Maroni: in arrivo 50mila profughi sì delle Regioni al piano del governo
ROMA – Ex caserme, alberghi, strutture religiose e tendopoli attrezzate. Le Regioni si preparano all’emergenza: mille rifugiati ogni milione di abitanti. Il Viminale incassa il via libera al suo maxi-piano d’accoglienza e ritocca le stime sull’»esodo biblico»: 50mila i profughi previsti dalla Libia, da distribuire sul territorio nazionale. E gli immigrati tunisini che già oggi affollano Lampedusa? «Quelli sono solo clandestini», avvertono i governatori leghisti di Veneto e Piemonte. Insomma, il piano del ministero dell’Interno non si applica all’emergenza in corso. E così mentre proseguono gli sbarchi a Lampedusa, nella riunione di ieri al Viminale le Regioni si sono impegnate ad accogliere solo gli eventuali futuri profughi in arrivo dalla Libia. Il criterio? Circa mille migranti ogni milione di abitanti. «Si tratta di un piano d’emergenza – ha spiegato il ministro Roberto Maroni – che prevede la distribuzione fino a un numero massimo di 50mila profughi, ma – ha precisato – ci saranno correttivi: le Regioni che hanno già una forte pressione migratoria (Sicilia, Calabria e Puglia) e l’Abruzzo, che ha avuto il terremoto, saranno salvaguardate». Sul fronte delle risorse, il governo sbloccherà fondi nel decreto Milleproroghe, con circa 500 milioni di euro per la Protezione civile. Alle Regioni spetterà il compito di individuare i siti disponibili per accogliere i rifugiati come ex ospedali, caserme dismesse, centri Caritas, strutture alberghiere. Il Viminale ha annunciato anche il potenziamento dello Sprar, il Sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati, gestito dai Comuni, «che potrà accogliere fino ad un decimo» dei 50mila profughi previsti. Sistema che «già oggi ospita 3mila rifugiati e che – spiega il sindaco di Padova e vicepresidente dell’Anci, Flavio Zanonato – può mettere da subito a disposizione altri 1.125 posti, pronti ma ancora non finanziati ed è in grado di garantire in tempi brevi la disponibilità totale di 2500 nuovi posti». Il piano messo a punto con le Regioni lascia però aperta la questione degli attuali sbarchi a Lampedusa, visto che gli enti locali dovranno occuparsi solo dei rifugiati che arriveranno nelle prossime settimane. Sul punto sono stati chiari i governatori del Carroccio. «Il Veneto – frena il presidente Luca Zaia – è disponibile ad accogliere eventuali profughi dalla Libia, ma non accetterà clandestini dal Maghreb, come quelli che stanno sbarcando in questi giorni». Sulla stessa linea il presidente del Piemonte, Roberto Cota: «Il piano riguarderà solo l’arrivo di profughi libici, mentre per i tunisini sono già in funzione i Cie». E che ne sarà allora dei 14.918 immigrati, per lo più tunisini, sbarcati in Italia nel 2011? La rete di Cie, Cara e Cda registra da giorni il tutto esaurito. «Nelle strutture sparse sul territorio, tutte sovraoccupate, sono già stati spostati 10mila immigrati – ha confermato Maroni – stiamo cercando ora altri centri». «Il Viminale sta giocando una difficile partita di giro – confidano alcuni tecnici del ministero – e in questa logica vanno letti i recenti trasferimenti a Mineo, dove già oggi ci sono 770 richiedenti asilo». Nel Residence degli Aranci di Mineo, in provincia di Catania, da giorni vengono infatti smistati i rifugiati provenienti dai Centri accoglienza (Cara) di diverse località italiane: Ancona, Bari, Foggia, Torino, Roma. In questo modo, si liberano posti nei Cara, dove trattenere parte degli immigrati sbarcati nel frattempo a Lampedusa. «Ma i rifugiati – avverte Christopher Hein direttore del Consiglio italiano per i rifugiati – non sono pacchi postali: non si possono spostare persone che hanno contatti col territorio o procedure avviate. Per gestire gli arrivi a Lampedusa non può essere smantellato il diritto d’asilo e la procedura che lo regola».
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