Intesa stringe sulla cordata per Parmalat

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MILANO – Lactalis bussa a Bruxelles per provare a scardinare le barricate italiane attorno a Parmalat mentre la cordata tricolore stringe i tempi per formalizzare il suo interesse per Collecchio, consentendo al cda della società  emiliana di rinviare l’assemblea a fine giugno. A Cà  de Sass si è tenuta ieri una riunione fiume con tutti i potenziali partner interessati al dossier, per tirare le fila e stringere sull’offerta. Presente secondo indiscrezioni il vertice di Granarolo, alcuni gruppi finanziari. Assenti invece i Ferrero. Obiettivo: mettere a punto un documento da inviare al consiglio d’amministrazione di Parmalat alzando il velo sulla possibile cordata alternativa ai francesi. A presentarlo (forse già  nelle prossime ore) potrebbe essere o il pivot industriale del gruppo o direttamente un rappresentante della newco in via di costituzione. La formalizzazione dell’interesse è però solo il primo passo di un cammino complesso e in parte ancora da definire. Prima il cda di Parmalat dovrà  rinviare l’assemblea prevista per il 14 aprile, con i francesi in agguato per varare azioni legali in caso di voto favorevole dei tre consiglieri (tra cui Enrico Bondi). Poi i candidati al controllo di Parmalat dovranno varare un’offerta vera e propria valutando se proporre un accordo ai francesi o sfidarli in Borsa. Con ogni probabilità  con il lancio di un’Opa preventiva. In quel caso però servirebbero parecchi soldi (un’offerta parziale sul 60% vale qualcosa come tre miliardi) e un parterre di soci più robusto dal punto di vista imprenditoriale e finanziario. Con i Ferrero che, usciti dalla porta, potrebbero sempre valutare in un secondo tempo se rientrare nella partita. I titoli Parmalat, in attesa di schiarite, hanno chiuso ieri a quota 2,348 euro, ben al di sotto dei 2,8 pagati dal gruppo dei Besnier ai fondi esteri per comprare il 15,3% che ha consentito di salire fino al 29% del capitale. Lactalis intanto ha iniziato a sondare la Ue per provare a mettere in mora i provvedimenti anti-stranieri allo studio del governo. Emanuel Besnier, presidente del gruppo transalpino, ha contattato ieri l’entourage del commissario al mercato interno (il suo connazionale Michel Barnier) per illustrare le sue preoccupazioni sulla posizione di Roma. La partita giuridica su questo fronte è comunque ancora apertissima. Solo Umberto Bossi («abbiamo bloccato tutto, i francesi non prendono niente») è sicuro del risultato finale. In realtà  gli uomini del ministro Giulio Tremonti stanno limando gli eventuali emendamenti al decreto in stretto contatto con Bruxelles per evitare di trovarsi con una bocciatura preventiva. I piani allo studio prevedono norme che garantiscono più potere alla Consob in caso di cambio di controllo di una società  e la possibile sterilizzazione di diritti di voto in aziende di settore strategici. Una normativa clonata sul modello di quella in vigore a Parigi, ha sottolineato il ministero dell’Economia, anche se proprio la Ue ha chiesto alla Francia di rivedere alcuni aspetti della sua legislazione. La stessa Lactalis dovrà  comunque fare i conti con i problemi legati alla notifica della concentrazione con Parmalat alla Ue. Un passaggio delicatissimo che (in assenza di deroghe ad hoc da Bruxelles) potrebbe congelare la partecipazione francese a Collecchio, magari proprio nei giorni decisivi dell’assemblea.


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