la popolazione locale è stata allontanata e l’attività di pesca nella zona è stata vietata. Ma ammette anche di non conoscere le cause dell’aumento del livello di radiazioni. Ed è l’ennesima incognita di questa sciagura. “Dobbiamo capire al più presto”.
Si aggiorna intanto la tragica conta delle vittime della catastrofe dell’11 marzo: sono 11.232 i morti e 16.361 i dispersi. Solo nella provincia di Miyagi le vittime sono state 6.843. In quella di Iwate i morti accertati sono 3.301 mentre nella provincia di Fukushima sono 1.030.
E per la prima volta dall’inizio della crisi, livelli di radiazione sono stati rilevati su Pechino e su alcune zone del nord e dell’ovest della Cina. Si tratta comunque, hanno precisato le autorità locali, di tracce minime di materiale radioattivo. In totale, livelli molto bassi di iodina 131 sono stati rilevati in 14 delle 30 divisioni amministrative del Paese
Related Articles
Italia: la ricetta per ripulire l’aria si chiama mobilità sostenibile
Foto: Sostenibile.com
Mercoledì 4 settembre si è tenuto a Milano il vertice convocato dal ministro dell’Ambiente Andrea Orlando per concordare con le regioni del Nord Italia una comune strategia antismog per il bacino padano. Una mossa attesa da molte associazioni ambientaliste e che per Legambiente non era più rinviabile. “Ha fatto bene il ministro Orlando a convocare i governatori delle regioni coinvolte per tradurre in atti concreti la volontà espressa a più riprese di mettere in campo interventi coordinati nella Pianura Padana” ha commentato l’associazione del cigno verde alla vigilia dell’incontro.
Un disastro off-shore
Ci risiamo, l’ennesima «marea nera» provocata da una nave in avaria che riversa carburante nell’oceano. Il disastro è avvenuto questa volta vicino alle coste della Nuova Zelanda, dove una nave portacontainer – la rena, una sorta di mastodonte di 236 metri, vecchio di 32 anni, bandiera liberiana – si è incagliato nella barriera corallina Astrolabe, circa 11,5 miglia nautiche al largo della North island – la più settentrionale delle due grandi isole che compongono il paese oceanico.
Il mito delle grandi opere
Per il benessere dell’umanità sembra che niente sia meglio delle grandi opere. L’economia cresce e diventiamo più ricchi. Forse è stato così all’inizio, quando l’Inghilterra lanciava nel mondo macchine a vapore e il maresciallo Rondon attraversava il Brasile piantando pali del telegrafo, ma oggi ne conosciamo anche i giganteschi effetti negativi.