ONG: “Mantenere i civili fuori dal conflitto tra Israele e Palestina”

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Si riapre così il sipario sul conflitto irrisolto in quel lembo di terra conteso dal quale ormai da diverse settimane, all’ombra di rivoluzioni e guerre che minano la geopolitica mediorientale occupando le prime pagine dei quotidiani internazionali, giungono evidenti segnali. A indicare che, a breve, la situazione potrebbe riesplodere anche lì. Tra Qassam che trapassano la frontiera tra Gaza e Israele, raid israeliani nella Striscia che provocano decine tra morti e feriti e infine l‘attentato a Gerusalemme, capace di risvegliare il terrore dell’ultima Intifada anche nel più pacifista degli israeliani, i preavvisi non sono mancati.

Che lo stato di allerta e tensione stesse superando i limiti ai quali, tra Israele e Palestina, si è abituati ormai da anni, si intuiva, anche senza dare ascolto a ong e umanitari, sfogliando uno qualsiasi dei quotidiani locali. Un susseguirsi di titoli allarmanti (“Una piccola guerra sta iniziando lungo il confine di Gaza”), editoriali incitanti e citazioni di politici determinati accompagnano la quotidianità  israeliana ormai da giorni, lasciando intravedere che alla porta potrebbe esserci un nuovo conflitto armato. Una seconda piombo fuso, a poco più di due anni dall’ultima devastante guerra che ha causato migliaia di vittime nella Striscia di Gaza?

Btselem, organizzazione israeliana per la tutela dei diritti umani condanna l’attentato di Gerusalemme e le recenti rappresaglie dell’esercito israeliano a Gaza, denunciando che in base al diritto umanitario vige l’obbligo per tutte le parti, e quindi anche per Israele, di distinguere tra obiettivi militari e civili. “L’attacco da parte di gruppi armati palestinesi di civili israeliani rappresenta una grave violazione del diritto umanitario e le forze di sicurezza israeliane devono intervenire per proteggere i propri cittadini. Tali atti da parte dei gruppi palestinesi non giustificano però le violazioni compiute da Israele”, il commento dei portavoce.

Anche il Centro palestinese per i diritti umani (Palestinian Center for Human Rights) denuncia i recenti avvenimenti, chiedendo l’intervento urgente della comunità  internazionale affinché si tenga conto delle vittime civili dei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza. “Segnaliamo l’inasprimento del conflitto e il rischio di una nuova guerra in seguito alle recenti affermazioni da parte di politici israeliani”, dichiarano i portavoce dell’organizzazione in un comunicato stampa, “e condanniamo duramente i crimini commessi dall’esercito israeliano contro i civili palestinesi e le loro proprietà , considerando tali atti una punizione collettiva imposta alla popolazione civile in piena violazione dell’articolo 33 della quarta Convenzione di Ginevra”.

Secondo Palestine Monitor, poi, l’aumento di violenza degli ultimi giorni, culminate nell’attentato alla Gerusalemme ebraica, potrebbe rappresentare un tentativo, da parte della leadership israeliana, di interrompere i timidi approcci alla riconciliazione tra Hamas e Fatah di cui si era parlato nelle ultime settimane. In seguito alle proteste di piazza che avevano visto riunirsi migliaia di palestinesi nel nome di una “giornata dell’unità ” per chiedere la riunificazione tra i due partiti palestinesi, Abbas aveva annunciato un viaggio nella Striscia nelle prossime settimane. E’ Mustafa Barghouti, segretario generale dell’iniziativa nazionale palestinese, ad accusare Israele di ostacolare gli sforzi di riconciliazione palestinesi: “Netanyahu ha dimostrato che Israele vuole evitare la riconciliazione tra i palestinesi, che invece dovrebbe essere il nostro primo passo per sfidare l’occupazione israeliana”.



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